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La memoria di Giovanna Marini e la lotta del Circolo Gianni Bosio per una nuova sede

© David Vilches - Unsplash

Fondato nel 1972 anche dalla grande cantautrice scomparsa l’8 maggio di quest’anno, il Circolo è un punto di riferimento per la musica popolare italiana, ma è senza una sede stabile da otto anni. Nonostante le difficoltà, continua a organizzare eventi e a custodire un prezioso archivio storico. Il presidente Alessandro Portelli spera che il Comune di Roma possa finalmente assegnare uno spazio adeguato

“Il giorno del funerale di Giovanna siamo andati, tutti noi del coro, al portone della sede storica e c’era ancora il lucchetto di otto anni fa”. A parlare è Laura Zanacchi, una delle voci del coro della Scuola di musiche del Circolo Gianni Bosio, o di quello che ne resta. La Giovanna è Giovanna Marini, scomparsa a 87 anni lo scorso 8 maggio, una delle più importanti interpreti e cantautrici della musica folk in Italia. Il portone è quello del Circolo Gianni Bosio, a Roma, tutt’ora alla ricerca di una sede per le sue attività.

Il Circolo Gianni Bosio, che deve il nome a uno dei più importanti etnomusicologi italiani, è stato, fino allo sgombero del 2016, un centro vivo di studio sulla musica popolare, storia orale, memoria e ricerca. Fino a quell’anno aveva sede al Rialto Sant’Ambrogio, un grande spazio polivalente con sede in un palazzo storico (una ex scuola) del Ghetto ebraico, luogo di incontro di molte associazioni culturali e precari dello spettacolo della capitale. La Soprintendenza archeologica detiene metà dell’immobile, ma lo spazio è abbandonato da otto anni. Di notte il portone del Rialto diventa la casa di un senza fissa dimora, costruita con cartoni e un materasso (come testimonia una foto recente).

L’ingresso del Rialto a via Sant’Ambrogio 4 a Roma

“Il Circolo Gianni Bosio è stato fondato nel 1972 proprio a casa di Giovanna Marini, con Giovanni Pietrangeli e il Canzoniere del Lazio”, racconta Alessandro Portelli, presidente del circolo, critico musicale e storico italiano tra i più apprezzati a livello internazionale. “Già dal 1969 avevamo iniziato un lavoro di ricerca sulla musica popolare. Di tutte le realtà politiche e culturali nate in quel periodo, questa è una delle poche ancora in vita. L’archivio storico è ora alla Casa della Memoria ma tutte le altre attività sono sospese per mancanza di un luogo dove svolgerle. Il Circolo era, per esempio, l’unico spazio a Roma dedicato con continuità alla musica popolare, raccogliendo l’eredità del Folkstudio. La prima sede del Circolo a San Lorenzo ha visto il debutto di Ambrogio Sparagna, con la prima band chiamata proprio Bosio Big Band, e di Lucilla Galeazzi, e la prima esecuzione pubblica della ballata di Giovanna Marini su ‘I treni per Reggio Calabria’. Più tardi, la sede al Rialto ha visto una delle primissime performance di Ascanio Celestini con ‘Radio clandestina’. Adesso Roma non ha più uno spazio del genere”.

Dove può, il Circolo organizza ancora concerti, seminari, corsi e laboratori di musica e un festival di cultura popolare a Collelongo, in Abruzzo, quest’anno dal 25 al 28 luglio. L’archivio Franco Coggiola del Circolo rappresenta la più grande raccolta di materiali sonori, musicali e storici di Roma e del Lazio. È una risorsa preziosa di memorie e visioni, una fucina di spettacoli, dischi, libri e ricerche. Qui si intrecciano storie e lotte: la borgata e la lotta per la casa, la riscoperta dell’organetto, la memoria delle Fosse Ardeatine, le tabacchine del Salento, i cantori della Valnerina, le occupazioni delle terre in Calabria, le immagini dell’Agro Pontino, i racconti e le fotografie di San Lorenzo. Tantissimi i temi e i fenomeni culturali documentati: il saltarello e le celebrazioni del Venerdì Santo, le “coralline” di Torre del Greco, Vallepietra e Maccarese, i minatori del Kentucky, le acciaierie di Terni, i ragazzi di strada del dopoguerra a Roma, la pizzica, la passione di Giulianello. “I Giorni Cantati” è la sua rivista di culto, che documenta anche i cartai di Isola Liri. Dagli anni in cui il Circolo ha avuto sede a San Lorenzo è nato anche il libro di Lidia Piccioni sul quartiere; dal lavoro di storia orale del Circolo Gianni Bosio è nato uno dei libri più celebri di Alessandro Portelli sulle Fosse Ardeatine “L’ordine è già stato eseguito”, pubblicato da Donzelli.

Il Circolo, che è un ente del Terzo settore, ha ospitato il primo Canzoniere del Lazio, esplorato la musica degli immigrati a Roma, celebrato la pasquella di Velletri e il blues. “Abbiamo accolto stagisti dal Brasile agli Stati Uniti”, spiega Portelli. “Il vero paradosso è che quando siamo stati sgomberati avremmo dovuto essere tra i primi a trovare una nuova sede, ma il Circolo Gianni Bosio è una delle poche realtà che sono rimaste prive di uno spazio”. Al suo interno sono conservati materiali originali e registrazioni uniche di artisti, tra gli altri Romolo Balzani, Barbara Dane, Piero Brega, Sara Modigliani, Lucilla Galeazzi e la stessa Giovanna Marini. È uno dei luoghi dove si è studiata la canzone politica, la canzone di lavoro, lo stornello e l’ottava rima dei poeti a braccio. È inoltre un archivio di storia militante delle borgate romane, dell’Alto Lazio, degli Appalachi, della Ciociaria e della Sabina, della Resistenza romana, dei movimenti del 1968, del 1977, della Pantera, del dopo-Genova e di molte altre vicende.

Il Circolo Gianni Bosio è insieme una biblioteca, un centro di documentazione, una collezione di dischi, cd e video. In passato ha anche organizzato una rassegna annuale sul documentario etnografico in collaborazione con il Festival di Roma. Tutto l’archivio è in corso di digitalizzazione e consultabile su richiesta. La speranza è che, in una nuova sede, possa essere consultabile in copia digitale il materiale dell’archivio, restando alla Casa della Memoria i documenti originali e, soprattutto, riprendere i corsi della scuola di musiche popolari: “Gran parte dei musicisti che suonano strumenti tradizionali si è formata da noi”, dice Portelli.

“Nel 2016, durante lo sgombero, è andato distrutto gran parte del patrimonio librario, riviste, mobili e suppellettili”, ricorda Portelli. “Si era parlato di una nuova assegnazione con Sabrina Alfonsi, allora presidente del primo Municipio, nella vecchia sede del Pci in via Giubbonari, e poi con l’attuale assessore alla cultura, Miguel Gotor”. All’inizio del 2023 in una lettera pubblicata su il manifesto il 27 gennaio, in risposta a un ennesimo appello di Portelli, l’assessore Gotor ha scritto che “Il sovrintendente Presicce ha confermato che sarebbe sua intenzione destinare l’edificio di Sant’Ambrogio, che confina con l’attuale sede della Sovrintendenza di Palazzo Lovatelli, a uffici e collocare lì una parte dei dipendenti della Sovrintendenza che sono al momento dislocati in varie sedi, creando così un unico polo (in particolare gli Uffici collocati nel complesso della Montemartini all’Ostiense si trovano in una sede molto problematica). Il tema fondamentale è che va mutata la destinazione d’uso, infatti, ora è ancora a tutti gli effetti una scuola, anche se dismessa da tempo”.

Un anno fa, giugno 2023, il Circolo Gianni Bosio ha partecipato al bando per la “concessione di immobili per lo svolgimento di attività culturali e/o produttive – spazi sociali” dell’assessorato al Patrimonio del Comune di Roma guidato da Tobia Zevi, chiedendo l’assegnazione di uno di cinque luoghi pubblici inutilizzati e individuati come adatti alle sue attività. Nonostante l’iniziativa sia meritoria e le rassicurazioni dell’assessore, nessuno degli immobili richiesti è stato finora concesso.

“Manca un luogo che consenta la continuità del nostro lavoro -conclude Portelli-. Per più di un anno abbiamo organizzato eventi con il Teatro Torlonia e abbiamo cercato di stabilire rapporti con le istituzioni, ma così le attività si frammentano e il circolo perde forza gradualmente. Manca un luogo di aggregazione, e senza uno spazio fisico, la comunità si disperde. I gruppi non parlano più tra loro. Ho ancora fiducia che il Comune possa trovare una sede per noi”.

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