Cultura e scienza / Intervista
Tutto l’universo di Giovanni Truppi. Tra musica, diritti e politica
Intervista al cantautore napoletano che nel mese di maggio presenterà live il suo nuovo album “Tuo padre, mia madre, Lucia”. Un “biglietto da visita” per chi non lo conosce, tra brani “storici” e inediti
Buona parte d’Italia lo ha conosciuto grazie alla sua canottiera rossa. Chitarra al collo, così Giovanni Truppi ha fatto il suo esordio sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo nel febbraio 2022. Per chi era già parte del suo percorso musicale quel gesto apparentemente “provocatorio” rappresentava invece una certezza: Truppi sarebbe rimasto Truppi anche a Sanremo. E così è stato. “Ho vissuto quell’esperienza allo stesso modo in cui ho vissuto questi anni di carriera”, spiega ad Altreconomia il cantautore di origine napoletana. A maggio presenterà live il suo nuovo album “Tutto l’universo” con tre date ravvicinate -il 16 maggio al teatro Trianon di Napoli, il 22 maggio all’auditorium Parco della Musica di Roma e il 31 maggio all’auditorium di Milano- con un pubblico che probabilmente sarà più ampio rispetto al passato, grazie alla visibilità che gli ha dato il Festival. “Non mi spaventa -spiega-. Credo che chi si incuriosirà a me avrà un approccio simile a chi lo ha fatto nel corso di questi anni”.
“Tuo padre, mia madre, Lucia”, il singolo presentato a Sanremo, ha colpito pubblico e critica per la consueta profondità del testo e l’accurata ricerca musicale. In parte controcorrente. “Volevamo raccontare una relazione nel momento in cui ha già fatto il passaggio dall’innamoramento, dal trasporto incondizionato, entrando in una dimensione di progettualità. Diventando ‘adulta’. È una relazione che decide di confrontarsi con il mondo esterno e questo aggettivo ci sembrava calzante, anche perché rimanda all’età anagrafica nella quale di solito ci si trova a fare questo tipo di scelte”. Una narrazione che cambia il soggetto dominante. “Credo che spesso le narrazioni musicali dell’oggi, se paragonate a quelle di 30 anni fa, hanno più come protagoniste le persone legate al mondo giovanile. Semplicemente a me, che giovane non sono più, interessava raccontare qualcosa che ha a che fare di più con la mia vita”.
“Tutto l’universo”, pubblicato per Virgin Records/Universal Music Italy, si apre con questo pezzo e si chiude con “Scomparire”, un brano scritto quasi vent’anni fa e pubblicato nel primo album del cantautore: “Volevamo che il disco fosse un biglietto da visita per chi mi avrebbe conosciuto sul palco di Sanremo. Un breve percorso all’interno della mia musica”.
Una musica che negli anni è rimasta fedele al cantautore. “Se sono soddisfatto artisticamente di qualcosa che ho scritto, anche con il passare del tempo mi sento comunque vicino a quei pezzi, perché rappresentano qualcosa di me -sottolinea-. Magari a distanza di tempo li leggi in maniera diversa ma continuano a saperti parlare”. E così pezzi “vecchi” come “Il mondo è come uno se lo mette in testa”, pubblicato nel 2013, restano ancora attuali. Tanto quanto quella consapevolezza della parzialità del proprio punto di vista -“fortunatamente con un po’ meno di sgomento”, sottolinea il cantautore- ma anche la costante volontà di condividere con l’ascoltatore un viaggio. E così, fuggire la banalità è la paura che accompagna Truppi nel suo percorso artistico. “Banalmente il mio timore è quello di non fare cose interessanti. È più facile quando inizi un percorso perché hai tante cose da dire che si sono accumulate negli anni della formazione e vengono fuori in maniera più istintiva e spontanea. Quando ‘diventi grande’ dipende da quanto riesci a coltivarti. Mi chiedo spesso se lo faccio abbastanza”.
“Se sono soddisfatto artisticamente di qualcosa che ho scritto, anche con il passare del tempo mi sento comunque vicino a quei pezzi”
Una formazione che comincia fin da bambino, dalla musica classica al jazz, sperimentandosi su più strumenti: il pianoforte, prima, la chitarra come auto-didatta dopo. E poi ovviamente il canto con una passione continua per la letteratura che l’artista continua a coltivare. “Negli ultimi anni ho sviluppato interesse anche per la letteratura. Diciamo che il mio esercizio quotidiano dipende molto dalla fase in cui mi trovo: se sto scrivendo, se sono in tour, se sto registrando un disco. Cerco sempre però di ascoltarmi il più possibile e conservare le idee che mi vengono man mano per poi ‘tradurle’ in brani in studio”. Tra gli esercizi quotidiani troviamo anche la collaborazione con altri artisti. Da quelle recenti con Brunori Sas, La Rappresentante di Lista, Calcutta e Niccolò Fabi, che hanno dato vita all’Ep “5” pubblicato nel 2020, ad altre in realtà presenti fin dall’inizio nella carriera di Truppi, con la stretta collaborazione con Marco Buccelli che ha firmato brani e album dell’artista napoletano. “Sicuramente collaborare è una dimensione che mi appartiene da sempre”, spiega il cantautore.
“Mi hanno insegnato che ogni gesto può essere politico. Credo che un artista non sia obbligato a parlare anche di cose diverse dai sentimenti. A me interessa farlo”
L’attenzione per la letteratura, a quel linguaggio e alla cura della propria ricerca personale porta l’artista, nell’estate 2020, dopo la fine della prima ondata pandemica, a girare l’Italia lungo le coste -da Trieste a Ventimiglia- per vivere luoghi e persone. “Ero immerso nel presente e questo era molto interessante -racconta-. Vivevo giorno per giorno con l’idea di raccontare quello che vedevo, non dovendo inventare nulla. Questo mi ha molto ‘sollevato’ rispetto a quando sei chiamato a scrivere musica e quindi inevitabilmente ad aggiungere qualcosa di tuo”. Nell’agosto 2021 esce “L’Avventura”, edito dalla Nave di Teseo (228 pagine, 17 euro). Un viaggio lungo (anche) quei confini della nostra Italia che spesso sono luoghi di violazione dei diritti per le persone che vi transitano, migranti. “Una parola, confine, che non mi appartiene molto. Dal punto di vista pratico per le persone della mia generazione credo sia una parola con cui non abbiamo molta familiarità. Al di là dei motivi per cui lo spazio e la moneta unica sono nati, prevalentemente economici, per me resta un concetto interessante con cui confrontarsi in termini filosofici: il confine di un’identità nazionale, sessuale, politica. Questo sì. Oltre la banalità nel dire che non ha senso che le persone non possano muoversi liberamente”. A Sanremo nella serata dei duetti con Vinicio Capossela e Mauro Pagani ha proposto “Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De André. La storia di un detenuto e delle sue fatiche quotidiane che irrompono in prima serata. Un gesto politico ma “normale” per l’artista. “Alle elementari mi hanno insegnato che ogni gesto può essere politico. Credo che un artista non sia obbligato a parlare anche di cose diverse dai sentimenti. A me semplicemente interessa farlo”.
Forse anche per questo il quotidiano francese Le Monde sul cantautore ha scritto che “sono rari i musicisti capaci di passare dall’infinitamente intimo all’immensamente cosmico: Truppi è uno di questi”. “In termini di ‘politica’ forse è un infinitamente cosmico più orizzontale -spiega il cantautore-. In generale mi piace molto questo commento. Anche se l’infinitamente mi sembra qualcosa di molto alto e in qualche modo mi imbarazza un po’. Mi ci riconosco perché credo che nella vita ci siano entrambe le cose”.
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