Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti

La militarizzazione

La decisione di spedire in strada tremila militari, di supporto alle forze di polizia, al fine di garantire la mitica sicurezza al cittadino, è stata accolta con noncuranza eccessiva, senza considerare debitamente tutte le implicazioni operative e simboliche. Qui sotto…

La decisione di spedire in strada tremila militari, di supporto alle forze di polizia, al fine di garantire la mitica sicurezza al cittadino, è stata accolta con noncuranza eccessiva, senza considerare debitamente tutte le implicazioni operative e simboliche. Qui sotto c’è l’editoriale pubblicato sul mensile satirico Il Vernacoliere dal suo direttore, Mario Cardinali.
Noi ci si fa satira, ma chissà che Berlusconi non la sogni davvero l’abolizione della magistratura. Delle odiatissime “toghe rosse”, almeno. O “giudici d’estrema sinistra”, come Silvio torna adesso ad inveire contro chi ancora lo vorrebbe per forza giudicare – e per reati belli gravi – come un comune cittadino.

Lui, trionfatore anche nelle ultime elezioni e per la quarta volta a capo del governo. Lui, l’uomo più ricco d’Italia aduso a comprare tutto e tutti. Lui, proprietario di diffusissimi quotidiani e di periodici potenti e di grandi aziende d’ogni tipo, padrone politico anche delle reti televisive pubbliche oltre che delle sue private. Lui, che ora può dire tutto e fra mezz’ora il contrario di tutto, e i suoi vassalli a farci le risatine compiacenti.

E se non può ancora scioglierla, la magistratura, o se almeno non può farsene una a misura tutta sua e del suo ministro della giustizia ombra (altro che le ombre del Partito Democratico, disgraziati!), suo avvocato e suo parlamentare onorevole Ghedini che lui sì che la sa ben smascherare la persecuzione giudiziaria contro il Capo, se insomma non può ancora sottrarsi de iure al giudice naturale, Berlusconi fa intanto approvare dal suo parlamento la sospensione dei suoi processi e la fa impunemente gabellare dai suoi uomini come norma di giustizia generale.

E tutti a dire come rassegnati ma tanto si sapeva che con lui c’è poco da sperare in un cambiamento, è e sarà sempre il solito Berlusconi, il capo di governo che governa l’Italia come una sua azienda riempita della gente sua e dei suoi interessi.

Eppure c’è anche qualcosa di più della rassegnazione fra la gente, questa volta. Molto di più, ed assai più preoccupante. C’è un’aria di militarizzazione generale tutta nuova, nel paese, se per nuovo s’intende un clima che dalla fine del fascismo non s’era più avvertito così esteso.

Ché non sono soltanto i soldati spediti a presidiare la spazzatura di Napoli e a far le ronde armate nelle strade metropolitane a segnalare il clima militare generale. È militarizzazione anche il bavaglio alla stampa sulle intercettazioni telefoniche dei potenti, è militarizzazione il diritto a sapere negato alla pubblica opinione. E da clima militare è la sospensione governativa urgente di particolari processi – fra cui quelli tanto invisi al Capo – in apertissima offesa alla norma costituzionale. È militarizzazione il disegno di legge per un nuovo “lodo Schifani” che sottragga alla giustizia le più alte cariche dello Stato. È militarizzazione il reato penale d’immigrazione clandestina, è militarizzazione la trasformazione del Parlamento in una struttura “privata” del premier, prona all’attuazione autoritaria della sua volontà e dei suoi interessi.

E non sarebbe infine cosa così grave, pur nella gravità di tanto greve clima, se il tutto non fosse esaltato dalla continua martellante invocazione d’emergenza – l’emergenza sicurezza invocata contro lo “straniero” – che infine porta ed ha portato alla militarizzazione del pubblico pensiero, all’inquadramento emergenziale del comune sentire.

E diviene così emergenza anche il doversi allineare alla xenofobia leghista, diviene emergenza anche il dover annuire all’esaltazione militarista d’un ministro della difesa già fascista, diviene emergenza il dover sfasciare a beneficio della Confindustria tutto il sistema di tutela dei lavoratori, per quanto poco ancora ce ne sia rimasto.

E in questo clima totale di militarizzazione emergenziale rischia molto infine anche la libera manifestazione del pensiero. Non solo quella sui giornali e nei mezzi d’informazione in generale, ma anche in particolare quella che si esprime nelle piazze. Per la quale, coi soldati per le strade a presidiare non meglio precisati “siti e obiettivi sensibili e d’interesse generale” e comunque truppe utilizzabili per decreto ministeriale in ogni luogo ove venga ravvisata un’emergenza, sarà davvero duro invocare il costituzionale articolo 21.

Meno male però che ora se n’è accorto anche Veltroni, che c’è qualcosa che non quadra più con lo sbandierato “volemose bene” fra maggioranza ed opposizione (cosiddetta). E vedrai ora, se ci pensa Walter a lamentarsi un po’ più deciso col Padrone, come la gente ripiglierà coscienza dello stato mentale in cui l’hanno ridotta…

Bisognerà però che Veltroni si lamenti veloce, prima che Berlusconi arrivi infine al Quirinale. A consacrarsi Salvatore della patria anche per diritto comune, oltre che per quello divino.

Mario Cardinali hhh

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.