Laboratorio di idee è la sintesi dei progetti di 22 studenti di Architettura del Politecnico di Milano. Durante il Laboratorio di Urbanistica si sono confrontati con una sfida complessa e attuale: immaginare una strategia per luoghi lontani dalla realtà metropolitana, quei luoghi fatti di piccoli comuni e aree rurali.
L’area di studio è il Cremasco: una striscia di territorio tra i fiumi Adda e Oglio, con la città di Crema al centro. L’occasione di studio è il canale Pietro Vacchelli, una meravigliosa opera idraulica di fine ‘800 che con i suoi 34 km solca tutta l’area. A partire dalla linea del canale nascono i progetti con i quali si vuole innanzitutto costruire un’unità territoriale che vada oltre i limiti amministrativi che chiudono ermeticamente i singoli comuni dentro i loro confini.
Oggi i comuni sono “punti”, piccole isole che faticano a sognare e progettare. Gli studenti hanno sperimentato come “tenere insieme” più che “separare”, come passare “da punti…a linee”, sia una chiave che apre la porta a progetti ambiziosi, ma possibili. Gli studenti, futuri progettisti di territorio, hanno immaginato il futuro del cremasco che nasce dal PROGETTARE PER LINEE.
Con i contributi di:
Cinzia Fontana Diana Giudici Stefano G. Loffi Rossella Moscarelli Paolo Pileri e con gli studenti del Laboratorio di Urbanistica aa 2018/19, Politecnico di Milano
Il lavoro in aula
Paolo Pileri
Progettazione urbanistica. Questo il nome del corso seguito dagli studenti. Qui hanno conosciuto il territorio baciato dal canale Vacchelli. Un territorio che ignoravano, al pari di quel canale che lo taglia senza ferirlo. Non è colpa loro. L’urbanistica è da tempo intrappolata nella mitologia della città metropolitana e del progetto firmato. Il suo sguardo si è accorciato perdendo di vista i volti che la bellezza ha lontano dalle grandi città, dove abbiamo urgenza di nuove idee. Di progetti. Di freschezza. Di coraggio. Di dismettere quelle retoriche urbanistiche che rinnegano lo spirito di quei luoghi, che non sanno che farsene di un canale bellissimo, con la sua storia forte, con i suoi manufatti, con le sue acque che hanno rinfrescato le estati di tanti bimbi, con le sue sfide imprenditoriali, con la sua terra fertile e le sue cascine così belle. Non c’è più cieco di chi non vuol vedere che quello è un materiale urbanistico prezioso per una grande vision e non un materiale di cui sbarazzarsi. Il futuro non può essere fatto di consumi di suolo, di urbanizzazioni scomposte, di autostrade improbabili, di idee che strizzano l’occhio a progetti che poco o nulla hanno a che fare con il codice unico di questi luoghi. Abbiamo il dovere di riscoprire la bellezza di un argine come di un muro di mattoni ed elevarli a progetti di rigenerazione urbana. Gli studenti hanno analizzato i piani di otto comuni (i “punti”) attraversati dal Vacchelli (la “linea”). Hanno camminato lungo il canale. Sono andati nelle piazze e negli angoli delle strade, davanti a chiese e municipi, perché l’urbanistica siamo convinti si faccia a piedi e in bici. Hanno cercato di capire se e come quei piani facessero del Vacchelli la spina dorsale di una idea di sviluppo o se invece prevalessero proposte al ribasso. In soli cinque mesi sono venute fuori idee che hanno la piena dignità di essere progetti urbanistici in nuce. Progetti che hanno ridato parola a quelle terre e a quella linea d’acqua con l’ardire di guardala per la sua intrinseca capacità di tenere insieme e raccontare un’idea di rigenerazione diversa e possibile.
Il canale Vacchelli è una linea “nostra”
Stefano G. Loffi – Direttore Consorzio Irrigazioni Cremonesi
Un particolare del canale ‘Pietro Vacchelli’ mi stupisce: dei tanti ponti (in origine 110, lungo gli oltre 34 km di percorso) costruiti per ridare continuità al territorio inevitabilmente tagliato da quest’opera, non ce ne sono due uguali, ognuno è diverso nella forma e soprattutto nell’estetica e … sono tutti bellissimi! Nonostante le pesanti preoccupazioni economiche, nel progetto l’aspetto estetico non fu certo l’ultimo e credo lo si possa interpretare come la ricerca ‘del migliore inserimento’, che chiameremmo – nel preconcetto pessimismo odierno – ‘del minore impatto’.
Ora, gli studenti hanno cercato nuove idee per migliorare questo inserimento, per “rendere il nostro canale meno [in]visibile”, come alcuni mi hanno scritto.
L’affezione che nutro per il canale, come per il Consorzio Irrigazioni Cremonesi, mi ha fatto un po’ sussultare nel leggere di ‘altri’ che indicano il canale con “nostro”: un solo attimo di spontanea gelosia, che poi mi ha fatto riflettere, come dovrebbe sempre essere, quando si ha anche soltanto il dubbio di essere in errore.
E la novità m’è sembrata interessante, nel cercare di vedere il “nostro” canale ‘Pietro Vacchelli’ quale spazio aperto, da vivere nuovamente; direi diversamente; ancor di più di quanto noi s’è fatto sino ad oggi, magari scoprendone nuovi profili di valorizzazione e di interesse. Tutto questo potrebbe diventare possibile grazie all’azione di altre menti, giovani ed appassionate, capaci di osservare con occhi e scopi diversi, estranei alla nostra attività, ma a noi accomunati nel medesimo sentimento di ammirazione di questa grandiosa infrastruttura lineare del territorio cremonese.
È un “nostro” che ora comprendo meglio: la riflessione mi ha reso ben disposto a riconoscere al canale un’appartenenza a tutti coloro che del ‘Pietro Vacchelli’ cercano idee nuove, diverse, forse più moderne per riprogettarne la presenza nel territorio che attraversa; nei valori, storici, culturali, tecnologici che esprime, perché possano essere resi più evidenti a tutti, anche a coloro che vi passano accanto e non riescono a coglierli perché “[in]visibili”! Di questo prezioso dono ringrazio il Ch.mo professore ed i suoi studenti.
Per una politica di idee
Cinzia Fontana – Assessore alla Pianificazione Territoriale, Città di Crema
È un’occasione ghiotta, questa ricerca sul canale Vacchelli condotta dal prof. Paolo Pileri insieme agli studenti del Laboratorio di Urbanistica del Politecnico di Milano. E l’amministrazione della Città di Crema vi ha aderito da subito convintamente. Perché ci riguarda. E perché ha il sapore della scommessa e della sfida.
Ci riguarda come cremaschi, sul cui territorio il canale irriguo Vacchelli disegna una linea di continuità geografica, storica, ambientale e culturale tra i diversi luoghi che attraversa e di cui ha legato i destini. Un patrimonio, quindi, di conoscenze, esperienze, saperi e relazioni che abbiamo il dovere di valorizzare, di sentirlo e di viverlo come nostra ricchezza comune. Come un elemento non a margine, residuale o per alcuni addirittura invisibile, bensì ‘vitale’ per la qualità e il benessere del nostro stare in questo territorio.
Ci riguarda come amministratori della ‘cosa pubblica’, perché oggi, ancora più di ieri, è per noi un imperativo alzare lo sguardo, aprirci a visioni inedite, reinventare le possibilità di fruizione degli spazi aperti affinché i cittadini se ne riapproprino e si favorisca la riscoperta del nostro ambiente, della sua complessità e della sua bellezza.
Ci riguarda come cittadini, con tutta la nostra responsabilità di fare dei luoghi pubblici la bandiera della civiltà urbana e l’elemento distintivo del nostro progetto di territorio e di sviluppo. Per chi si occupa di pianificazione territoriale la scommessa vera diventa quindi proprio questa: superare la separazione tra spazi (chiusi vs. aperti), tra ruoli (amministratori/politici vs. urbanisti vs. architetti), tra luoghi (la mia città chiusa all’interno dei propri confini vs. la città limitrofa), tra settori (edilizia vs. ambiente), tra tempi (qui e ora vs. futuro). Superare, insomma, quella separazione culturale che ha prodotto in molti casi un vuoto di ricerca, di studio e di idee sul destino dei nostri paesi e del nostro territorio.
‘Riconnettere’ diventa così la parola chiave. E che siano dei giovani studenti a declinarla offrendoci stimoli, spunti e suggestioni nuove per la fruizione del canale Vacchelli pone tutti noi di fronte ad una sfida appassionante, per la quale siamo profondamente grati al prof. Pileri e ai suoi studenti.