Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti / Opinioni

L’umanità perduta dell’Occidente davanti alla guerra

© Oleksandr Ratushniak / UNDP Ukraine

Dall’Ucraina arrivano immagini e notizie che non scalfiscono il racconto asettico dei media in una deriva che pone ai margini la cruda realtà. La rubrica di Lorenzo Guadagnucci

Tratto da Altreconomia 257 — Marzo 2023

Il Corriere della Sera dell’8 febbraio scorso ha pubblicato a pagina 16 una piccola fotografia accompagnata da un testo di appena otto righe sotto il titolo: “Il drone colpisce nella trincea. I russi uccisi”. È una fotografia drammatica, sconvolgente. È ripresa dall’alto e ritrae cinque uomini in una buca, stretti l’uno all’altro: chi in posizione fetale, chi accucciato, uno con le gambe allungate. “Un drone -si legge nel breve testo- li riprende prima di sganciare un ordigno. Nessuno di loro riesce a scappare, pur consapevoli del pericolo mortale, perché tutti congelati”.

È un articolino asettico fino al cinismo, ma nel lettore la pena e la compassione per i cinque soldati si affiancano, inevitabilmente, a una constatazione amara e rivelatrice: la minima presenza, nel racconto della guerra in Ucraina, del “fattore umano”, cioè la concreta realtà della guerra, che altro non è se non corpi fragili e vulnerabili esposti alla violenza più cruda e invincibile. L’umanità di quei soldati russi, prima fotografati poi colpiti dal drone e intanto già congelati (almeno così dice la notiziola), è un’umanità declassata, non solo prima d’essere annientata, ma anche dopo la morte, ridotta a piccolo evento, pubblicato sul quotidiano perché in qualche modo insolito e pittoresco.

Parliamo moltissimo della guerra causata dall’invasione russa dell’Ucraina, ma dove sono i corpi? Dov’è l’umanità in questo conflitto? Quante altre buche piene di soldati, quanti civili sepolti sotto le macerie, quanti carri armati saltati in aria con i loro equipaggi, quanti corpi dispersi e abbandonati non abbiamo visto? Non si afferma nulla di nuovo nel dire che la guerra è il tempo della menzogna e della manipolazione, anche nei Paesi democratici e pluralisti, non solo nei regimi autoritari.

Da un anno si combatte in Ucraina e non sappiamo quasi niente del numero delle vittime -celate dagli uni e dagli altri- e vediamo solo una parte, una minima parte, degli effetti dei combattimenti. Si racconta la guerra in chiave di strategie militari, di geopolitica, di confronto fra i leader, e così il conflitto reale scompare. Domenico Quirico, uno dei pochi giornalisti critici con le scelte compiute da Stati Uniti, Nato e Unione europea ancora ammesso a scrivere sui quotidiani mainstream (tutti preda dal 24 febbraio 2022 di un forte e poco lucido sentimento bellicista), ha scritto su La Stampa che “in Occidente stiamo perdendo contatto col genere umano”. E nel suo libro “Guerra totale” (Neri Pozza, 2022) è andato alla radice culturale ma anche umana del conflitto, mettendo a nudo la miserabile e scellerata esaltazione bellica che domina nelle nostre società, che tradisce pochezza di idee e gravissima incertezza sulle prospettive locali e globali.

I civili colpiti nel conflitto in Ucraina dal 24 febbraio 2022 sono stati 18.955 secondo le stime dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani aggiornate al 13 febbraio 2023. I morti sono stati 7.199 e i feriti 11.756.

Quella piccola fotografia dei soldati russi congelati e bombardati è lì a ricordarci che tale deriva è possibile in quanto la concretezza umana della guerra sia ridotta ai margini della cronaca e della percezione, ché altrimenti la sola priorità possibile sarebbe far cessare il conflitto. Tutti gli sforzi verrebbero concentrati lì. Noi che viviamo in Paesi ancora democratici (sia pure in grave crisi di identità) siamo chiamati a chiederci che civiltà sia la nostra, se accettiamo così passivamente il declassamento della vita umana, il dilagare della manipolazione, il fatalismo con il quale ci avviciniamo al disastro globale annunciato. Un disastro che solo una forte opposizione popolare potrebbe evitare.

Lorenzo Guadagnucci è giornalista del “Quotidiano Nazionale”. Per Altreconomia ha scritto, tra gli altri, i libri “Noi della Diaz” e “Parole sporche”

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati