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Scoprire un nuovo orientamento mentale, per vivere davvero
Mutare l’economia mentale dei singoli, delle comunità e delle istituzioni è il primo passo per guarire la nostra società che si fonda sull’economia del profitto assoluto e della convenienza immediata. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini
L’altra economia mentale. È il nuovo orientamento interiore che dobbiamo scoprire per vivere davvero. Se letteralmente l’economia è la legge (nomos) della casa (oikos), la prima nostra casa è il corpo, guidato dalla mente nell’unione di pensiero e sensibilità emotivo-affettiva. Il tipo di attaccamento alla vita che adottiamo dipende dall’orientamento mentale, fatto di emozioni, sentimenti, affetti, passioni, pensieri, logiche. Quando tale orientamento è in sintonia con la vita, il mondo può diventare armonioso e la società può avvicinarsi alla giustizia. Quando invece l’orientamento mentale è distorto, siamo preda di potenti spinte distruttive e autodistruttive: se il mondo mentale degli esseri umani è malato, il mondo naturale e sociale viene disgregato. È la nostra situazione attuale.
Il capitalismo globale e la civiltà del denaro sono così tenaci nel dominare il mondo per molte cause. Ma la prima, la più vicina a noi, è dovuta al fatto che essi sono radicati nell’economia primitiva del nostro mondo mentale, quella dell’attaccamento alla conservazione di sé stessi e del calcolo di quanto risulta utile a questo scopo. Se qualcosa mi procura piacere, supremazia, sicurezza, vantaggio, profitto, è automatico che io la preferisca, senza tenere conto né della relazione con gli altri né dell’autentica felicità che potrei scoprire. È l’economia del profitto assoluto, ossia della convenienza immediata intesa da ciascuno come soggetto isolato e autoreferenziale.
Chi si muove secondo questa logica primitiva e potenzialmente violenta è abituato a calcolare vantaggi e svantaggi, ma non sa vedere i significati, i valori, la verità, la bellezza, il bene, la vita. Chi si comporta così resta immerso nell’oscurità, non risale mai alla luce, come gli uomini chiusi nella caverna raccontati nella “Repubblica” di Platone. Dà i brividi constatare che oggi questa logica di oscuramento trionfa nell’economia, nella politica, nella tecnologia, nell’informazione. Si è instaurata così una società stupida, scissa, incosciente, infelice, autodistruttiva.
Una società guarita sorgerà solo mutando profondamente l’economia mentale dei singoli, delle comunità, delle istituzioni. Questa nuova economia inizia quando, al di là del calcolo dei profitti e dei vantaggi, impariamo a vedere i significati autentici di ogni cosa scegliendo di vivere secondo l’orientamento che essi offrono. La vita, che è la comunità di tutti i viventi (piante, animali, esseri umani, relazioni), è intessuta di significati: ogni essere ne incarna uno e il senso che li tiene tutti insieme è l’armonia, la comunione, la giustizia, la pace.
Chi si eleva a riconoscere la grammatica inscritta nella condizione dei viventi deve esistere con fedeltà a questa verità della vita, secondo quel rispetto che evochiamo, con poca consapevolezza, con la parola “ecologia”. E allora diventa conseguente costruire forme di economia, di politica, di tecnologia, di informazione che siano biofile, consonanti con il senso custodito nella vita stessa. Non a caso è in particolare la scuola come istituzione a essere aggredita e snaturata dai sistemi di potere: perché essa è da sempre l’istituzione che deve insegnare a passare dal calcolo egoistico ai significati della vita comune. È l’istituzione della maturazione umana ed etica della società nell’alleanza tra le generazioni.
Ecco allora la grande alternativa per ognuno: essere individui calcolanti e insensati oppure persone sensate e amorevoli. Gli uni desertificano il mondo, le altre lo fanno fiorire. L’elevazione dalla condizione primitiva dell’autoconservazione mediante calcolo sino alla condizione creativa della dedizione al bene comune mediante la realizzazione dei significati migliori è stata intesa come il passaggio da uno stato naturale a uno stato spirituale. A me pare invece che sia la transizione dall’immaturità all’umanizzazione, dall’illusione dell’egocentrismo alla sapienza della vita. Chiunque percorre questo cammino sta contribuendo a salvare il mondo.
Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Gandhi. Al di là del principio di potere” (Feltrinelli, 2021)
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