A inizio aprile di quest’anno si è registrata un’impennata del prezzo del cacao, schizzato dai 5.800 dollari a tonnellata di febbraio a oltre diecimila con un’ulteriore, incredibile, fiammata. Ma da cosa è stato determinato questo gigantesco aumento? Da una limitata riduzione della quantità di cacao immessa sul mercato da Costa d’Avorio e Ghana (rispettivamente il primo e secondo produttore a livello mondiale) che ha generato, subito, una nuova ondata di scommesse al rialzo attraverso strumenti derivati capaci di far esplodere i prezzi. Ancora una volta, l’impennata è partita dopo che il cacao era stato pagato ai piccoli coltivatori meno di duemila dollari a tonnellata.
Morale: la finanza speculativa fa enormi profitti, i costi per i consumatori vanno alle stelle e i produttori continuano a restare molto poveri. Gli utili, dunque, stanno finendo interamente nelle mani di pochi grandi speculatori che approfittano della possibilità di operare -tramite gli strumenti derivati- acquisti
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