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La svolta “solare” di Meru Herbs in Kenya è solidale e sostenibile

Un lavoratore della cooperativa Meru Herbs © Beatrice Blasi

Nata nel 1991, la storica realtà del fair trade produce e commercializza tisane e marmellate di frutta tropicale. Grazie all’installazione dei pannelli fotovoltaici, alimenta da cinque anni lo stabilimento con energia 100% rinnovabile

Tratto da Altreconomia 261 — Luglio/Agosto 2023

“Negli ultimi dieci anni il Kenya ha vissuto tre gravissime siccità, alle quali si è aggiunta nel 2019 un’invasione di locuste. Per due stagioni i nostri produttori hanno perso completamente il raccolto di camomilla: prima per la mancanza d’acqua, poi per un’inondazione che si è portata via tutto. Per noi, che ci troviamo in un territorio semi-arido e molto fragile, gli impatti dei cambiamenti climatici sono particolarmente evidenti”, racconta ad Altreconomia Sally Sawaya, amministratrice delegata di Meru Herbs, realtà del commercio equo e solidale nata nel 1991. L’abbiamo incontrata a Padova, a fine maggio, in occasione dell’assemblea annuale di Equo Garantito, associazione di categoria che riunisce le principali organizzazioni del fair trade italiano.

Siamo nel cuore del Paese africano, nei distretti di Meru e Tharak, a circa 250 chilometri dalla capitale Nairobi. Qui, grazie a un innovativo progetto di gestione delle risorse idriche avviato negli anni Ottanta, circa 400 famiglie che in precedenza si dedicavano a un’agricoltura di semplice sussistenza, hanno potuto iniziare a coltivare anche frutta tropicale (mango, papaya e maracuja) ed erbe aromatiche come ibisco, lemongrass e camomilla. Meru Herbs, che garantisce ai produttori un prezzo equo, trasforma questi prodotti in pregiate tisane e marmellate dolcissime con una percentuale molto alta di frutta biologica coltivata senza uso di pesticidi o fertilizzanti chimici e lavorata appena raccolta. Una volta confezionati vengono venduti in Kenya ed esportati all’estero attraverso le reti del commercio equo e solidale: in Italia quelle di Altromercato ed Equomercato.

“Di fronte ai cambiamenti del clima abbiamo iniziato a interrogarci per capire quali strategie mettere in atto per garantire la produzione -continua Sawaya-. Abbiamo proposto ai contadini di concentrarsi su colture che richiedono meno acqua e rinunciare a quelle, come la camomilla, più esigenti sotto questo punto di vista. Abbiamo incentivato l’utilizzo dell’irrigazione a goccia per ridurre gli sprechi e stiamo sperimentando nuove colture come lo zenzero e la moringa (nota anche come albero del rafano, ndr)”.

Oltre all’adattamento, però, la cooperativa kenyana si è attivata nel corso degli anni per promuovere un cambiamento concreto: dal 1999, infatti, la produzione di Meru Herbs è completamente biologica, certificata a partire dal 2000. “Crediamo che ogni azione per contrastare il cambiamento climatico sia importante -riflette Sawaya-. Non possiamo cambiare il mondo ma possiamo iniziare ad agire sul nostro territorio. Per questo facciamo formazione ai nostri produttori sull’importanza della tutela del suolo e sulla gestione dei rifiuti”.

“La cosa che più mi rende orgogliosa è aver creato un’opportunità di reddito per le donne e le ragazze” – Sally Sawaya

Come il colibrì di una celebre fiaba africana che porta una goccia d’acqua nel becco per spegnere l’incendio che devasta la foresta, anche Meru Herbs ha dato il proprio contributo per la riduzione delle emissioni climalteranti. Nel 2018 grazie a un investimento di ventimila euro nell’ambito di un progetto sviluppato in collaborazione con Ipsia, organizzazione non governativa promossa dalle Acli, ha installato un impianto fotovoltaico sul tetto del piccolo stabilimento dove vengono trasformati i prodotti della cooperativa. Un intervento che le ha permesso di diventare la prima realtà del fair trade africano alimentata al cento per cento da energia rinnovabile.

Alla riduzione dell’impronta carbonica si accompagna anche il miglioramento delle attività produttive: “La rete elettrica in Kenya purtroppo è inaffidabile e questo rendeva più complesso il lavoro di trasformazione perché spesso mancava la corrente per alimentare i macchinari: la minor produzione comportava un calo delle vendite che a sua volta aveva ripercussioni su tutta la filiera e ha portato a ritardi nei pagamenti alle famiglie che forniscono le erbe e la frutta”. L’impianto alimenta anche l’area residenziale circostante e il lodge dedicato all’accoglienza degli eco-turisti che vogliono andare alla scoperta del vicino parco naturale, un’area di foresta verdeggiante nei pressi del monte Kenya, e conoscere le attività della cooperativa.

Nei distretti di Meru e Tharak, ai piedi del monte Kenya, il terreno è semi-arido e poco produttivo. Qui le piogge sono concentrate in poche settimane all’anno. Nel 1982 un gruppo di famiglie ha dato vita al Ng’uuru Gakirwe water project che ha permesso di portare l’acqua nei campi attraverso la canalizzazione del fiume Kitheno. All’interno di questa iniziativa è nata Meru Herbs © Beatrice De Blasi

Inoltre, sono state distribuite a tutti i lavoratori delle lampade solari che accumulano energia grazie a un piccolo pannello fotovoltaico: un utile strumento che permette alle famiglie di illuminare casa nelle ore serali (ad esempio quando i bambini fanno i compiti), ricaricare piccoli dispositivi elettronici e ascoltare le notizie alla radio.

In questi trent’anni Meru Herbs ha portato importanti cambiamenti anche dal punto di vista sociale, in modo particolare per le donne che “sono il cuore pulsante”, sottolinea Sally Sawaya. Il 90% dello staff, infatti è femminile e molte delle dipendenti, che hanno maturato lunghi anni di esperienza all’interno della cooperativa, prendono parte ai processi decisionali.

“Prima della nascita di Meru Herbs qui non c’erano molte opportunità per le donne e le ragazze. La cosa che più mi rende orgogliosa è aver creato un’opportunità di reddito per loro -conclude Sawaya-. In questo modo possono garantire una maggiore sicurezza alimentare alle proprie famiglie, costruire case migliori, istruire i figli, maschi e femmine, ma soprattutto avere la possibilità di comprarsi un pezzo di terra”.

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