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Diritti

Le proposte del PD per il taglio alle spese militari

Il Documento verrà votato in Assemblea dei Deputati prima della presentazione in Commissione Difesa. I dubbi sul programma Joint Strike Fighter per l’acquisto dei caccia F35. L’analisi in anteprime di Francesco Vignarca per Altreconomia

Altreconomia è venuta in possesso del documento – che sta girando in queste ore – che verrà discusso nei prossimi giorni dall’assemblea parlamentare dei deputati PD e riguardante le proposte, derivanti dal lavoro della Commissione Difesa, su una riduzione della spesa militare e per armamenti. Si tratta di un documento interessante perché per la prima volta mette nero su bianco alcune proposte di considerazioni che finora erano state limitate a dichiarazioni di singoli parlamentari alla stampa. Ovviamente non si tratta di una posizione pienamente disarmista o pacifista, ed altrettanto ovviamente a questo documento di analisi dovranno far seguito delle precise prese di posizioni istituzionali. Tuttavia ci troviamo di fronte ad elementi di novità importanti e, soprattutto, a conferme rispetto a letture che il movimento pacifista e disarmista già ha compiuto in passato. Vale la pena quindi di analizzare punto per punto le proposte indicazioni del documento, che fanno seguito ad un cappello introduttivo generale dedicato alla situazione geopolitica.

 

Va detto che la possibilità di presentare documenti del genere, così come fatto già da altri gruppi politici, deriva dallo spiraglio aperto con l’articolo 4 della legge 244/12.

 

EUROPA

 

Il rafforzamento dell’identità europea della Difesa costituisce l’orizzonte dentro il quale misurare anche la validità dei più importanti programmi nazionali.

 

In questo senso trovano piena conferma le indicazioni fornite da diverso tempo riguardo alla necessità di evitare ridondanze nelle Forze Armate, ma anche nell’industria a produzione militare, che provocano solamente maggiori spese e sacche di malaffare (va ricordato come il comparto del Commercio di armi sia il più corrotto del mondo).

 

FORZA NEC

 

Su questo programma, per il quale si prevede un investimento complessivo di oltre 20 miliardi, l’indagine conoscitiva ha messo in evidenza i limiti di una scelta che si propone di dare continuità agli investimenti in questo settore, senza che sia stata data una risposta positiva al tema della realizzazione di una significativa interconnettività con i sistemi dei paesi partner, a livello NATO e UE. Appare pertanto oggettivamente censurabile continuare ad investire su questo programma, senza che siano state preliminarmente acquisite idonee garanzie in merito all’esistenza di standard operativi tra loro compatibili

Si tratta di una presa di posizione importante perché va a mettere in discussione il programma davvero più costoso per le casse della nostra Difesa (molto più degli F-35) e che è sempre stato circondato da un aura di opacità molto forte. Non era peraltro nemmeno chiaro quale fosse l’obiettivo vero e realizzabile di un progetto faraonico del genere.

AERONAUTICA

Il tema più delicato, che viene preso "alla larga" con considerazioni molto generali. Un punto tra i più chiari è però la difesa del Programma Eurofighter:

Appaiono, pertanto, destituite di fondamento le considerazioni critiche basate su una presunta obsolescenza di questo programma. Il caccia multiruolo Typhoon, nella versione di attacco al suolo, non solo sarà prodotto, ma risulterà competitivo con il JSF della Lockheed.

il che ovviamente va nella direzione "europea" cara ad una certa parte anche delle nostre Forze Armate e della nostra politica, ma smentirebbe d’un colpo tutta quella difesa d’ufficio portata avanti per anni nei confronti del JSF visto come "superiore" in tutto e per tutto agli EFA.

F-35

Per quanto riguarda il programma F -35, i molti dubbi che circondavano il medesimo hanno trovato nell’indagine conoscitiva la sede istituzionale più idonea a confermarli.

Un passaggio che "conforta" in un certo senso la posizione disarmista, in passato vista come assolutamente non sensata. Ancora una volta quindi le analisi eseguite all’interno della campagna "Taglia le ali alle armi" si sono rivelate confermate. Basta leggere le considerazioni fatte

  • – lo schema di accordo non garantisce, dal punto di vista della qualità e del valore, ritorni industriali significativi; 
  • non risulta contrattualmente garantita per le piccole e medie imprese nazionali l’acquisizione di commesse o sub commesse; 
  • a fronte degli investimenti impegnati per realizzare lo stabilimento di Cameri non risulta contrattualmente definito un prezzo per l’assemblaggio delle semiali che garantisca l’ammortamento del capitale investito e un ragionevole ritorno; 
  • –  l’occupazione che si genererà a Cameri non può considerarsi aggiuntiva rispetto a quella attualmente già impiegata nel settore aeronautico ma, solo parzialmente sostitutiva; 
  • –  le stime del costo del programma risultano caratterizzate da un indice di variabilità che non può convivere con le esigenze della nostra finanza pubblica; 
  • –  l’embargo sull’accesso ai dati sulla cosiddetta “tecnologia sensibile” determina un fattore di dipendenza operativa da istanze politico-industriali statunitensi che risulta, al momento, non superabile; 

– tutte le stime dei costi non tengono conto di quelli aggiuntivi per l’armamento del velivolo.

Ciò porta ad una scelta che, se verrà confermata, potrebbe davvero fermare la macchina produttiva e di acquisto degli F-35, non solo in futuro ma fin da ora. Il passaggio chiave è questo:

Le tante criticità che segnano questo programma inducono a rinviare ogni attività contrattuale, in attesa che siano chiariti i molti limiti che gli stessi organismi statunitensi non mancano di sollevare formalmente; e comunque l’insieme di queste considerazioni milita nella direzione di un significativo ridimensionamento degli schemi di accordo con la Lockheed Martin sul programma F 35.

Le aperture significative non finiscono qui e riguardano anche la versione "B" (a decollo corto ed atterraggio verticale) del caccia: quella da sempre difesa come essenziale soprattutto per una reale operatività del Cavour come Portaerei. Secondo i parlamentari PD:

In questa stessa ottica è anche necessario, infine, esplorare altre soluzioni, meno impegnative dal punto di vista finanziario, per quanto riguarda il rinnovamento degli aerei a decollo verticale.

Ciò apre sia alla possibilità di andare ad acquistare velivoli di altra natura (tipo gli AV-8 che i Marines dismetterà) oppure anche di annullare la necessità di tali velivoli (magari perché si potranno creare anche task force con altri Paesi). E questa è davvero una novità inedita.

MARINA MILITARE

Su questo punto i giochi sono fatti (con il finanziamento ventennale in Legge di Stabilità di nuove navi) e il documento si limita a fare considerazioni di natura generale.

LA SPESA MILITARE

Anche per questo aspetto va notato come le considerazioni svolte dal documento confermano, per la prima volta a livello ufficiale per una forza come il PD, che le letture degli analisti disarmisti (primi fra tutti noi autori di "Il Caro Armato") hanno ribadito per anni: la spesa militare italiana non è bassa e non è certamente penalizzante per l’acquisto di sistemi d’arma. Correttamente il documento allinea nella spesa militare anche i fondi delle Missioni all’estero e quelli dello Sviluppo Economico, elementi in precedenza rigettati come "non pertinenti" da molti esponenti politici.

Il passaggio chiave è

Al momento, quindi, la quota da destinare agli investimenti nei prossimi anni risulta superiore al 25 per cento del budget per la funzione Difesa. E’ possibile pertanto, ridurla rinunciando, in tutto o in parte, a programmi già pianificati, ma garantendo una stabilità di risorse finanziarie nel medio – lungo periodo.

Così operando si assesterebbe il budget della difesa conformemente ai parametri previsti dalla recente legge sulla revisione dello strumento militare e si conseguirebbero risparmi nella spesa militare per armamenti, non inferiori ad un miliardo di euro annui per il prossimo decennio.

CONTROLLO PARLAMENTARE

Infine, proprio per ovviare ai problemi di controllo avvenuti in passato e solo scalfiti dalle nuove procedure previste dalla 244, il gruppo Parlamentare del PD avanza la proposta di un’Autorità terza che possa fornire dati e considerazioni utili alle decisioni parlamentari, cercando anche di bloccare la "porta girevole" tra militari e industrie degli armamenti. Anche qui ci si troverebbe di fronte ad una decisione di portata davvero innovativa.

Si hanno fondati motivi per ritenere che occorra introdurre, nel processo decisionale, un soggetto terzo credibile con capacità di controllo sulla spesa militare per i sistemi d’arma, la loro implementazione e il loro ammodernamento. Così come dovrebbero essere disciplinate con legge le condizioni da imporre per limitare il passaggio dai vertici militari a quelli delle industrie della Difesa.

 

Ovviamente ueste indicazioni ipotesi dovranno trovare la strada di un provvedimento parlamentare di impegno verso il Governo, altrimenti non si potrà dire che si è trattato di un passo avanti concreto. Secondo gli estensori del documento, in pratica tutti i parlamentari PD della commissione Difesa, ciò dovrebbe avvenire appena concluso l’iter dell’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma attualmente in corso. Il giorno successivo alle votazioni finali dovrebbe quindi essere presentata una Risoluzione in commissione, elemento in grado di impegnare il governo. Aspettiamo e vederemo…

 

 

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