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Diritti

Quando a parlare di dittatura non sono gli estremisti

Qui sotto c’è l’editoriale uscito sul numero corrente di Internazionale. E’ firmato dal direttore, Giovanni De Mauro, che non è certamente un estremista. I toni, come si vede, sono di grande allarme, ben maggiore di quanto non si legga sui…

Qui sotto c’è l’editoriale uscito sul numero corrente di Internazionale. E’ firmato dal direttore, Giovanni De Mauro, che non è certamente un estremista. I toni, come si vede, sono di grande allarme, ben maggiore di quanto non si legga sui quotidiani italiani: non sarà che l’immersione nei media internazionali consente di vedere le faccende di casa nostra con più lucidità?

Sostanza
Tecnicamente si può già parlare di dittatura. Forse non ce ne siamo ancora accorti perché siamo abituati ai colonnelli greci o alla giunta militare cilena. Ma quello che conta è la sostanza, non la forma. Oggi è inutile mandare i carri armati per prendere il controllo delle principali reti televisive, basta cambiare i direttori. Non serve far bombardare la sede del parlamento, è sufficiente impedire agli elettori di scegliere i parlamentari. Non c’è bisogno di annunciare la sospensione di giudici e tribunali, basta ignorarli. Non vale la pena di nazionalizzare le più importanti aziende del paese, basta una telefonata ai manager che siedono nei consigli d’amministrazione.

E l’opposizione? E i sindacati? Davvero c’è chi pensa che questa opposizione e questi sindacati possano impensierire qualcuno? Gli unici davvero pericolosi sono i mafiosi e i criminali, ma con quelli ci si siede intorno a un tavolo e si trova un accordo. Poi si può lasciare in circolazione qualche giornale, autorizzare ogni tanto una manifestazione. Così nessuno si spaventa. E anche la forma è salva. – Giovanni De Mauro

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