Voglio essere estremamente chiaro: oggi non sono libero perché il sistema ha funzionato ma poiché dopo anni di detenzione mi sono dichiarato colpevole di aver fatto giornalismo”. Quando a inizio ottobre 2024 Julian Assange è tornato per la prima volta a parlare in pubblico, non ha usato mezzi termini per ricordare al mondo il prezzo della sua libertà. Il fondatore di Wikileaks, invitato a Strasburgo per parlare ai membri dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Pace), ha infatti sottolineato la gravità del dover incolparsi di aver cospirato per ottenere e divulgare documenti riservati, condizione minima che gli Stati Uniti hanno imposto per accettare il patteggiamento.
“Se il caso può definirsi chiuso con la sua liberazione, quello che resta tanto attuale quanto preoccupante è l’effetto paralizzante che questa vicenda ha su tutti coloro che vogliono raccontare ciò che minaccia le nostre democrazie”, spiega ad Altreconomia Thorhildur Sunna Ævarsdóttir, eurodeputat