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Diritti / Opinioni

L’Europa che non tutela i rom

Dal caso di Leonarda, prelevata in Francia durante una gita scolastica e “rispedita” in Kosovo, a quello di Maria, creduta vittima di un caso di “furto” di bambini in Grecia: la discriminazione cresce  _ _ _
 

Tratto da Altreconomia 155 — Dicembre 2013

La Francia nei mesi scorsi è stata scossa profondamente dalla vicenda di Leonarda, ragazzina rom d’origine kosovara ma francese per idioma ed esperienza di vita. È stata rispedita vorremmo dire “a casa”, ma in realtà si tratta della ex casa dei genitori, visto che per lei il Kosovo è un Paese semi sconosciuto. Il caso di Leonarda ha scioccato i francesi perché la ragazzina è stata prelevata dalla polizia dall’autobus di una gita scolastica. L’espulsione era così urgente da giustificare tale brutalità davanti ai compagni di scuola? Che cos’è diventata la Francia, per tradizione rifugio di tutti i perseguitati?

In Italia ha tenuto banco un’altra vicenda sconcertante. I media hanno chiamato “Maria” una bambina fotografata, dopo un fermo di polizia in Grecia, insieme a una coppia di adulti che non parevano (e non erano) i genitori naturali. La bambina aveva occhi chiari e capelli biondi, i genitori capelli neri e carnagione scura. Pare che la coppia abbia dato spiegazioni confuse sulle generalità della bambina e tanto è bastato per consegnare il “ghiotto” caso alla stampa e avviare indagini di polizia su scala internazionale. Ai grandi media (grandi solo per dimensioni) è parso un tipico caso di rapimento di bambino, specialità addebitata al popolo rom da una notissima leggenda popolare. Si è poi scoperto che le “confuse” dichiarazioni della coppia che aveva con sé “Maria”, celavano un caso di informale affido: la bimba era stata presa in consegna con il consenso della madre, una signora bulgara poverissima (a proposito: scura di capelli e di carnato), anche lei appartenente al popolo rom. Un modo per darsi una mano in un periodo di particolare diffiicoltà e di fortissime persecuzioni, altro che rapimento.

Ma la leggenda ha colpito, lo scandalo è stato creato, le persone sono state arrestate, le foto sono andate in prima pagina con totale dispregio delle regole deontologiche e anche del buonsenso. Dopotutto sono solo rom, un popolo inviso al cittadino medio, il bersaglio preferito del razzismo quotidiano: questo è il retropensiero che ispira le scelte giornalistiche e il silenzio sul tema della politica e degli intellettuali che contano.
Stiamo parlando di Italia e Francia per dire che la condizione dei rom in Europa si sta paurosamente deteriorando. In certi paesi dell’Est -a cominciare da Ungheria, Slovacchia, Romania- il pregiudizio è ancora più forte e la persecuzione ancora più esplicita.
Quel che angoscia è che la questione rom, negli ultimi anni, è stata messa a fuoco con una certa onestà intellettuale dalle istituzioni pubbliche. L’Unione europea, in particolare, ha messo in campo piani di integrazione, di avviamento al lavoro e di azione culturale contro i pregiudizi. In Italia, con riferimento ai media, molta strada è stata fatta negli ultimi cinque anni, diciamo dall’appello di Giornalisti contro il razzismo del 2008, titolato con un allarmante e allarmato “I media rispettino il popolo rom”. È nato un codice deontologico per giornalisti -la Carta di Roma, supportata da un’associazione ad hoc- e molto lavoro informativo e culturale è stato fatto. Ma il caso di “Maria” è ugualmente finito in prima pagina, senza filtri, senza nemmeno che i lettori fossero messi in guardia con il beneficio del dubbio e citando esplicitamente l’esistenza in Europa della leggenda della “zingara rapitrice”.

In Francia l’era Sarkozy era stata durissima per il popolo rom. La Destra al governo si era impegnata in vistose azioni di espulsione delle comunità rom provenienti dall’Est Europa al fine di lucrare consenso con un classico della politica: legge e ordine. L’avvento dei socialisti ha cambiato però ben poco. Il ministro più popolare di Francia è oggi Manuel Valls, (nella foto) titolare degli Interni, altro uomo forte e anche lui protagonista di vaste campagne di espulsione, inclusa quella che ha coinvolto Leonarda. Oggi il socialista Valls è in diretta concorrenza con Marine Le Pen, dominatrice della scena politica francese.
Questa è la cronaca degli ultimi mesi nella parte teoricamente più avanzata e civile dell’Unione europea. Al fondo, sembra esserci una paralisi cognitiva: come i giornalisti non riescono a uscire dagli stereotipi e dagli automatismi del razzismo spicciolo da bar, così la classe politica del continente, in crisi di consenso, rinuncia ai suoi saperi e ai suoi valori per scendere sul terreno della caccia al rom.
Se è vero che la condizione del popolo rom (cioè il grado di discriminazione e persecuzione che subisce) è un termometro del malessere sociale e politico di un Paese, allora possiamo dire che la febbre in Europa sta crescendo vertiginosamente. —
 

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