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Autore:
Paolo Pileri
ISBN:
9788865162835
Pagine:
192
Dimensioni:
13x20 cm
Collana:
Saggi
Tag:
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Prezzo: 10,9914,00

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100 Parole per salvare il suolo

Piccolo dizionario urbanistico-italiano

L’urbanistica è una lingua straniera: 100 parole “tradotte” in italiano per imparare a leggere le trasformazioni del suolo contenute nelle leggi e nei piani. E dire “sì” alla tutela del suolo e al riutilizzo di quel che già esiste.

Ci sono parole che, sotto una mano di verde, hanno il cuore di cemento. Così una mattina scopriamo che davanti a casa nostra è sorto un nuovo cantiere e le betoniere stanno asfaltando l’ultimo prato libero, anche se la legge e il piano urbanistico sembravano chiari al riguardo. Che cosa ci è sfuggito? L’urbanistica è ormai una lingua straniera, un gergo governato da pochi, pieno di parole dal significato incomprensibile e scivoloso, con una grammatica ambigua che quasi sempre fa scempio del suolo (dicendo che lo sta salvando).

Questo libro svela -attraverso “lemmi”, esempi, citazioni, aneddoti- il significato di oltre 100 parole dell’urbanistica, da “àmbito” a “urban sprawl”.

Perché “i cittadini hanno il diritto (e il dovere) di capire ogni parola scritta nelle leggi e nei piani urbanistici”.

Un aiuto per imparare a leggere, “tradurre” in italiano e interpretare la legge della propria Regione, il piano del Comune o una sentenza del Tar, e denunciarne le incongruenze. Perché la cultura e la conoscenza sono le armi più affilate contro il consumo di suolo e la comprensione delle parole ne è l’impugnatura.

Un libro con una potente carica etica e civile, rivolto a cittadini e comitati, ma anche a studenti, urbanisti, amministratori pubblici: “Questo dizionario ci restituisce le parole e il loro significato, ma anche gli strumenti per chiedere con cognizione di causa che il suolo -risorsa delle risorse- resti terreno agricolo, prato, bosco e non diventi una distesa di cemento”.

Dall’introduzione di Tomaso Montanari

Questo breve testo potrebbe avere come motto una celebre frase di Nanni Moretti: “chi parla male, vive male”. Allora per provare a vivere bene, cominciamo a parlare bene.
La presenza di uno storico dell’arte per introdurre questo libro può sembrare eccentrica, per certi versi: e in effetti potrebbe esserlo davvero, per come la storia dell’arte è stata intesa per molto tempo in questo Paese. E invece credo che, nell’ambito delle discipline storiche, la storia dell’arte sia una di quelle che ha provato, almeno in certi suoi filoni, a tenere vivi i legami con il suolo, pur chiaman- dolo in tanti altri modi. Se dovessi invece scegliere un motto per la storia dell’arte nella sua vicenda culturale, mi verrebbe voglia di scegliere una bella e famosa frase del Vangelo di Luca: «qui se humiliat, exaltabitur», chi si umilia sarà esaltato, sarà innalzato.

Potremmo dire: chi si avvicina al suolo, all’humus, alla terra, sarà salvato, si innalzerà. Questa, in fondo, è la storia della storia dell’arte, la storia sociale dell’arte. Chi studia la vicenda degli artisti nel contesto della società, nei secoli, sa che la grande scommessa degli artisti – dall’inizio del Quattrocento in poi – è stata quella di essere accolti come intel- lettuali: diremmo oggi, come umanisti liberali, ma senza tradire la propria “meccanicità”, la propria connessione con la terra, il proprio rapporto ombelicale con il materiale.

 

 

Gli autori

Paolo Pileri

Paolo Pileri insegna Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. L’inclusione del tema del suolo e delle questioni ambientali, ecologiche e paesaggistiche nella pianificazione territoriale e urbanistica è da sempre il suo àmbito di ricerca. È consulente per progetti nazionali e internazionali ed è ideatore e responsabile scientifico del progetto di ciclovia VENTO (www.progetto.vento.polimi.it). Sul mensile Altreconomia cura la rubrica “Piano terra”. Ha scritto centinaia di articoli e numerosi libri sul suolo. È autore, tra gli altri, di “Che cosa c’è sotto”, “100 parole per salvare il suolo”, “Il suolo sopra tutto”, con Matilde Casa (tutti per Altreconomia) e di “Progettare la lentezza” (People).