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RAZZISMO DI GOVERNO…

RAZZISMO DI GOVERNO Per avere una buona dimostrazione di come la politica utilizzi gli impulsi razzisti e classisti che stanno avvelenando la nostra vita civile, si può fare riferimento alle dichiarazioni di Gianfranco Fini al dibattito on line organizzato dal…

RAZZISMO DI GOVERNO

Per avere una buona dimostrazione di come la politica utilizzi gli impulsi razzisti e classisti che stanno avvelenando la nostra vita civile, si può fare riferimento alle dichiarazioni di Gianfranco Fini al dibattito on line organizzato dal sito Corriere.it. Il vice presidente del consiglio, a una domanda sulle code dei giorni scorsi agli uffici postali per le domande di ingresso (in realtà di regolarizzazione), ha spiegato che l’Italia ha fissato per quest’anno un tetto rigido di accessi – 170 mila – e che tutti gli altri sono clandestini e quindi vanno espulsi. Viva la sincerità. Fini sta in sostanza dicendo che migliaia di persone – ha dato anche dei numeri: 230 mila – vanno espulse non perché legate alla delinquenza e nemmeno perché prive di lavoro – visto che tutti quelli che si sono messi in fila agli uffici postali già lavorano e per ciò hanno presentato domanda per accedere alle quote -, quelle persone vanno espulse in quanto straniere, povere, provenienti dal terzo mondo. E’ un’affermazione di razzismo.

Fini si è così accodato ai suoi compagni di governo della Lega Nord – partito ormai dichiaratamente razzista – che hanno correttamente contestato al ministro Pisanu il mancato arresto e conseguente espulsione della maggioranza degli immigrati che si sono messi in fila nei giorni scorsi. La loro presenza con la domanda compilata in mano era infatti un’autodenuncia, visto che secondo l’ipocrita (e razzista) legge Bossi-Fini l’accesso in Italia è consentito solo a chi abbia già un lavoro. In fila, in teoria, dovevano esserci solo datori di lavoro italiani, ciascuno con la richiesta d’ingresso in Italia per uno straniero individuato con nome, cognome e luogo di residenza nel paese d’origine. E’ naturalmente tutto falso, come sanno bene i leghisti, il ministro Fini e tutti gli italiani. Gli stranieri sono già in Italia, dove lavorano, e perciò si sono messi in fila per consegnare le domande compilate dai rispettivi datori di lavoro. La finzione prevede che in caso di accoglimento della domanda (nell’ambito dei flussi fissati paese per paese) i diretti interessati tornino in patria, firmino l’accettazione del richiamo e a quel punto arrivino (in teoria per la prima volta) in Italia. E’ una crudele messa in scena.

I Fini, i Castelli, i Maroni  e compagnia – e  molti benpensanti disseminati anche  nello schieramento opposto – fingono di non sapere che anche l’affermazione "accogliamo un numero di immigrati pari ai posti di lavoro disponibili" è un’assoluta finzione: tutti gli immigrati che hanno presentato domanda nei giorni scorsi, circa mezzo milione, hanno già un posto di lavoro (altrimenti non avrebbero consegnato la richiesta firmata dai datori di lavoro), mentre il governo ha fissato arbitrariamente una quota di 170 mila regolarizzazioni. Perché non hanno fissato la quota a 500 mila? Tutti avrebbero avuto diritto alla loro carta d’accesso. La risposta è tutta politica: si vuole speculare, sul piano elettorale, giocando sull’emotività e le paure della gente, che è disinformata, sopraffatta da anni e anni di feroce retorica razzista e che crede davvero alla favola dei 230 mila pericolosi clandestini evocati da Fini. Questi clandestini sono le badanti, le infermiere, gli operai, i domestici che già lavorano nelle nostre case, nei nostri uffici, nelle nostre fabbriche, ma che non possono avere i documenti in regola perché qualcuno, non si sa come né in base a quale valutazione, ha fissato a 170 mila la quota dei "beneficiati".

Sono le politiche razziste degli anni Duemila.

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