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Messaggio per i consumatori critici: è ora di scegliere da che parte stare
Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato, racconta il “reorientamento strategico” della più grande realtà di commercio equo e solidale in Italia. E invita anche i consumatori a “prendere posizione”, facendo la spesa
Una copertina gialla, un’immagine di mercato affollato in uno slum di una città -forse africana- e un titolo eloquente: ‘Lettera a un consumatore del Nord’. Era il 1990”. Inizia così, con un tributo al lavoro di Francuccio Gesualdi e del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (PI), “Consumi o scegli?”, nuova inedita fatica di Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato. E così pure inizia, proprio in quegli anni, la storia del consumo critico in Italia. Un manipolo di persone che hanno provato a dare una risposta alla lancinante domanda di Alex Langer: “Che cosa fare per riparare i danni ai torti che tanta parte dell’umanità [subisce] attraverso la legalissima e spietatissima violenza dei commerci, dei prezzi e delle borse?”.
Alla fine degli anni 80 muove i primi passi Ctm Altromercato. Fioriscono, in una primavera di prodotti e consumi differenti, le “botteghe del mondo”. Si parla di consumatori critici, non più spettatori passivi degli show televisivi del consumismo, ma “consumattori”, che si prendono la scena e orientano le proprie abitudini di acquisto, accordando la propria preferenza ai prodotti che posseggono requisiti ulteriori, sulla base di criteri etici, ambientali e sociali.
Alessandro è attento testimone di un’evoluzione ulteriore, in cui il consumatore non va più al supermercato ma in piazza e mette il proprio corpo al servizio di azioni di sensibilizzazione, pressione e protesta, come “Banane scatenate” che sfocia in reali alternative di mercato, ovvero le banane eque e biologiche di Altromercato. L’amarezza per le violenze di Genova 2001 rallenta il movimento ma non lo ferma. Lo scenario però cambia: non basta più protestare contro Wto, Banca Mondiale, Fmi. Entra in campo il world wide web, la pubblicità si insinua nei nostri device, ma intanto i social aprono al consumatore la possibilità di diventare lui stesso l’autore che scrive la pièce, di fare l’editorialista e di divulgare -attraverso l’identità digitale e la presenza sui social– le istanze che stanno alla base delle proprie scelte.
Con la crisi economica, climatica e poi pandemica, tutti cominciano a parlare di ambiente, sostenibilità e green. Lo storytelling è “un crescente rumore di fondo che inquina anche i temi etici più vicini e identitari -provate a contare quanti caffè solidali e sostenibili sono stati immessi sul mercato dalle realtà più diverse…”. In questa fase Altromercato, opponendosi a chi si ripulisce con il green e social washing, prende una posizione diversa, più politica, rivendica la sua storica coerenza tra parole e azioni e fa una domanda forte e chiara al consumatore: “Consumi o scegli?”. Ovvero: “Da che parte stai?”. L’intervista a Paolo Iabichino, autore della campagna, offre nel libro un puntuto approfondimento proprio su questo tema: “Ci sono aziende che prima distruggono il Pianeta e poi raccontano di essere sostenibili perché piantano gli alberi”.
Ma in queste pagine c’è molto altro: un affresco del mondo dell’economia solidale in Italia, il racconto di come nasce una filiera etica Altromercato, dallo zucchero al pomodoro, e quale sia il cuore della sua proposta; c’è la rilettura al lume dell’attualità dei 10 principi della World fair trade organization, a cui si ispirano le organizzazioni di commercio equo e solidale; ci sono le collaborazioni con i gruppi industriali in progetti di open innovation e c’è l’occasione di varcare la porta delle 230 e più botteghe, presìdi di relazione e di informazione sul territorio. L’invito conclusivo di Alessandro Franceschini è chiaro e iconico: “Il nuovo contesto economico richiede sempre più consumo critico. Dobbiamo essere capaci di trasformare la passività del consumo nell’attivismo delle scelte e cambiare le regole del gioco”.
Che cosa c’è sotto? Una guida passionale nel Carso
“La suggestione dei territori di confine è sempre forte. […] Le pietre, i colori, i profumi, le genti del Carso attendono sornioni di cullare e condurre chi sia disposto a perdersi. Perché il Carso è per definizione proprio ciò che non si vede”. Il Carso offre mille spunti per chi ne sa cogliere il fascino, dalla geografia, alla storia, al paesaggio. La terra e le pietre scabre -ad esempio- di questo altipiano conficcato nell’Adriatico. Kar, pietra, radice ben più che etimologica di Carso-Kras-Karst. Le stesse pietre che costituiscono casa carsica, kraška hiša, dove si trattano e si conservano prosciutti inimitabili, impasti di gnocchi e strucoli, e si preparano ricette sobrie, eppur sontuose, da offrire nelle osmize. Pietre da cui l’uomo ha saputo spremere vini unici in cui si scontrano profondità e lievità, terra e mare, antico e nuovo. Un libro di incontri, un territorio pulsante delle storie che lo animano, denso, lento e accogliente verso chi ci si vuole immergere e perdere. Con itinerari, mappe, luoghi da conoscere, cantine, osmize, e soprattutto persone.
“Perdersi nel Carso. Percorsi e storie in una terra di pietra, di mare e di vento”, Lorenzo Berlendis, 192 pagine, 18 euro
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