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Ambiente / Approfondimento

La mappa dell’inquinamento da Pfas nei Comuni lombardi

© Greenpeace

Nei campioni d’acqua prelevati da fontane pubbliche in quattro località tra le province di Bergamo e Lodi e poi analizzati da Greenpeace, le concentrazioni di queste sostanze superano il limite fissato per legge. Per l’organizzazione ambientalista si tratta di un allarme da non sottovalutare

Le analisi condotte da Greenpeace sui campioni d’acqua prelevati in due Comuni della provincia di Lodi e in altrettanti della provincia di Bergamo hanno riscontrato una contaminazione da Pfas (composti poli- e perfluoroalchilici) superiore al limite fissato alla Direttiva europea 2020/2184 pari a 100 nanogrammi per litro (ng/l). I campionamenti -31 in totale- sono stati svolti dall’organizzazione ambientalista tra il 12 e il 18 maggio 2023 prelevando acqua da fontane pubbliche situate in luoghi accessibili al pubblico come parchi giochi per bambini o fuori dalle scuole primarie: luoghi considerati particolarmente sensibili dal momento che sono proprio i minori (oltre alle donne in gravidanza) i soggetti maggiormente esposti al rischio di contaminazione da Pfas. Complessivamente sono 11 le località in cui è stata riscontrata la presenza di queste sostanze.

La ricerca, seppur parziale, è stata motivata dall’urgenza di comprendere meglio la situazione attuale della contaminazione da Pfas nelle acque potabili lombarde. Dopo aver pubblicato a maggio 2023 la prima mappa della contaminazione da Pfas in Lombardia, Greenpeace ha analizzato un piccolo numero di campioni di acqua potabile per verificare se, nei luoghi in cui erano stati effettuati i prelievi, fossero ancora presenti tracce delle sostanze perfluoroalchiliche. L’indagine ha interessato un numero ridotto di località ed è stata “a campione”, non ha cioè quella capillarità né quell’esaustività che dovrebbero mettere in atto gli enti pubblici preposti ai controlli.

Dati alla mano, le analisi -eseguite da un laboratorio indipendente accreditato- hanno evidenziato la presenza di Pfas in 11 campioni di acqua potabile sui 31 raccolti. Come già detto, in quattro casi è stata riscontrata una concentrazione superiore al limite fissato dalla Direttiva europea in materia per la somma di ventiquattro composti: a Caravaggio e Mozzanica, in provincia di Bergamo (in questi casi l’acqua era stata prelevata da fontanelle in parchi giochi cittadini) e Corte Palasio e Crespiatica (in quest’ultimo caso i livelli di contaminazione erano addirittura superiori a mille nanogrammi per litro), in provincia di Lodi. 

In altri sette casi i risultati delle analisi mostrano concentrazioni totali di Pfas variabili e comprese tra i 12 ng/l di un parco giochi a Pontirolo Nuovo (Bergamo) ai 54 ng/l di una fontanella pubblica a Mariano Comense (Como). In cinque località (Capriolo, Somma Lombardo, Mariano Comense, via Civitavecchia e via Cusago a Milano) le concentrazioni risultano superiori ai valori più cautelativi per la salute umana vigenti in Danimarca o proposti negli Stati Uniti. “Dove abbiamo raccolto i campioni -spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia- ci sono parchi pubblici o fontanelle davanti alle scuole. E considerando che i minori, insieme alle donne incinte, sono i soggetti più a rischio, l’allarme è generale e da non sottovalutare”.

L’organizzazione ambientalista è andata a colpo sicuro con i rilevamenti in provincia di Bergamo e Lodi, perché le criticità in merito alla contaminazione da Pfas sono note agli enti pubblici, sebbene non sia chiara l’origine dell’inquinamento: quali aziende cioè sversino sostanze nell’ambiente e da lì nelle falde acquifere.

“L’Unione europea -aggiunge Ungherese- ha approvato una direttiva per regolamentare la presenza di Pfas nelle acque a uso potabile che entrerà in vigore a gennaio 2026. Tra due anni il limite per l’acqua potabile dovrà essere pari a 100 nanogrammi per litro: un valore tutt’altro che cautelativo per la salute secondo le evidenze scientifiche più recenti”. Mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha stabilito un parametro maggiormente restrittivo per l’assunzione attraverso la dieta, pari a 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo per quattro sostanze Pfas (nello specifico Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs). Da questo la Danimarca ha ricavato una soglia ancor più cautelativa per l’acqua potabile, pari a due ng/l per gli stessi composti. 

Un possibile intervento per tutelare la popolazione è l’installazione di filtri sugli acquedotti ma, avverte Ungherese, si tratta di una soluzione temporanea: “In molti casi si tratta di filtri a carboni attivi che consentono di abbattere la presenza di vari inquinanti, tra cui i Pfas: sono estremamente efficaci, però richiedono dei controlli periodici, dal momento che perdono di efficacia, soprattutto per i composti a catena corta. In pratica è come se andassero a saturazione”. Inoltre il loro smaltimento è molto costoso e se avviene in un inceneritore può rilasciare nell’aria le sostanze inquinanti che aveva precedentemente catturato. 

“I Pfas sono interferenti endocrini e possibili cancerogeni -commenta Vincenzo Cordiano, presidente della sezione regionale del Veneto dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde Italia)-. In diverse audizioni parlamentari abbiamo ribadito che nelle acque a uso umano i Pfas non ci devono proprio essere”. Infatti, si deve tenere presente che “non è possibile identificare un livello di Pfas nelle acque, nell’aria, negli alimenti che sicuramente non provochi danni alla salute, in particolare nelle fasce della popolazione più sensibili quali nascituri, neonati, donne in gravidanza e anziani con pluripatologie”, continua il medico specialista in ematologia. Questo perché i Pfas, per la loro natura di sostanze persistenti e bioaccumulabili, “anche se sono presenti in minime concentrazioni nell’acqua potabile, negli alimenti e nell’aria, tendono ad aumentare le loro concentrazioni nel sangue”. In poche parole, se una persona è esposta in modo continuativo a queste sostanze, la quantità assorbita può superare quella eliminata con le urine e con le feci.

“Pare che alcuni abitanti della Lombardia siano dei cittadini di serie B -conclude Ungherese-. Lo scorso luglio a Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza, dove sono state riscontrate concentrazioni simili il sindaco ha diramato subito l’ordinanza, chiudendo l’acqua potabile, e facendo arrivare le autobotti in via cautelativa, per evitare rischi per la popolazione”. A seguito delle analisi condotte a maggio 2023, Greenpeace ha presentato sei esposti alle procure lombarde di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi e Varese. Per ora solo il dipartimento di Brescia dell’Associazione regionale per la protezione ambientale (Arpa Lombardia) sta procedendo a effettuare ulteriori accertamenti.

Questi temi saranno al centro dell’incontro “Pfas, un nemico pericoloso e invisibile. Dai vestiti all’acqua potabile, queste sostanze sono ovunque, anche in Lombardia” organizzato da Greenpeace e in programma a Milano (presso la sala concerti del Circolo Arci Bellezza, via Bellezza 16/A) venerdì 27 ottobre dalle ore 18.30. Per partecipare è necessario registrarsi compilando il form online.

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