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Finanza / Opinioni

I problemi di Libra, la nuova moneta di Facebook

Dal 2020 il mercato delle valute e non solo quello potrebbe essere stravolto da una moneta privata dall’enorme platea potenziale e dotata di una forza sconosciuta. Evidenti, però, i rischi: dai controlli alla convertibilità, dalla fuga di capitali all’accentramento. L’analisi di Alessandro Volpi

A volte la storia conosce processi di rapida accelerazione di cui è davvero difficile prevedere i tempi, le forme e gli effetti, ma fin dal loro esordio sembra chiaro che saranno fulminei e destinati ad incidere in profondità. L’annuncio ad opera di Marck Zuckerberg di dar vita ad una nuova moneta pare proprio rientrare nella fattispecie degli eventi eccezionali che possono cambiare il mondo in pochi anni. Il gruppo Facebook, pur ammaccato da diversi scandali recenti e da alcuni passi falsi non banali, rappresenta ancora un colosso in grado di condizionare milioni e milioni di utenti-consumatori. L’idea di una moneta digitale per effettuare trasferimenti e pagamenti in Rete, utilizzando smartphone, costituisce quindi una novità di enorme impatto per una serie di ragioni evidenti. In primo luogo tale moneta può contare sugli oltre 2,5 miliardi di utenti di Facebook e mira a raggiungere i quasi 2 miliardi di persone che non hanno un conto bancario ma dispongono di un telefonino, promettendo loro operazioni senza un’iniziale commissione. La “Libra”, questo il nome dato alla nuova moneta, potrebbe avere accesso dunque ad un numero di utilizzatori di cui dispone, ora, solo il dollaro. Inoltre, proprio perché concepita per effettuare in primis i trasferimenti di risorse da una parte all’altra del Pianeta, tale moneta potrebbe diventare lo strumento per i decisivi flussi finanziari dei migranti, dei milioni di persone che si spostano nel mondo.

A differenza dei già esistenti bitcoin o di altre criptovalute, Libra sarà una moneta stabile, basata su un valore reale rappresentato da titoli di Stato, altre monete e altri beni; sarà quindi una moneta non virtuale, a garanzia della quale si porrà anche un consorzio di finanziatori dell’iniziativa formato dalle principali società di carte di credito e da altri soggetti commerciali. Dal 2020, data del varo della Libra, il mercato delle valute e non solo quello potrebbe così essere stravolto da una moneta privata dall’enorme platea potenziale e dotata di una forza sconosciuta.

Alla luce di ciò si profilano subito alcuni problemi.
1) Chi deciderà quante Libre emettere, chi svolgerà i compiti della banca centrale di una simile moneta? Il progetto prevede che la creazione della nuova moneta faccia capo ad un organismo no profit situato in Svizzera, la Libra association, e distinto da Facebook, in grado di regolarsi in base alla domanda e all’offerta di Libre per evitare svalutazioni e speculazioni secondo un processo quasi automatico. Ma questa soluzione appare assai semplicistica. In pratica una delle monete più importanti del Pianeta sarebbe prodotta in assenza di una banca centrale di riferimento e confidando solo sugli automatismi del mercato; farebbe la propria comparsa quindi una valuta privata senza alcuna traccia di politica valutaria, capace però di condizionare le politiche valutarie delle principali potenze del Pianeta e, a differenza delle “tradizionali” criptovalute nate per decentrare i sistemi di creazione della moneta, caratterizzata da un forte accentramento delle decisioni in merito alla sua emissione.

2) Quale sarà l’ente preposto al controllo dell’attività della Libra e del suo soggetto di riferimento? Una moneta senza banca centrale e fuori, in pratica, da qualsiasi perimetro regolatore rischia di sfuggire ad ogni controllo rappresentando un colossale anomalia. In questo senso risulta molto complesso definire anche come sia possibile garantire che la Libra sia dotata dell’indipendenza necessaria dalle pressioni particolari; una questione cruciale nel momento in cui tale moneta è comunque riconducibile a Facebook. Certo non può bastare la sorveglianza della autorità di vigilanza della Svizzera, paese in cui i ha sede la Libra association, già oberata da una infinita serie di controlli su migliaia di istituti finanziari con base nella Confederazione elvetica.

3)Proprio il legame con Facebook pone due ulteriori problemi. È chiaro che per il gruppo di Zuckerberg avere una moneta diventerà uno strumento formidabile per garantire rendimenti finanziari ai propri titoli alterando la concorrenza sui mercati finanziari, senza considerare i tassi di rendimento delle riserve necessarie per creare la Libra. È altrettanto evidente che Facebook disporrà di una ulteriore infinità di dati che si aggiungeranno a quelli già in suo possesso dando corpo ad un vero e proprio monopolio, magari destinato a veicolare fake news sulla stessa moneta con conseguenze rilevanti sui mercati.

4) La mancanza di controlli può favorire il ricorso a Libra da parte di grandi evasori e da parte di chi cerca canali di riciclaggio che risulta decisamente più semplice attraverso la nuova moneta rispetto ai canali tradizionali. Nel caso di Libra infatti non viene assicurato il legame tra gli indirizzi delle transazioni e l’identità di chi li controlla realmente; in sostanza si configura una gigantesca massa di soggetti opachi dentro cui sarà facilissimo nascondersi.

5) Infine si profila un aspetto molto rilevante di geopolitica. In quali monete sarà convertibile la Libra? In dollari, in euro? Quali debiti pubblici saranno acquistati a garanzia del suo valore? È evidente che le monete e i titoli scelti dalla nuova moneta per stabilizzarsi determineranno le sorti dell’Europa e degli Stati Uniti, mentre è molto probabile che l’utilizzo di Libra ad opera dei soggetti privi di conto bancario indebolisca ulteriormente i Paesi poveri con fughe di capitali. E ancora, esisterà un legame tra la nuova moneta e gli smartphone utilizzati per i suoi trasferimenti? È probabile che lo scontro tra Stati Uniti e Cina, di cui la vicenda Hawuei è un paradigma, non resti esclusa dagli effetti della Libra. In altre parole una valuta privata, creata dal monopolista dei social, sarà nelle condizioni di definire i destini del pianeta. Non una bella prospettiva.

Università di Pisa

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