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Insicurezza percepita e “governo della paura”

Il libro di Jonathan Simon "Il governo della paura. Guerra alla criminalità e democrazia in America" offre illuminanti spunti sulla fase che le democrazie europee – quella italiana forse addirittura più di altre – stanno vivendo, a imitazione di percorsi…

Il libro di Jonathan Simon "Il governo della paura. Guerra alla criminalità e democrazia in America" offre illuminanti spunti sulla fase che le democrazie europee – quella italiana forse addirittura più di altre – stanno vivendo, a imitazione di percorsi già ben conosciuti negli Stati Uniti. Si tratta, in buona sostanza, della politicizzazione delle politiche criminali, che hanno via via sostituito le politiche sociali tipiche degli stati democratici nei primi decenni seguiti alla fine della seconda guerra mondiale.

Fra i tanti argomenti trattati da Simon, c’è la riflessione sul vantaggio "dato dall’attaccare la ‘paura della criminalità’ anziché la criminalità in sé". Il potere politico punta cioè a creare un clima di timori e di aspettative di un suo intervento per garantire "legge e ordine", a prescindere da ciò che accade realmente. E’ inevitabile pensare alla retorica sulla "insicurezza percepita" che ha alimentato la nostra vita pubblica negli ultimi due anni e i riferimenti, per lo più teorici ed emotivi, alla criminalità alimentata dall’immigrazione.

Altro elemento indicato da Simon: l’importanza giocata dalla "esperienza del crimine" fra i cittadini come fattore di sviluppo della "domanda di sicurezza". Questa esperienza, dice Simon, è per lo più "mediata" dai mezzi di comunicazione, dal passaparola di quartiere, dalle dicerie. Anche qui sembra che si parli di noi.

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