Diritti / Attualità
Una casa per l’autonomia delle madri con figli e per riflettere sulla crisi del lavoro sociale

Nel cuore del quartiere Niguarda di Milano apre “Casa Lia”, un alloggio dedicato all’accoglienza temporanea di madri con figli o figlie che vivono in situazioni di difficoltà. La cooperativa sociale Diapason, che quest’anno ne festeggia 40, mette al centro i desideri interni all’organizzazione. Anche così si risponde alla crisi del lavoro sociale e a un bisogno rimasto scoperto dalla penalizzazione degli spazi di autonomia nella città
“Casa Lia” è il nome del nuovo progetto dedicato all’accoglienza temporanea di madri con figli o figlie che vivono situazioni di difficoltà o disagio psicosociale della cooperativa Diapason. Dal 1985 opera infatti a Milano Nord e in Brianza, lavorando a fianco principalmente di minori, delle persone con disabilità e in situazione di vulnerabilità e delle loro famiglie, attraverso progetti socioeducativi e assistenziali, di aggregazione e animazione sociale, interventi nelle scuole e molto altro.
Uno degli appartamenti gestiti da Diapason nel cuore del quartiere Niguarda a Milano -di proprietà del suo partner storico, la cooperativa Abitare– diventerà infatti un alloggio per l’autonomia destinato a due nuclei familiari composti da genitori/figli, che nella quasi totalità dei casi si tratta di madri sole più che di padri. L’obiettivo principale è infatti quello di garantire la tutela dei bambini e delle bambine, offrendo alle madri strumenti concreti per rafforzare le proprie capacità genitoriali e iniziare un percorso verso l’autonomia abitativa e lavorativa.
Il nome “Casa Lia” è una dedica a Gina Galeotti Bianchi, appellativo di battaglia “Lia”, una delle protagoniste della lotta antifascista, a cui aderì all’età di 16 anni, proprio nel quartiere Niguarda. Fu uccisa il 24 aprile 1945 mentre si stava recando all’ospedale ufficialmente per incontrare alcuni partigiani feriti, ricoverati sotto false generalità, ma in realtà per portare l’ordine di insurrezione ai suoi compagni. Venne falciata da una raffica di mitra sparata da un camion carico di soldati tedeschi in fuga e, per un solo giorno o forse qualche ora, non poté vedere la sua città liberata.
“È una vicenda che sicuramente racconteremo alle mamme che accoglieremo -dice Paolo Cattaneo, coordinatore generale di Diapason-. Un episodio di protagonismo femminile che spesso scompare nella storia e invece noi proviamo a riportare alla visibilità di tutti”. A pochi passi di distanza dall’appartamento, tra via Hermada e via Val di Ledro, si trova anche il giardino che porta il suo nome.
Oltre al legame con Lia e il quartiere, Diapason ha definito questo progetto come il suo regalo di compleanno per i suoi 40 anni perchè è il frutto di una riflessione ben precisa. Una volta concluso il contratto precedente bisognava prendere una decisione sulla nuova destinazione. “Abbiamo fatto un anno di progettazione interna alla cooperativa, di analisi su quali fossero i bisogni sia sul fronte del mercato sociale sia su quello delle competenze -spiega Cattaneo-. Ma soprattutto siamo andati a indagare i desideri interni alla nostra organizzazione e questa è diventata l’occasione per rispondere alla crisi del lavoro sociale, avviando un progetto che suscita passione, interesse, vicinanza, grazie al valore che restituisce un incontro di questo genere”.
Coltivare il desiderio e la passione per la professione diventa quindi fondamentale, soprattutto in un momento in cui, come denuncia il Cnca Lombardia di cui Cattaneo è anche presidente, i bassi salari dei lavoratori del sociale lo rendono una carriera poco appetibile. Lo stipendio medio per 38 ore settimanali è infatti pari a 1.300 euro e costringe moltissimi (dal 50% all’85% degli operatori secondo le osservazioni del Cnca Lombardia) a ridurre il tempo del lavoro per aggiungere una seconda occupazione o riappropriarsi del proprio tempo libero. A questo si accompagna a una lunga stagione di odio seminato contro gli ultimi, gli stranieri, coloro che vengono etichettati come i “devianti”, racconta lo stesso Cattaneo sul sito del Cnca. “È difficilissimo per chi semina vicinanza e inclusione resistere. Si tratta di una battaglia che non possiamo condurre da soli”.
Nonostante, in questo contesto, il senso di comunità e il tessuto sociale rischino di sfilacciarsi definitivamente, non bisogna perdere la speranza. Cattaneo riferisce infatti: “La storia di Casa Lia non sta coinvolgendo solo noi operatori ma stiamo vedendo un riscontro inusuale anche dall’esterno”. Da poco più di un mese è stata infatti attivata una raccolta fondi che, insieme a due cene di beneficenza, ha permesso di raccogliere 12mila euro, un risultato veramente importante per la cooperativa. Il 10 aprile si continuerà a festeggiare con un cena di cucina botanica presso Artis, la prima gelateria sociale di Milano, gestita da Diapason sempre nel suo quartiere di riferimento, Niguarda, a due passi dalla redazione di Altreconomia.
“Casa Lia” prova inoltre a rispondere a un bisogno che Cattaneo definisce “importante” in quanto sconta la situazione di scopertura che si era venuta a creare tre anni fa. In seguito all’ultimo giro di accreditamento del Comune di Milano, e quindi di ridefinizione delle rette, l’Unità di offerta rappresentata dagli alloggi di autonomia era stata molto penalizzata. Diverse organizzazioni che storicamente gestiscono questo tipo di servizio avevano pertanto deciso di non accreditarsi e i loro alloggi erano stati riempiti con gli invii da Comuni limitrofi o da quello di Milano ma fuori convenzione. Con la contraddizione che, in quest’ultimo caso, il costo per il Comune è molto più alto e non viene valorizzato il lavoro di chi collabora con l’ente locale nella costruzione di percorsi condivisi e duraturi.
“Arriviamo da un anno di confronto serrato con il Comune di Milano, oltre che sul dato economico, anche sul significato del lavoro che facciamo. Un percorso che ha portato alla ridefinizione del sistema di accreditamento residenziale per minorenni e per le loro famiglie -spiega Cattaneo-. Si tratta di piccoli risultati ma è comunque un passo avanti. Il nuovo bando uscirà in estate e vedrà non solo una revisione delle rette, ma anche dei contenuti e della valorizzazione di alcuni bisogni a cui cerchiamo di rispondere. Tuttavia il problema degli alloggi per l’autonomia, che siano per maggiorenni o per genitori e figli, è il dopo, ovvero casa e lavoro. E se dal punto di vista lavorativo Milano offre ancora la possibilità di raggiungere una discreta indipendenza, lo stesso non si può dire sul fronte abitativo. I costi degli affitti sono irraggiungibili e gli alloggi disponibili di residenzialità pubblica sono infinitesimali rispetto al bisogno”.
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