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Un impianto fotovoltaico dal basso per i cafetaleros del Guatemala

Mario Repetto (a destra) davanti alla sede della cooperativa © Mario Repetto

Nella cooperativa agricola Nueva esperanza del Bosque, nata dall’incontro tra i produttori locali e il mondo del commercio equo, le fasi della lavorazione del caffè vengono ancora svolte a mano. Una campagna di crowdfunding punta a raccogliere i fondi per realizzare un impianto rinnovabile e migliorare la produzione

“Osservando da vicino il duro lavoro dei cafetaleros della cooperativa Nueva esperanza del Bosque, in Guatemala, e considerando le condizioni climatiche favorevoli, ho pensato a una semplice soluzione che potesse aiutarli a risparmiare sulla spesa della corrente elettrica: l’installazione di un adeguato impianto fotovoltaico sulle ampie coperture della sede-magazzino della cooperativa per produrre così autonomamente energia gratuita e pure rinnovabile”. Ecco perché Mario Repetto ha deciso di lanciare un crowdfunding su Produzioni dal basso, a sostegno della cooperativa agricola nata nel 2004 dall’incontro tra i produttori locali e rappresentanti italiani del mondo del commercio equo e solidale.

A cavallo tra il 2018 e il 2019, Repetto ha infatti vissuto per un mese nel villaggio di El Bosque, nel dipartimento di Santa Rosa in Guatemala, lavorando a fianco dei produttori di caffè della Nueva esperanza. Prima la raccolta, rigorosamente a mano, poi la faticosa “spolpatura” delle ciliegie di caffè che viene ancora effettuata meccanicamente, grazie alla forza delle gambe di chi attiva gli ingranaggi, per estrarre i chicchi. A seguire il lavaggio, l’essiccatura e per ultima la selezione: operazione affidata alle agili dita delle donne, che eliminano le ultime impurità e i chicchi danneggiati. “Solo a questo punto viene confezionato in grandi sacchi di juta per la spedizione: i chicchi sono verdi, bellissimi”, racconta Repetto ad Altreconomia. Una cinquantina di soci producono così un pregiato caffè 100% arabica che viene acquistato a un giusto prezzo e commercializzato in Italia grazie al protetto “Tatawelo”, iniziativa sorta per sostenere le comunità indigene zapatiste del Chiapas, in Messico, e che ha allargato il proprio raggio d’azione anche nel confinante Guatemala.

“È stata un’esperienza impegnativa ma interessante -ricorda Repetto- ho avuto modo di osservare da vicino le condizioni di lavoro dei cafetaleros e la povertà in cui vivono le loro famiglie. Il villaggio si trova su un’altura a 1.600 metri. L’acqua arriva solo tre volte a settimana ed è molto costosa, così come l’energia elettrica”. Proprio la mancanza di energia elettrica costringe i produttori a svolgere a mano (con grande dispendio di tempo e di fatica) molte fasi della lavorazione.

La soluzione pensata da Repetto è semplice: rendere autonoma la comunità dal punto di vista energetico attraverso l’installazione di un impianto fotovoltaico da 20 kW sul tetto del magazzino della cooperativa, sufficiente per garantire la corrente elettrica nelle abitazioni e per alimentare nuovi macchinari, più efficienti rispetto a quelli attualmente in uso. “Questo permetterebbe non solo di alleggerire la fatica del lavoro manuale ma anche di ridurre i costi di produzione e aumentare la quantità di caffè che viene commercializzato, rendendo più efficiente il progetto”, spiega Repetto.

© Mario Repetto

Oggi infatti i chicchi vengono estratti dalle ciliegie (è la fase della cosiddetta “spolpatura”) gettando le bacche in una sorta di macina alimentata dalla catena di una vecchia bicicletta. Un metodo rudimentale ed efficace ma molto faticoso: “È come percorrere in bicicletta una salita con una pendenza del 10% -spiega Repetto-. Soprattutto questo limita in maniera importante la capacità produttiva della cooperativa: durante una giornata si riescono a spolpare tra i quattro e i sei sacchi di caffè, non di più. Quando sono rientrato in Italia ho iniziato quindi ad attivarmi per capire come realizzare questo progetto, purtroppo la pandemia da Covid-19 ha rallentato tutto”.

Kevin, un giovane cafetalero, durante la fase della spolpatura delle ciliegie di caffè © Mario Repetto

Grazie alla collaborazione del direttore della Camera di commercio italiana in Guatemala, Repetto è entrato in contatto con l’azienda Solviento Energy di Salerno: il preventivo per un impianto fotovoltaico da 20 kw è di 30mila euro, una cifra che comprende non solo l’acquisto delle apparecchiature, ma anche il trasporto in Guatemala e l’installazione. Una cifra tutto sommato contenuta che però non è alla portata della cooperativa. Per questo Repetto ha lanciato la campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal basso. “A ottobre il tecnico sarà nel villaggio per gli ultimi sopralluoghi: vogliamo verificare se è possibile collegare all’impianto anche un piccolo gruppo di case e un vicino emporio. Inoltre stiamo verificando la possibilità di vendere l’energia prodotta al gestore nazionale della rete elettrica. E chissà, in futuro si potrebbe anche immaginare di realizzare un impianto di accumulo”.

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