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Sisma, se l’Umbria riparte da una scatola

Il contenuto della Valnerinabox - © altreconomia

Fa’ la cosa giusta Umbria!, AIAB e Legambiente hanno lanciato la “Valnerinabox”: prodotti tipici delle aziende agricole umbre colpite dai terremoti del 24 agosto e 30 ottobre. Uno strumento di aiuto solidale acquistabile anche online

Il futuro della Valnerina, in Umbria, è contenuto in una scatola. Quella riempita di contenuti e prodotti tipici delle aziende agricole umbre colpite dai terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre. Le scosse continuano ma AIAB Umbria, Fa’ la cosa giusta Umbria! e la sezione regionale di Legambiente hanno deciso di dar forma al desiderio di reagire (e alla voglia di aiutare) attraverso uno strumento utile.

Si chiama “Valner.In.A.Box” -come hanno spiegato nella mattina di giovedì 24 novembre le curatrici del progetto- e coinvolge al momento sette realtà produttive della valle del Neri -altre tre entreranno in gioco alla fine del mese di novembre-. Da Civita di Cascia a Monteleone di Spoleto, da Cascia fino a Norcia. “Sono tutte aziende piccole, in maggioranza biologiche e a gestione familiare”, racconta Brigida Stanziola, Legambiente Umbria, mentre mostra il contenuto della scatola. Farro perlato DOP, caciotta di latte vaccino, zuppa di legumi e lenticchie. Tutte della Valnerina. E poi Roveja di Civita di Cascia, zafferano purissimo di Cascia, guanciale di Norcia. I formati “commerciabili” sono due. Uno da 15 euro (tutti i prodotti esclusi roveja, zafferano e guanciale) e uno da 30 euro, acquistabili direttamente (in Umbria, presso i presidi AIAB dei gruppi di acquisto “GODO” a Perugia, Terni, Spoleto, Amelia e Todi) e online, inviando una mail a valnerinabox@gmail.com.

Tra i produttori coinvolti c’è anche l’azienda agricola Dolci Giuseppina di Monteleone di Spoleto. Alla conferenza stampa di presentazione della scatola c’è anche Domenico, che lavora ai legumi e cereali biologici della “Dolci”. Per prima cosa confida una delle principali ripercussioni delle scosse: la perdita della memoria, di punti di riferimento. Per raggiungere in auto la sala di Palazzo Cesaroni di Perugia, sede del Consiglio regionale, ha impiegato due ore e venti minuti. Eppure il navigatore satellitare prevede la metà del tempo per percorrere i 93 chilometri della città. Le infrastrutture di collegamento nella Valnerina sono quasi azzerate. La casa di Domenico è lesionata, seppur agibile, racconta, ma il vero problema per l’azienda è rappresentato dal venir meno dei canali di vendita diretta: mercati, fiere, sagre, eventi, anche ad Amatrice. Ora la produzione è “congelata” e quei luoghi cancellati; la scatola permette un primo, seppur limitato, riavvio delle relazioni commerciali.

Nicoletta Gasbarrone è presidente dei Fair Lab – Fa’ la cosa giusta Umbria!. È consapevole che l’aiuto immediato della scatola non risolva l’emergenza, ma è convinta che il progetto non debba esaurirsi in una (bella) trovata natalizia. “Andremo avanti -racconta- portando questo ‘pacco solidale’ anche all’edizione milanese della fiera in primavera. È un respiro di liquidità e visibilità per chi ha perso quasi tutto. Il ventaglio delle aziende agricole coinvolte è destinato ad allargarsi, la ‘call’ è aperta a quei piccoli attori dell’economia locale che volessero trovare uno sbocco, un aiuto”.

Una scatola non può risollevare le sorti di questi territori. Lo sa bene Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB. “Il primo aiuto che aspettano le aziende del territorio sono i contributi contenuti nel Piano di sviluppo rurale (PSR) che gli spettano dal 2015 e che ancora non sono stati riconosciuti dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA). Stiamo parlando per l’Umbria anche di 3mila realtà biologiche, per un ammontare di diverse decine di migliaia di euro”.

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