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In Somalia le persone stanno perdendo la lotta per la sopravvivenza

Un'infermiera di Msf visita un bambino malnutrito in una clinica gestita dall'organizzazione umanitaria © Abdalle Mumin/MSF

Per la quinta stagione consecutiva il Paese sta affrontando un’ondata di siccità che potrebbe essere la peggiore degli ultimi quarant’anni. Ad aggravare la situazione l’aumento dei prezzi alimentari e la diffusione di malattie infettive nelle regioni maggiormente colpite dalla carestia. E a pagare il prezzo più alto sono i bambini

Nei Paesi del Corno d’Africa i mesi di ottobre e novembre segnano tradizionalmente l’inizio della stagione delle piogge: un momento fondamentale per far germogliare nuova erba nei pascoli, alimentare i pozzi e i corsi d’acqua della regione. Ma da quattro anni a questa parte le attese precipitazioni o non si verificano o sono del tutto insufficienti, e nei prossimi mesi la situazione potrebbe rimanere la stessa. Il timore delle principali Ong internazionali e delle agenzie delle Nazioni Unite è che la Somalia possa soffrire una quinta stagione di siccità, la peggiore degli ultimi quarant’anni.

“Dopo quattro stagioni di mancate piogge le persone stanno perdendo la loro lotta per la sopravvivenza: il bestiame è morto, non ci sono stati raccolti e i prezzi dei prodotti alimentari sono stati spinti sempre più in alto dalla guerra in Ucraina –ha spiegato Parvin Ngala, direttore regionale di Oxfam per il Corno d’Africa-. L’allarme è scattato da mesi ma i donatori internazionali non si sono ancora attivati per far fronte a questa terribile realtà”.

Secondo le stime dell’organizzazione nei prossimi mesi questa situazione causerà la morte di una persona ogni 36 secondi in Kenya, Etiopia e Somalia. La situazione è particolarmente drammatica in quest’ultimo Paese dove il numero di persone che soffrono la fame è già superiore rispetto a quello registrato nel corso della carestia del 2011 a seguito della quale si contarono più di 250mila vittime (la metà tra bambini con meno di cinque anni). Le Nazioni Unite calcolano che i somali colpiti dalla siccità siano 7,8 milioni mentre si prevede che il numero di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare raggiungerà i 6,7 milioni nel solo trimestre ottobre-dicembre 2022.

Per Oxfam quella che si sta verificando in Somalia è una crisi causata dalla somma di molti fattori: il Paese è intrappolato da decenni in un ciclo di inondazioni, siccità, conflitti, epidemie e risposte umanitarie inadeguate che hanno imposto un pesante tributo alla popolazione, che a malapena ha il tempo di riprendersi da una crisi prima che ne arrivi un’altra. A questo scenario si è poi aggiunto negli ultimi anni l’aumento fuori controllo dei prezzi dei generi alimentari (raddoppiati o triplicati negli ultimi mesi) accelerato dalla guerra in Ucraina. Una situazione che rende particolarmente complesso l’intervento delle agenzie umanitarie. Sullo sfondo i conflitti e l’instabilità politica che segnano -senza soluzione di continuità- la storia del Paese dal 1991, anno della caduta del dittatore Siad Barre, cui sono seguiti i sanguinosi conflitti tra i diversi signori della guerra che si sono spartiti la Somalia, il movimento delle Corti islamiche e da ultimo il gruppo terroristico islamista di al-Shabaab che compie frequenti attentati nei confronti del governo somalo e dei suoi rappresentanti. L’ultimo, in ordine di tempo si è verificato proprio sabato 29 ottobre davanti alla sede del ministero dell’Istruzione dove l’esplosione di due auto-bomba ha causato la morte di almeno cento persone e il ferimento di altre trecento. Nello stesso luogo, nel 2017, l’esplosione di un camion-bomba aveva ucciso circa 500 persone.

Il deterioramento della insicurezza alimentare in Somalia tra 2016 e 2022. Fonte: FSNAU, IPC, 2022

“I somali hanno dovuto fronteggiare l’insicurezza per generazioni ma oggi la differenza è data dall’impatto del cambiamento climatico e dalla volatilità del mercato globale -spiega Laura Turner, vice-direttore del Programma alimentare mondiale (Pam) per la Somalia-. Ma il vero limite è l’insicurezza. Stiamo facendo del nostro meglio per portare aiuto alle popolazioni che vivono in aree difficili da raggiungere a causa della presenza di gruppi armati o inaccessibili, proprio perché prevediamo che queste saranno colpite per prime dalla carestia”. Attualmente il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite assiste circa quattro milioni di persone in Somalia ed è impegnato in una corsa contro il tempo per evitare la catastrofe umanitaria. Per farlo, però, ha bisogno di 412 milioni di dollari per finanziare le proprie attività fino a marzo 2023.

A pagare il prezzo più alto di questa situazione sono soprattutto i bambini: gli ultimi dati dell’Unicef (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia e l’adolescenza) fissano a 44mila il numero di piccoli ricoverati per malnutrizione acuta grave: “Si tratta di uno al minuto -ha spiegato James Elder, portavoce dell’agenzia, in una conferenza stampa che si è svolta a Ginevra lo scorso 18 ottobre-. I bambini gravemente malnutriti hanno probabilità fino a undici volte maggiori di morire di diarrea o morbillo rispetto ai loro coetanei adeguatamente nutriti. Con tassi del genere, la Somalia è sull’orlo di una tragedia che non si vedeva da decenni”.

Una delle regioni maggiormente interessate dalla crisi è quella di Baidoa nel Sud-Est del Paese dove, secondo le stime di Medici senza frontiere (Msf), tra gennaio e agosto 2022 sono arrivati più di 200mila sfollati interni che si sono aggiunti alle 600mila persone che già vivevano nella città. L’organizzazione umanitaria è presente nell’area per fornire assistenza alla popolazione. “Quello che osserviamo a Baidoa è un enorme aumento della malnutrizione infantile: vediamo circa 700-800 bambini a settimana, di questi circa il 40% è affetto da malnutrizione acuta grave e necessita quindi di cure mediche. Si tratta di una situazione estremamente preoccupante”, spiega ad Altreconomia Djoen Besselink, rappresentante Paese per Msf che nella regione gestisce venti cliniche mobili dedicate appositamente alla nutrizione. Nei primi otto mesi dell’anno l’organizzazione medica ha trattato più di 12mila piccoli malnutriti: il picco si è registrato ad agosto, quando in una sola settimana ne sono stati monitorati 955 e di questi 761 sono stati ammessi al programma di nutrizione. La maggior parte di questi piccoli appartengono a nuclei familiari recentemente sfollati nella regione di Baidoa.

Le condizioni di salute della popolazione locale sono aggravate anche dalla diffusione di malattie infettive, che trovano negli affollati campi profughi le condizioni ideali per diffondersi. Nei primi sei mesi del 2022 in Somalia si è registrato un numero di casi di morbillo doppio rispetto all’intero 2021; tra gennaio e agosto 2022, Medici senza frontiere ha ricoverato nelle sue strutture nel Paese più di 5.460 bambini che hanno contratto questa malattia. A preoccupare il team di Baidoa è il fatto che un’elevata percentuale di piccoli ricoverati (circa il 30%) ha più di cinque anni: “Le vaccinazioni per il morbillo vengono solitamente effettuate nei primi mesi di vita -spiega ancora Besselink-. In contesti segnati da una crisi umanitaria o da un conflitto può capitare che le campagne vaccinali vengano sospese per alcuni periodi: di conseguenza può succedere di incontrare neonati o bambini molto piccoli che, non essendo coperti dal siero, contraggono la malattia. Ma quando capita, come successo a noi, di prendere in carico non solo minori in età scolare ma persino adolescenti vuol dire che le campagne vaccinali non vengono svolte per decenni”. All’epidemia di morbillo si è poi sommata la diffusione del colera: tra maggio e agosto 2022 Msf ha registrato più di 14mila malati nella regione di Baidoa di cui circa un migliaio sono stati ricoverati presso i “colera treatment center” dell’organizzazione. Per prevenire la diffusione della malattia nei luoghi in cui si sono insediati gli sfollati, Msf ha effettuato il trasporto di acqua potabile, la clorazione e la trivellazione di pozzi per aumentare l’accesso a fonti di approvvigionamento idrico sicure.

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