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Stop Glifosato, l’appello contro il pesticida più utilizzato al mondo

Secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), il glifosato sarebbe un “probabile cancerogeno umano”. In Italia, però, è stato incluso nel Piano Agricolo Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci. Aiab e Firab lanciano un appello a Governo, Parlamento e Regioni per chiedere il ritiro immediato e definitivo di tutti i prodotti a base di glifosato 

Un appello sfida il gigante. S’intitola “Stop Glifosato” il manifesto lanciato il 30 luglio dall’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) e dalla Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (Firab) contro il pesticida più utilizzato al mondo, ritenuto un “probabile cancerogeno umano” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). Al Governo e al Parlamento, le due sigle hanno chiesto di“applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica”, vietando così “definitivamente e in maniera permanente” la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti a base di glifosato. Alle Regioni, invece, è giunto l’appello di “rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso evitando di premiare e promuovere "l’uso sostenibile di prodotto cancerogeno”.

 

Il pesticida -spiegano Aiab e Firab- “è infatti contenuto in 750 formulati tra i quali il Glinet® e il Roundup®, ed è il diserbante collegato alle sementi geneticamente modificate (OGM) di mais, soia e cotone”, il cui Dna è stato manipolato dalla multinazionale Monsanto per “resistere” al suo diserbante commercializzato sotto il nome di Roundup®, definito dalla ditta produttrice "ecologico e biodegradabile".

 

Una classificazione profondamente diversa da quella fornita dallo IARC lo scorso 20 marzo, per la quale “esistono prove convincenti in grado di dimostrarne la cancerogenicità negli animali di laboratorio […] Il glifosato, inoltre, causa danno al DNA e ai cromosomi nelle cellule umane".

 

Il nostro Paese, però, ha incluso il glifosato nel Piano Agricolo Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, facendo sì che i Piani regionali per lo Sviluppo Rurale, finanziando, nella “misura 10”, l’agricoltura integrata e conservativa, ne possano in futuro “premiare” l’uso. “In assenza di un intervento -è la denuncia di Aiab e Firab- si creerà il paradosso che il PAN per l’uso sostenibile dei fitofarmaci promuoverà l’uso sostenibile di un prodotto cancerogeno”.

 

Alle documentate accuse delle associazioni (“In Gran Bretagna tracce di glifosato sono state trovate nel pane di frumento integrale”, “L’Autorità danese per l’ambiente e il lavoro lo ha dichiarato come cancerogeno mentre paesi come El Salvador e Sri Lanka lo hanno completamente vietato e in Colombia è stata vietata l’irrorazione aerea sulle colture di coca”), la multinazionale -che in Italia opera dal 2008 attraverso la Monsanto Agricoltura Italiana Spa con sede e a Milano e posseduta interamente dall’olandese Monsanto Invest B.V.- replica sul suo sito con un documento in formato pdf intitolato “Monsanto, fatti e miti”. “I rischi del glifosato non sono stati valutati fino in fondo -è la tesi dell’azienda- e come nel caso di altri prodotti per la protezione delle colture, sia il principio attivo che i formulati commerciali sono sottoposti a un processo di valutazione”.

 

Di tutt’altro avviso è la pubblicazione scientifica richiamata nell’appello “Stop Glifosato” di Aiab e Firab (Mesnage et al, 2014), secondo cui le “formulazioni commerciali contenenti “glifosato” sono 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo, rivelando esserci effetti sinergici tra i componenti dell’erbicida”. O lo studio pubblicato su “The Lancet Oncology”, che, sempre secondo le due sigle, “dopo tre anni di ricerche coordinate da 17 esperti in 11 paesi, rivela una forte correlazione epidemiologica tra l’esposizione al glifosato e il linfoma non-Hodgkin. In aggiunta ai già noti aumenti di ricorrenza di leucemie infantili e malattie neurodegenerative, Parkinson in testa”.

 

Nonostante sia una delle sostanze più vendute in Italia (“Oltre che in agricoltura è ampiamente impiegato da Comuni e Provincie per la pulizia delle strade, dalle ferrovie per quella dei binari ed è presente anche in prodotti da giardinaggio e per l’hobbistica”), il glifosato verrebbe monitorato unicamente in Lombardia.L’Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto ha fatto sapere che nel 2007, nella sola provincia di Treviso, sono stati impiegati 55mila chilogrammi di “Glifosato” e 8mila chilogrammi di “Ammonio-Glufosinato”, un altro diserbante che “è stato recentemente messo al bando dalla Comunità europea perché classificato CMR (C=carcinonogenic; M=mutagenic; R = classified as Toxic for reproduction)”. Il bilancio fermo al 31 agosto 2014 della Monsanto Agricoltura Italiana Spa (111 milioni di euro il fatturato registrato all’epoca) offre un quadro del “mercato” di questo prodotto: “Le vendite della divisione Chimico, aventi per oggetto la sola linea di prodotti a base di glifosate Roundup, hanno registrato un aumento significativo -si legge-. Tale aumento solo in parte si spiega con l’incremento dell’utilizzo di glifosate in tutta Italia a causa del favorevole andamento climatico primaverile, che ha fatto crescere il mercato potenziale di un 15% secondo le nostre stime. La crescita di fatturato è stata però superiore alla crescita del mercato, grazie all’oculata strategia di marketing e commerciale che ha consentito di erodere quote di mercato alla concorrenza”.

 

All’appello urgente hanno aderito anche l’Associazione biodinamica italiana, Asso-Consum, la Campagna Nazionale in difesa del latte materno dai contaminanti ambientali, Federbio, il Forum Italiano dei movimenti per l’acqua, l’ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente, Legambiente, l’MDC – Movimento in difesa del cittadino, Navdanya International e Nutrizionisti per l’ambiente.

 

 

La parola ora passa al Governo, al Parlamento e alle Regioni.   

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