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L’Italia firma un nuovo accordo con il Gambia sui migranti. Al centro il tema dei rimpatri

L'incontro del 29 gennaio 2024 tra il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e la delegazione gambiana tra cui il vicepresidente B.S. Jallow (in foto) e il ministro dell'Interno Seyaka Sonko © Polizia di Stato/V. Giannetti

A fine gennaio il Viminale ha dato il via libera al nuovo memorandum d’intesa con la repubblica dell’Africa occidentale sulla “gestione dell’immigrazione e delle frontiere”. Al margine del vertice Italia-Africa, il ministro Piantedosi ha incontrato una delegazione gambiana senza fare esplicito riferimento al tema delle espulsioni

A gennaio l’Italia e il Gambia hanno siglato un nuovo accordo per rafforzare la collaborazione nella “gestione delle frontiere e dell’immigrazione”. Il cuore del memorandum sarebbe l’aumento dei rimpatri dei cittadini “irregolari” residenti in Italia verso la repubblica dell’Africa occidentale: una priorità sia per il Viminale sia per l’Unione europea che lo scorso anno aveva annunciato una “stretta” nei confronti del ministero dell’Interno guidato da Syaka Sonko. Il 29 gennaio di quest’anno proprio Sonko ha incontrato l’omonimo Matteo Piantedosi a margine del cosiddetto vertice Italia-Africa: il ministro italiano ha riferito di “proficui colloqui” svolti tra i due e della volontà di “proseguire la collaborazione in tema di contrasto all’immigrazione irregolare, cooperazione sul piano dei rimpatri volontari assistiti”. Senza fare alcun riferimento alla nuova intesa a cui ha dato il via libera il 26 gennaio Claudio Galzerano, a capo della Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere presso il Viminale.

Il nuovo memorandum è stato firmato dai rispetti ministeri dell’Interno il 4 dicembre 2023 a Roma e il 5 gennaio 2024 a Banjul. L’obiettivo, da parte italiana, sarebbe quello di “sostenere i costi relativi all’impiego degli esperti della parte gambiana in Italia nonché dei beni e servizi preventivamente individuati e specificati nel numero, nel genere e nelle caratteristiche tecniche dalle parti, nei limiti ti delle risorse di bilancio di questo ministero”.

Parte di questi servizi potrebbe riguardare le visite consolari necessarie per “identificare” i cittadini irregolari -in questo caso gambiani- per poi procedere al rimpatrio. Tanto che nel documento si sottolinea “la possibilità di richiedere rimborso parziale o totale dei costi sostenuti all’Unione europea o all’agenzia Frontex”. Proprio Frontex è il “braccio” operativo dell’Ue in materia di rimpatri con specifiche voci di budget dedicate alle espulsioni operate dai Paesi membri.

Nel preambolo dell’accordo si sottolinea la necessità di un “costante e concreto impegno da parte dei Paesi di origine, transito e destinazione” nella gestione del fenomeno dell’immigrazione regolare e di tutti gli aspetti collegati “in primis di natura umanitaria, sicurezza e contrasto al traffico di migranti”. L’accordo rinnova quello siglato il 6 giugno 2015 e poi modificato per ben tre volte (2016, 2017, 2020). E sono proprio queste intese tecniche che vengono richiamate nelle gare d’appalto con cui la Direzione centrale richiede i servizi aerei per i servizi di rimpatrio. L’ultimo, con riferimento al Gambia, è del 13 novembre 2023, con un volo diretto a Francoforte (solo l’affitto dell’aeromobile vale più di 33mila euro) per un’operazione congiunta con la Germania. Da cui poi i dieci gambiani sarebbero stati rimpatriati a Banjul, dove la condizione di vita delle persone resta critica.

Parte dell’accordo tra Gambia e Italia diventato operativo il 26 gennaio 2024

Non è una novità che il tema dei rimpatri verso il Gambia sia al centro delle politiche italiane ed europee. A inizio dicembre 2022 il Consiglio europeo aveva infatti imposto una tassa di 120 euro in più su tutti i visti rilasciati a cittadini gambiani -con più di dodici anni- che riuscivano ad ottenere il lasciapassare per l’ingresso in Europa. Una “punizione” per la scarsa collaborazione delle autorità gambiane, secondo la ricostruzione della Commissione europea, in materia di riammissioni dei cosiddetti irregolari presenti sul suolo europeo. E l’Italia ha seguito il solco tracciato dalle istituzioni europee: nei primi due mesi del 2023 i cittadini gambiani transitati nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) per essere rimpatriati sono tornati ai livelli record raggiunti nel 2019. Il nuovo memorandum sigilla la volontà del Viminale di implementare queste attività. Nel silenzio.

Piantedosi, come detto, ha fatto specifico riferimento al “contrasto all’immigrazione irregolare, cooperazione sul piano dei rimpatri volontari assistiti e per lo sviluppo di percorsi di formazione-lavoro che garantiscano la migrazione regolare”. In Gambia, ovviamente, il tema è scottante: nel 2017 l’esecutivo fu accusato di aver sottoscritto un accordo “segreto” con l’Ue proprio in materia di rimpatri (mai ratificato dal Parlamento europeo). E solo cinque anni dopo, l’ex ministro dell’Interno Yankuba Sonko ha ammesso di averlo fatto. Una scarsa trasparenza che riguarda da vicino anche l’Italia.

Il Consiglio di Stato, il 10 giugno 2022, aveva dato ragione all’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) che chiedeva la pubblicazione proprio del citato accordo tra Gambia e Italia del 2020. Nel documento pubblicato dalla Direzione centrale il 26 gennaio 2024 si sottolinea che “il presente decreto sarà trasmesso agli organi di controllo per le conseguenti attività di competenza”. Non è chiaro se verrà valutato l’impegno di spesa o il contenuto dell’accordo. Nel frattempo, il silenzio. Meglio non svelare il vero volto del “Piano Mattei”.

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