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L’antimafia del giorno prima
Il Testo unico per la promozione della legalità dell’Emilia-Romagna, approvato a novembre 2016, introduce strumenti per monitorare il rischio e anticipare le “infiltrazioni”
“Ci vogliono leggi speciali per combattere le mafie e la corruzione”. Quante volte abbiamo sentito questa frase, ascoltando un telegiornale, una trasmissione radiofonica o, più di recente, sui social network. È una sorta di mantra che si sente ripetere dopo un evento tragico, la scoperta di uno scandalo di rilevanti proporzioni o l’assoluzione di qualcuno che per il popolo sarebbe stato da rinchiudere in una cella. Ma l’Italia ha già buone leggi per vincere le cosche, il sistema della corruzione e il malaffare. Molte, purtroppo, sono state approvate dopo l’uccisione violenta di persone che durante la loro vita si sono spese con abnegazione e coraggio per difendere la Repubblica, la Costituzione e i diritti.
24,3 miliardi di euro: è questo il valore di mercato al dettaglio delle sostanze stupefacenti nell’Unione Europea (stima 2013), secondo l’ultima relazione dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (2016)
Una per tutte: la legge “Rognoni-La Torre”, quella che ha introdotto nel codice penale italiano l’articolo 416-bis che definisce cos’è un’associazione a delinquere di tipo mafioso e stabilisce le pene per chi ne fa parte, e fu approvata nel 1982 dopo i barbari assassinii, a Palermo, di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Qualcuno ha parlato di “antimafia del giorno dopo”, mentre la vera battaglia si vince con l’“antimafia del giorno prima”. In tal senso, merita di essere menzionato un provvedimento approvato nel novembre del 2016 dalla Regione Emilia-Romagna. Si tratta del Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabile, il primo provvedimento in Italia di questo genere; 49 articoli che mirano a semplificare e riordinare le normative già esistenti e che perfezionano ed estendono misure in materia di usura e racket, appalti, riutilizzo sociale di immobili confiscati nonché prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico.
A farsi promotore del testo unico è stato Massimo Mezzetti, assessore regionale alla Cultura, Legalità e Politiche giovanili, recentemente eletto vicepresidente di Avviso Pubblico. Un amministratore che in passato, quando sedeva in consiglio comunale a Modena, fu tra i primi a denunciare pubblicamente la presenza delle mafie in terra emiliana e per questo subì delle pesanti minacce.
La filosofia del testo unico è chiara e significativa: utilizzare un approccio organico e sistemico, grazie a una regia comune. Il provvedimento non cala dall’alto, ma è stato discusso all’interno di un’apposita Consulta regionale che ha coinvolto, secondo una logica partecipativa, le organizzazioni economiche e sindacali, le rappresentanze sociali e le associazioni. Il testo unico è stato approvato senza voti contrari e la Regione Emilia-Romagna, per il 2017, ha stanziato un milione di euro per finanziare, ad esempio, percorsi educativi con le scuole, corsi di formazione per gli amministratori locali, progetti di riutilizzo sociale di beni e aziende confiscate. I piani regionali di intervento saranno presentati dalla giunta regionale. Prima di essere approvati verranno discussi dalla Consulta e supportati dall’analisi di una serie di dati che, opportunamente incrociati, consentiranno all’Osservatorio regionale -previsto dal testo unico-, di fornire ai decisori una fotografia il più aggiornata possibile della situazione. Insomma, in Emilia-Romagna si è capito che non basta enunciare di avere gli anticorpi per contrastare il crimine organizzato e la corruzione. Bisogna dotarsi di un metodo e di strumenti che aiutino a saper leggere il contesto, e a intervenire prima che i danni si verifichino. Non dopo. La prevenzione, la trasparenza e la promozione della cultura della partecipazione alla vita pubblica sono ottimi antidoti.
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