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Diritti / Opinioni

L’Italia è al buio. Fare luce è responsabilità di ognuno di noi

© Salah Ait Mokhtar, unsplash

L’esclusione dei poveri, la guerra ai migranti, un’istruzione basata sul “merito”. L’estrema destra al potere richiede un rinnovato impegno civico da parte di tutti, in cui l’unico confine che vale è quello che separa l’umano dal disumano. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 254 — Dicembre 2022

L’Italia è al buio. È stata consegnata all’estrema destra. La mentalità che ha permesso questo è fondata sui luoghi comuni del nazionalismo e del fascismo. Da noi la sinistra politica non esiste quasi più da decenni: i leader al potere sono stati Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Mario Draghi. Romano Prodi e Massimo D’Alema furono una specie di parentesi. Ora c’è Giorgia Meloni. Ma si crede che tutti i mali vengano dalla “sinistra”.

Nella scuola si riafferma come “merito” il privilegio di chi ha una famiglia agiata, senza capire che tutti “meritano” di essere seguiti al meglio. Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Mario Lodi, Danilo Dolci e Gianni Rodari sono giudicati i cattivi maestri del permissivismo. Un’altra perla di questa ideologia è la convinzione di dover fronteggiare un’invasione di migranti che sconvolgerebbe il Paese come i barbari distrussero l’Impero romano. Dopo 500 anni di schiavismo e di colonialismo europeo, molti italiani sono mentalmente fermi ad allora, privi di memoria storica, conoscenza dei fatti, empatia, senso di giustizia. Il colore della pelle è ancora il pretesto per infliggere ogni tipo di sopruso.

Non si tratta di “paura del diverso”, ma di ignoranza etica e storica, alimentata dalla strategia di speculare elettoralmente sui migranti anziché dare una risposta che assuma il loro arrivo come occasione per migliorare la vita di tutti. Il rinnovo del memorandum di intesa con la Libia, dove finanziamo milizie brutali e i migranti sono chiusi in campi di concentramento, è uno sfregio all’umanità, alla democrazia, alla Costituzione. Il disprezzo per i poveri e per chi sta dalla loro parte è sistematico.

Analogo disprezzo è riservato alla conoscenza e al pensiero critico, ai quali si preferisce la religiosità ipocrita e pseudocristiana del motto “Dio, patria e famiglia”. Il dato più doloroso è che la continuità della destra italiana con l’ideologia fascista, invece di essere un problema, è quasi un merito perché a un ampio strato di popolazione la democrazia e i diritti umani non interessano. Questo modo di non pensare è condensato nell’immagine di Meloni che stringe la mano ad Abdel Fattah al-Sisi. Però gli opinionisti più in vista assicurano che va bene così perché il fascismo, secondo loro, è morto nel 1945. Come se il fascismo non fosse un virus resistente, che si rinnova con molte varianti a seconda dei contesti. In questa notte bisogna fare luce, ciascuno come può.

Nel buio in cui è caduta l’Italia ciascuno di noi è chiamato a fare luce come può ricorrendo agli strumenti offerti dalla Costituzione e dal diritto, educando in spirito di verità e umanità. Aprendo spazi di vita in cui ogni persona è importante e non un “carico residuale”

Chiamando pubblicamente le cose per nome, condividendo la lotta degli esclusi, ricorrendo agli strumenti offerti dalla Costituzione e dal diritto, facendo controinformazione, educando in spirito di verità e umanità, promuovendo conoscenza e pensiero critico, aprendo spazi di vita dove ogni persona è importante e non viene considerata un “carico residuale” (come il ministro dell’Interno ha definito i migranti che voleva rimandare indietro), coinvolgendosi nella scelta di fare politica dal basso per riorientare le istituzioni. Tutte le espressioni della bellezza della dignità umana e della natura, tutte le lotte per la democrazia, l’ecologia e la pace, tutto il lavoro per ristabilire la verità storica e tutti i progetti di liberazione nonviolenta convergono verso il futuro, sapendo che l’unico confine che vale è quello che separa l’umano dal disumano.

Non è più tempo di dedicarsi solo al proprio ambito ristretto di impegno. Dobbiamo realizzare la confluenza di queste energie. Si tratta di sviluppare la cultura della democrazia ecologica; di maturare un progetto condiviso di società; di costruire una forza politica grande, inedita e plurale; di spostare l’attenzione collettiva verso la pace e la giustizia; di coltivare un’economia liberatrice; di fare strada con le giovani generazioni che cercano una terra nuova; di restituire politicamente la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, l’energia agli ignavi, la speranza ai disperati. È retorica? No, è l’invito che nasce ricordando che sono stati questi i fattori decisivi ogni volta che l’umanità ha conosciuto una primavera nella storia.

Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Gandhi. Al di là del principio di potere” (Feltrinelli, 2021)

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