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La pietà di Malta, con i diritti sotto le macerie e i cantieri che si mangiano il suolo

Teresa Antignani e Isabelle Bonnici davanti alle macerie del cantiere di Kordin. Tratta dal backstage del set di Martyrion © Sara Terracciano

L’isola con il tasso di consumo di suolo più alto d’Europa è preda di speculazioni immobiliari, tra alberghi di lusso e centri commerciali. A rimetterci in questa corsa sono i lavoratori edili, come Jean Paul Sofia, morto a soli vent’anni. Sua madre si batte per verità e giustizia. Una lotta strenua e universale che ha incrociato il percorso dell’artista italiana Teresa Antignani

“Sempre nuovi cantieri, senza controllo, senza tregua, anche nelle zone protette, stanno distruggendo Malta, la nostra meravigliosa isola. Le gru svettano nel cielo e prendono il posto degli alberi, il verde è sempre meno”, racconta con tristezza Isabelle Bonnici. Da quando suo figlio Jean Paul Sofia morì a soli vent’anni, il 3 dicembre 2022, per il crollo di un palazzo in un cantiere edile a Kordin (Corradino), a cinque chilometri dalla capitale La Valletta, non ha mai smesso di cercare verità e giustizia. In quel tragico giorno, altri cinque operai rimasero feriti gravemente.

Un rapporto del Public interest litigation network (Piln) e della Fondazione Daphne Caruana Galizia, pubblicato a giugno 2023, “Victims of Malta’s construction boom”, ha rilevato che tra il 2010 e il 2022 almeno 49 lavoratori sono morti mentre lavoravano in cantieri edili. A fianco dell’inchiesta penale, ancora in corso, Isabelle ha chiesto e ottenuto un’inchiesta pubblica per accertare carenze e responsabilità politiche. Il primo ministro Robert Abela, prima contrario, poi è stato costretto a cedere dalle proteste popolari.

L’inchiesta iniziata ad agosto di un anno fa ha messo alla luce una serie infinita di carenze, sottovalutazioni e omissioni. Il rapporto conclusivo, pubblicato a fine febbraio 2024, ha accertato che l’edificio di cinque piani non era supervisionato da alcuna autorità di regolamentazione. Fu l’impresa edile AllPlus Ltd di Kurt Buhagiar e Matthew Schembri (ora sotto inchiesta) a voler costruire in quel luogo una fabbrica di mobili su terreno pubblico, sottoposto al controllo dell’ente responsabile dell’amministrazione delle aree industriali pubbliche (Indis). Malta enterprise ente pubblico che si occupa di sostenere le imprese, approvò frettolosamente il progetto nel maggio 2019. Come si legge nella relazione, “l’ente non esaminava i piani di costruzione delle proposte, e i suoi valutatori non avevano idea del tipo di edificio a cui veniva chiesto di assegnare terreni e finanziamenti”.

A seguito dell’inchiesta, nel febbraio del 2024, è stato licenziato Kevin Camilleri, funzionario di Malta enterprise che aveva valutato la domanda per il progetto di Corradino. Il ministro dell’Economia di Malta, Silvio Schembri, ha accettato anche le dimissioni di Victor Carachi e Paul Abela, membri del consiglio di amministrazione dell’ente e del suo comitato per gli investimenti.

L’inchiesta ha puntato il dito anche sulla mancanza di leggi e regole che regolamentano le costruzioni, chiedendo regole più restrittive e maggiori controlli. “Il tempo ci dirà se il governo è davvero intenzionato a portare avanti una riforma che funzioni e renda più sicuri i luoghi di lavoro nei cantieri e salvi vite umane -sospira Isabelle Bonnici-. Io sicuramente non lascerò che la morte di mio figlio sia vana”.

A Isabelle e a suo figlio Jean Paul è dedicata “Deposizione”, l’opera di Teresa Antignani, una giovane artista italiana che ha vinto la Biennale di Malta. “Fin da quando sono arrivata a Malta avevo notato uno striscione di fronte al palazzo del governo maltese che recitava ‘Justice for Jean Paul Sofia’racconta l’artista-. Ho cominciato a cercare fino a imbattermi nella figura di sua madre, che è diventata il simbolo di un riscatto non ancora realizzato”.

Durante la premiazione, Teresa Antignani ha donato pubblicamente il Falcone Maltese, consegnatole dalla presidente della Repubblica, a Isabelle Bonnici. La solidarietà tra le due donne è molto forte e insieme sono tornate nel luogo della tragedia: “Il cantiere è sequestrato e sorvegliato dalla polizia giorno e notte, è rimasto identico a due anni fa. Essere lì è stato un momento molto forte e intenso. Abbiamo dato vita a una pietà per raccontare l’immagine di Isabelle come madre universale”, spiega Teresa Antignani che in Italia ha realizzato il progetto Martyrion, documentando con la fotografa Sara Terracciano la sofferenza delle donne nei luoghi più contaminati, tra inceneritori, acciaierie e cementifici. “Ora Martyrion continua a Malta, a partire dalla collina di Korradin per documentare lo scempio del suolo”.

Con 485,8 metri quadrati di suolo cementificato ogni chilometro quadrato, Malta ha il tasso di consumo di suolo più alto d’Europa, con la media europea che si attesta su 83,8 metri quadrati per chilometro quadrato. Nel 2018 Malta aveva il 19,4% del suo suolo cementificato e da allora la situazione è addirittura peggiorata. L’ultimo rapporto Eurostat del 2023 segnala che la quota di habitat in cattiva conservazione è aumentato drasticamente dal 6,7% al 58,6% nel periodo tra il 2013 e il 2018, e tra le cause principali ci sono il consumo di suolo e la cementificazione. Nel settore del calcestruzzo l’estrazione di acqua è aumentata da 3.996 metri cubi nel 2014 a 62.231 nel 2021, mentre la siccità e la scarsità di acqua nel sottosuolo stanno diventando i maggiori problemi dell’isola.

Andre Callus, attivista maltese del Movimento Graffitti, elenca i vari progetti contro i quali la sua e altre associazioni si stanno battendo. “Sulla baia di Kalanka a Delimar, nella costa meridionale di Malta, sarà costruito un hotel da 17 camere con il via libera del Malta environment and planning authority (Mepa) e della Sovrintendenza ai beni culturali. A Pembroke, sulla costa Nord-orientale dell’isola, invece, la Db Group vuole costruire tre imponenti grattacieli che si affacceranno sulla baia di Saint George, con appartamenti di lusso e spazi commerciali. Le comunità locali lottano dal 2016 per fermare questo progetto. Con i comuni limitrofi (Pembroke, St Julian’s e Swieqi), varie associazioni e dieci cittadini, abbiamo portato avanti una battaglia legale per fermare il devastante progetto, ma il 12 aprile 2024 l’ultimo ricorso è stato respinto -continua l’attivista-. A Nord-Ovest, a Qawara (Bugibba), è stata invece approvata la riqualificazione dell’Amazonia beach club, con un ampliamento in estensione e altezza, proprio vicino ad un’area naturale, dove nidificano uccelli rari e protetti, come la colonia di berte Yelkouan. Secondo l’associazione Birdlife l’inquinamento luminoso e acustico, sia durante la costruzione sia durante il funzionamento del club, avrà un impatto molto negativo sulla conservazione dei siti naturali e delle specie. Eppure l’Autorità per l’ambiente non si è opposta allo sviluppo, e ha addirittura deciso che non è necessaria una Valutazione di impatto ambientale (Via) completa”.

Il cantiere in costruzione a Pembroke, sulla costa Nord-orientale di Malta © Sara Terracciano

Un altro scempio sta per consumarsi a Xemxija, piccolo villaggio nel Nord dell’isola. “Su un’area di gariga, vegetazione mediterranea composta da arbusti sempreverdi -continua Andres- ricca di reperti punici e romani, pende un progetto, ancora in fase di valutazione, che prevede un edificio di 13 piani con quasi 300 appartamenti. Anche qui la popolazione, supportata da noi associazioni, si sta ribellando. Lo scorso 4 giugno i cittadini hanno inviato un appello al primo ministro Robert Abela e ai suoi ministri per chiedere di fermare il progetto. Anche il Comune di St. Paul’s Bay ha chiesto al governo di acquistare il terreno per trasformarlo in un’area a uso pubblico. A questo si aggiunge l’espansione dell’ex Mistra Village, che potrebbe espandersi fino ad ospitare circa 1.500 appartamenti in pochi anni”.

Sotto attacco anche l’isola di Comino, a Nord, dove un progetto proposto da Hili Group prevede la costruzione di un complesso di villette come parte del nuovo “Comino Hotel”. Birdlife Malta, Friends of the Earth Malta, Moviment Graffitti e altre associazioni hanno portato avanti una dura battaglia legale, ma la Corte d’Appello ha respinto il ricorso contro l’approvazione della valutazione impatto ambientale.

“Il progetto (non ancora definitivamente approvato) prevede che il villaggio sarà costruito su un sito Natura 2000, con la conseguente distruzione di aree ricoperte da gariga e un pesante impatto sull’ecosistema costiero e marino. Ma noi non ci rassegniamo, vogliamo impugnare la sentenza sottoponendola all’Autorità di Pianificazione e in altre sedi. Comino è l’ultimo angolo relativamente tranquillo e incontaminato del Paese -conclude Callus-. È troppo prezioso per essere sacrificato sull’altare della cementificazione sfrenata”.

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