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Economia / Attualità

Altro che rivoluzione: da Facebook solo 1,2 milioni di euro di tasse in 8 anni

Il social network ha annunciato novità fiscali che entreranno a regime dalla prima metà del 2019. Fino ad allora e in attesa di fatti concreti, continuerà a funzionare il “modello irlandese” che, solo nel 2016, ha consentito al colosso di versare al fisco italiano appena 267mila euro. Lo 0,04% del fatturato reale

“Svolta”, “Rivoluzione”, “Facebook amico del fisco”. L’annuncio pubblicato il 12 dicembre dal Chief Financial Officer di Facebook, Dave Wehner, in merito al nuovo modello fiscale adottato dal social network è stato accolto con entusiasmo. “I ricavi pubblicitari ottenuti dai team locali -ha scritto Wehner- non saranno più registrati dal quartier generale internazionale a Dublino ma saranno fatturati dalle società locali che operano nei singoli Paesi”.
Al momento, però, le 227 parole scritte dal dirigente di Facebook danno forma a una promessa dai contorni sfumati. Non è chiaro infatti che cosa s’intenda per “ricavi ottenuti dai team locali”. Ad ogni modo, ha spiegato Facebook, “Intendiamo attuare questo cambiamento nel corso del 2018 con l’obiettivo di completare tutti gli uffici entro la prima metà del 2019”. Che si tratti di una strategia mediatica per affossare il dibattito in corso sulla cosiddetta “web-tax” o di un progetto concreto di cambiamento lo certificherà un bilancio.

Fino ad allora continuerà a funzionare il “modello irlandese” che Facebook mette pratica in Italia dal 2009, l’anno in cui è stata fondata la “società locale” Facebook Italy Srl (10mila euro di capitale sociale e sede legale a Milano) e che da allora ha versato al fisco 1,2 milioni di euro in tutto.

È un meccanismo semplice e che abbiamo descritto più volte: i ricavi della succursale italiana -9.379.815 euro nel 2016 e appena 24 dipendenti- sono garantiti dalla Facebook Ireland Limited per la “fornitura di supporto alla vendita e servizi di marketing al Gruppo Facebook” (tratto dal bilancio 2016). Si tratta quindi di mere commissioni per il marketing: briciole. In questo modo, fatturati, utili e imposte della struttura “leggera” restano bassi, mentre il vero ammontare delle risorse prodotte dal mercato del nostro Paese atterrano in Irlanda (Facebook Ireland Limited), dove l’aliquota è del 12,5%.

Un estratto dell'atto costitutivo della Facebook Italy Srl, fondata nel luglio 2009
Un estratto dell’atto costitutivo della Facebook Italy Srl, fondata nel luglio 2009

Qualche numero sull’Italia: secondo una valutazione al ribasso dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (UPB) sul 2015, Facebook avrebbe prodotto nel nostro Paese ricavi complessivi per 233 milioni di euro. 225 dei quali diretti in Irlanda. È una valutazione che dà conto dell’enormità del giro d’affari ma che è ancora molto cauta. Nel nostro Paese, infatti, Facebook ha dichiarato recentemente 30 milioni di utenti. Ognuno -rifacendosi alla media europea elaborata dalla stessa multinazionale e fornita agli investitori ogni trimestre- garantisce ricavi per 25 dollari all’anno. Fatti conti e conversione si ottiene un fatturato annuo che va ben oltre i 630 milioni di euro.
Eppure, proprio grazie al “modello irlandese”, Facebook nel 2016 ha versato al fisco appena 267.468 euro. Lo 0,04% del fatturato reale. Da quando è nata, la Facebook Italy Srl ha riconosciuto all’erario 1.240.543 euro. Appena 155mila euro l’anno. “Entro la prima metà del 2019” tutto sarà completato, promettono da Facebook. Per questi dieci anni d’attesa tutto è perdonato.

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