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Nessuna transizione è sostenibile se iniqua
Se approvate, le richieste per impianti fotovoltaici ed eolici presentate in due mesi occuperanno migliaia di ettari di suolo. A quale prezzo? La rubrica di Paolo Pileri
Nei primi due mesi del 2024 il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha ricevuto 168 richieste di Valutazione d’impatto ambientale (Via) relative a progetti di parchi eolici e impianti fotovoltaici a terra, per un totale di 8.378 MegaWatt (MW) pari al 56% dei 15 GigaWatt fissati dalPiano nazionale integrato energia e clima (Pniec) come obiettivo da raggiungere entro il 2025. Poco più del 50% dei progetti proposti (4.322 MW) sono parchi solari a terra, il resto è rappresentato da 513 pale eoliche. Tre le Regioni esageratamente coinvolte: Puglia con 2.376 MW (di cui 1.402 MW di solare), Sardegna con 1.872 MW (747 MW di solare) e Sicilia con 1.677 MW (1.088 MW di solare).
A prima vista, può sembrare un trionfo di sostenibilità, ma non siamo ingenui: quello che viene considerato rinnovabile non è per forza sostenibile, indolore ed equo. Partiamo dal suolo: le domande presentate in questi soli due mesi potrebbero consumare-impegnare tra i cinquemila e gli ottomila ettari di terreno, a seconda della disposizione più o meno fitta dei pannelli. A questi si aggiungono almeno altri 2-300 ettari e circa 513mila metri cubi di cemento necessari per le fondazioni delle 513 pale eoliche. Più del consumo di suolo di un intero anno in Italia. Non trascurabili gli altri impatti su paesaggio, mobilità ecologica e biodiversità.
C’è poi una questione sociale che corre sottotraccia ed è esplosiva. Questi terreni saranno sottratti all’agricoltura, a contadini, pastori e aziende agricole che verranno convinti a farlo, pressati o addirittura espropriati quando le norme regionali lo permettono (come in Sardegna per l’eolico: un disastro). La cosa è probabilmente un bruscolino negli occhi del business energetico, ma è dolore, iniquità e spaesamento per le comunità locali violate.
Lo psicologo sociale Adriano Zamperini in “Violenza invisibile” (che abbiamo intervistato) ha spiegato che “violare l’integrità sé-ambiente vuol dire aggredire l’unità fondativa di qualsiasi singola esistenza” perché “non c’è alcun dubbio. Individuo e ambiente non sono isolabili”. Stravolgere il paesaggio, sottrarre le terre invocando l’interesse pubblico (che favorisce i privati) finisce per strappare i cittadini dal loro ambiente di riferimento e per erodere la loro fiducia nelle istituzioni.
Sono 168 le richieste sottoposte a Valutazione d’impatto ambientale nei primi due mesi del 2024 per la realizzazione di parchi solari ed eolici: è assalto alla terra per il business delle rinnovabili. Stiamo evitando violazioni di natura e comunità locali? No: dobbiamo fare meglio
Non credo che i tecnici che propongono quegli impianti o i politici coinvolti nelle autorizzazioni gradirebbero vederli dalle finestre o dover cedere le loro terre. Eppure, quando si tratta degli altri, dicono che è necessario per il “bene della nazione” e che è giusta la legge che impone l’esproprio per le pale eoliche. Sappiano che generare spaesamento, esclusione e iniquità non porta pace sociale: l’esasperazione è una miccia. Siamo tutti consapevoli che dobbiamo passare presto alle rinnovabili, ma non così. Non a colpi di rapine ecologiche e paesaggistiche, non con ingiustizie sociali.
Prendiamo la Sardegna. Nella sua storia ha subito continue predazioni: dai tempi dei Savoia (fu strage di boschi) a tutto il Novecento con lo sfruttamento delle miniere di carbone, con l’esproprio delle terre per fare spazio alle basi militari, con l’urbanizzazione speculativa del turismo per ricchi. Estrazioni che non hanno lasciato ai sardi neppur una minima parte di quello che la loro terra ha dato al Paese, prova ne è che da là i giovani continuano a emigrare.
Se a questo si aggiunge la razzia di terre in nome della transizione energetica, non lamentiamoci se poi aumenteranno proteste, disagi e persino i conflitti sociali e la disaffezione verso le istituzioni. Nessuna transizione è sostenibile se iniqua.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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