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Economia / Opinioni

La mafia è un buco di bilancio

Le pratiche illegali della criminalità organizzata frenano lo sviluppo, cancellano l’innovazione e promuovono la rendita. Ecco perché. La rubrica di Pierpaolo Romani, Avviso Pubblico

Tratto da Altreconomia 220 — Novembre 2019
© Timo Kaiser - Unsplash

L’imprenditore disonesto scaccia quello onesto dal mercato. Lo confermano le inchieste giudiziarie svolte negli ultimi anni contro le mafie, in particolar modo contro la ‘ndrangheta. Il rapporto tra mafiosi e imprenditori è caratterizzato da un duplice canale: da una parte la fornitura di capitali che non vengono trovati nei circuiti legali, dall’altra la volontà di arricchimento rapido. A guadagnarci sono sempre i boss.
I mafiosi hanno a disposizione ingenti risorse finanziarie che guadagnano soprattutto con il narcotraffico. Per avere un’idea di questo mercato criminale si può leggere la Relazione della direzione centrale servizi antidroga del ministero dell’Interno del 2017: per la sola eroina, l’oppiaceo maggiormente diffuso sul mercato europeo, il “valore stimato delle vendite al dettaglio è pari a 6,8 miliardi di euro all’anno; quello della cocaina ammonterebbe a 5,7 miliardi di euro”. Quasi 13 miliardi di euro l’anno consentono ai mafiosi di influenzare pesantemente il mondo economico-finanziario e le sue dinamiche. Agiscono come banchieri -con la differenza che i boss prestano soldi per impossessarsi di aziende e non per fare altri soldi-, corrompono politici -che possono fare o non fare certe leggi- e funzionari pubblici, che possono impedire od ostacolare i controlli ovvero alterare le procedure di assegnazione di un appalto.

28%, il calo di occupazione generato dalla presenza della ‘ndrangheta nel Centro-Nord Italia, dal 1971 al 2011, secondo un recente studio della Banca d’Italia

Tutto questo comprime la libertà dei cittadini e delle imprese, mina la sicurezza e la libera concorrenza, intacca la qualità del lavoro, delle opere che vengono realizzate e dei servizi. Come scrisse il Censis, la mafie rappresentano una “zavorra” per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Lo ha recentemente attestato anche la Banca d’Italia in uno studio intitolato “The real effects of ‘ndrangheta: firm-level evidence”. Dal 1971 al 2011, nel Centro-Nord d’Italia, la mafia calabrese ha causato un calo di occupazione del 28%. Non è vero, quindi, che le mafie offrono lavoro: lo fanno perdere. E quando lo offrono, si presenta come favore piuttosto che un diritto. Un libro importante, pubblicato recentemente dal Mulino e curato dai sociologi Rocco Sciarrone e Luca Storti, intitolato “Le mafie nell’economia legale”, analizza in modo articolato come e perché le cosche agiscono e operano come imprese, capaci di farlo sia nel mercato illegale sia in quello ufficiale. I due studiosi dell’Università di Torino avvertono che nei contesti in cui sono presenti e accettate socialmente e culturalmente pratiche illegali o al limite della legalità, sia in campo economico sia politico, come ad esempio la corruzione, l’elusione e l’evasione fiscale, è facile che arrivino e attecchiscano le mafie. In tali contesti è spesso presente un’area grigia, composta da imprenditori, professionisti, politici, banchieri che offrono servizi ai mafiosi oppure, al contrario, li chiedono ai boss, in spregio delle leggi. Gli scambi, in quest’area, sono caratterizzati da opacità e segretezza e sono finalizzati alla sottrazione di ingenti risorse pubbliche e alla ricerca dell’impunità. Le mafie, avvertono Sciarrone e Storti, hanno imparato rapidamente a operare in mondo sempre più globalizzato e finanziarizzato, e nella loro espansione al di fuori del Mezzogiorno, hanno saputo inserirsi in nuovi contesti territoriali, riuscendo persino a plasmarli. L’illegalità frena lo sviluppo, non lo stimola, favorisce la logica della rendita anziché quella dell’investimento, non stimola né innovazione né competitività. Convivere con le mafie non è possibile e nemmeno conveniente.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it

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