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Lo scandalo dell’accesso ai dati riservati, lo snodo del 1989 e l’ipocrisia delle fiduciarie

© Risto Kokkonen - Unsplash

L’inchiesta della Procura di Milano scoperchia un presunto e gigantesco sistema fondato sull’accesso abusivo ai sistemi informatici, intercettazioni illegali, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. In un Paese dove è ancora bloccato il registro dei titolari effettivi da chi lucra su un segreto che per chi ha potere casca facilmente. Il nuovo codice di procedura penale è un passaggio chiave, spiega Mario Turla

Che cosa sta succedendo in Italia con i database riservati?, ci chiedevamo la settimana scorsa su Altreconomia, evidenziando la fragilità del sistema di protezione dei database riservati che servono alla sicurezza del Paese.

Tra gli argomenti trattati c’era anche il mercato delle informazioni riservate utilizzate per guerre economiche e ricatti di vario genere. E, a pochi giorni di distanza, esplode uno degli scandali più importanti degli ultimi anni, che fa sembrare “giochi da mariuoli” ciò che accadde in Telecom sotto la guida di Marco Tronchetti Provera, con il capo della sicurezza Giuliano Tavaroli. 

La Procura di Milano ha emesso misure restrittive nei confronti di più persone, accusate di associazione a delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Il tutto sembra ruotare intorno ad agenzie investigative che, dietro incarichi ben remunerati, creano dossier con dati e informazioni riservate, ottenuti con modalità non del tutto legali. Sembra inoltre che abbiano violato anche il sistema del ministero dell’Interno, con la complicità di persone interne e di dipendenti di società incaricate della manutenzione dei sistemi. 

Ma torniamo indietro di qualche anno e ricordiamoci quando il mercato delle investigazioni private ha fatto un salto di qualità. È il 1989 quando viene approvato il nuovo codice di procedura penale, che prevede la possibilità della difesa di effettuare delle indagini difensive e difensive preventive. Si introduce infatti la possibilità di effettuare delle indagini preventive private, anche nella sola eventualità che si instauri un procedimento penale, creando così un mercato di agenzie investigative private che gravitavano intorno a studi legali importanti.

Queste agenzie investigative sono state fondate o hanno fatto recruiting di ex investigatori delle forze dell’ordine, dalla Guardia di Finanza, alla polizia di Stato, sfruttando le relazioni che si portavano dalla precedente esperienza lavorativa e agevolando quel tipo di relazioni che corre su un confine molto sottile. Questi servizi nel corso degli anni sono cresciuti a fronte di una domanda sempre maggiore.

Proviamo a fare un’ipotesi: se un imprenditore entra in conflitto con un altro soggetto, e diciamo che l’etica non sia di casa, i servizi offerti risultano molto utili, poiché è possibile creare dossier sui miei concorrenti/nemici, dandomi una leva di ricatto per un vantaggio personale. I dossier possono contenere qualsiasi tipo d’informazioni, da quelle sessuali ai tradimenti o all’aver compiuto reati di qualsiasi natura, insomma ogni informazione. Queste agenzie godono di libertà legali importanti. Per esempio, possono inserire nella macchina di tutti noi un localizzatore Gps e vederne gli spostamenti. 

La situazione attuale, tuttavia, è andata ben oltre, sfociando nell’illegalità, con infiltrazioni nei database più riservati, come il Sistema d’indagine (Sdi) del ministero dell’Interno, il database delle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos), quello dell’Agenzia delle Entrate, il database Serpico della Guardia di Finanza e quello dell’Inps. Incrociare i dati provenienti da tutti questi database offre la possibilità di creare dossier su chiunque, conferendo un potere immenso a chi ci riesce. 

In questo contesto, se c’è un’offerta esiste anche una domanda. Negli ultimi anni, si è alimentato il concetto secondo cui se il mio nemico utilizza questi mezzi allora anch’io posso ricorrere al dossieraggio. Questa pratica può essere estesa non solo a concorrenti, ma anche a dipendenti indesiderati o familiari in caso di conflitti relativi al controllo aziendale o eredità. 

Noi cittadini abbiamo pochi mezzi per difenderci: le forze in campo sono sproporzionate e se si entra nel mirino di qualcuno che utilizza questi strumenti il più delle volte ne usciamo distrutti. 

Attualmente in Italia è sospeso il registro dei titolari effettivi, previsto dalla normativa europea contro il riciclaggio di denaro, per garantire una minima trasparenza sul mercato e per comprendere con chi si ha a che fare quando si interagisce con una società dotata di personalità giuridica. 

La misura ha suscitato l’indignazione dei rappresentanti delle fiduciarie, che invocano la privacy e il diritto dei cittadini a non vivere in una società stile “Grande fratello”. La motivazione del ricorso riguarda le persone a cui è consentito accedere a questo registro, inclusi i portatori d’interesse pubblico come i giornalisti. Tuttavia, un ricorso degli avvocati delle fiduciarie al Consiglio di Stato ha bloccato l’attivazione di questo servizio, trasmettendo la questione alla Corte europea. L’Italia è perciò l’unico Paese europeo con il registro bloccato.

Per poi scoprire che alcuni uomini potenti e molto ricchi, probabilmente clienti delle fiduciarie che si sono indignate per l’accesso al registro dei titolari effettivi, non si pongono troppi problemi a commissionare dossier più o meno legali sui cosiddetti “altri”. 

Mario Turla è esperto di normativa antiriciclaggio e consulente per banche e pubbliche amministrazioni nell’applicazione della 231/2007. Ha collaborato -tra l’altro- alla definizione degli indicatori di anomalia antiriciclaggio nella Pubblica Amministrazione. Ha progettato soluzioni informatiche per individuare le transazioni sospette in ambito bancario ed è il fondatore di Txt risk solutions, start-up innovativa di gestione del rischio con AI. Insieme a David Gentili e Ilaria Ramoni ha scritto per Altreconomia “Il giro dei soldi. Storie di riciclaggio. Da Milano al Delaware: dove finiscono i capitali sporchi di evasori e criminali”

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