Economia / Attualità
Trasferimenti internazionali di armi: cresce il ruolo dell’Europa
Gli Stati Uniti restano il primo esportatore al mondo, seguiti dalla Russia. Aumentano le importazioni di materiale bellico da parte dei Paesi europei anche a seguito del grave deterioramento delle relazioni con Mosca. L’aggiornamento del Sipri
Nel quinquennio 2017-2021 i trasferimenti internazionali di armi a livello globale hanno fatto registrare un leggero calo rispetto ai cinque anni precedenti (-4,6%) restando comunque superiori rispetto a quelle registrate nel quinquennio 2007-2011 (+3,9). Stati Uniti e Russia si confermano i principali Paesi esportatori di armamenti mentre l’Italia aumenta la quota di armi esportate all’estero (+16%). Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultima edizione dell’indagine “Trends in international arm transfers” condotta dal Sipri (Stockholm international peace research institute), il principale osservatorio mondiale sull’industria della difesa, e pubblicata a metà marzo.
L’analisi condotta dal Sipri ha preso in considerazione, per il quinquennio 2017-2021, sessanta Paesi produttori ed esportatori di quelli che l’istituto di Stoccolma classifica come “major arms”. Al primo posto in questa classifica ci sono gli Stati Uniti (che da soli hanno esportato il 39% di tutte le armi al mondo, in crescita del 14% rispetto al quinquennio precedente), seguono Russia (19%, in calo del 26%), Francia (11%), Cina (4,6%) e Germania (4,5%). Sommati tra loro, questi cinque Paesi hanno esportato il 77% di tutte le armi in circolazione a livello globale. Mentre i primi cinque esportatori europei (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna) pesano per il 24% sul totale, in crescita rispetto al 21% del 2012-2016.
Gli Stati Uniti non solo si confermano in testa alla classifica elaborata dal Sipri, ma ampliano ulteriormente il divario con il secondo: “Nel 2017-2021 le esportazioni di armi Usa sono state del 108% superiori a quelle della Russia, rispetto al 34% del 2012-2016”, sottolinea l’istituto di Stoccolma. L’industria bellica di Washington ha venduto i propri prodotti a 103 Paesi, stiamo parlando soprattutto di aerei (62% del totale dell’export), di missili (17%) e di veicoli corazzati (10%). I Paesi del Medio Oriente restano i principali acquirenti di armamenti prodotti negli Stati Uniti (il 43% del totale, in leggero calo rispetto al 47% del quinquennio precedente) mentre il 18% dell’export bellico a stelle e strisce è destinato ai Paesi europei (+108% rispetto al 2012-2016). L’Arabia Saudita si conferma il principale acquirente delle armi “made in Usa”.
Per contro la Russia ha registrato un calo del 26% nelle esportazioni di materiale bellico. Tra gli oltre 40 acquirenti censiti dal Sipri spiccano India, Cina, Egitto e Algeria che da sole hanno acquistato il 73% dei prodotti dell’industria bellica russa. “Il calo delle esportazioni della Russia -sottolinea il report- è dovuto quasi interamente al crollo delle vendite di armi all’India (-47%) e al Vietnam (-74%)”. Una flessione solo in parte compensata dall’aumento delle esportazioni verso Cina ed Egitto.
L’Italia occupa il sesto posto nella classifica 2021 degli esportatori internazionali di armamenti, con il 3,1% della quota globale, “migliorando” significativamente la propria posizione rispetto alla decima posizione del 2020. Le esportazioni registrate nel quinquennio 2017-2021 sono state superiori del 16% rispetto al 2012-2016 e hanno fatto registrare un +33% rispetto al periodo 2007-2011. “Il 63% delle esportazioni di armi dall’Italia sono state dirette verso i Paesi del Medio Oriente -sottolinea il Sipri-. L’invio di due fregate in Egitto nel 2020-2021 ha pesato per il 23% del totale dell’export nel quinquennio”. Il Paese retto da Al Sisi resta il principale acquirente delle armi “made in Italy” (con il 28% del totale), seguito dalla Turchia (15%) e dal Qatar (9%).
Tra i Paesi importatori di armamenti spiccano invece l’India (con l’11%), l’Arabia Saudita (che ha aumentato la quota di import del 27% rispetto al quinquennio precedente) e l’Egitto (+73%). Seguono Australia, Cina, Qatar, Corea del Sud e Pakistan. Il Sipri evidenzia in particolare il significativo aumento di importazioni di armamenti da parte dei Paesi europei (+16% nel 2017-2021 rispetto ai cinque anni precedenti) provenienti soprattutto dagli Stati Uniti: “La crescita è stata almeno in parte guidata dal grave deterioramento delle relazioni tra la maggior parte degli Stati europei e la Russia. Mentre alcuni grandi Stati europei possono rivolgersi alle loro industrie nazionali di armi nazionali per soddisfare la maggior parte del loro fabbisogno, per molti Stati della regione le importazioni sono la principale fonte di grandi armi”, si legge nel report. A trainare gli acquisti sono stati soprattutto Regno Unito (+74% delle importazioni), Olanda (+116%) e Norvegia (+343%) che hanno acquistato complessivamente 71 caccia F35 dagli Stati Uniti.
Nel quinquennio preso in esame dal Sipri è invece rimasta molto contenuta la quota di importazioni da parte dell’Ucraina: “Le consegne di armi a Kiev hanno avuto in genere un significato più politico che militare, che è cresciuto d’importanza man mano che le tensioni tra Russia e Ucraina sono peggiorate alla fine del 2021 -si legge nel report-. Nel 2017-21 il trasferimento di armi all’Ucraina con probabilmente il maggiore impatto militare è stata la consegna da parte della Turchia di 12 mezzi aerei armati senza pilota”.
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