Economia / Attualità
“Il sistema fiscale globale azzoppa le sanzioni e impoverisce gli Stati”
Dall’inizio della pandemia le dieci persone più ricche del Pianeta hanno raddoppiato i loro patrimoni e ogni 26 ore è spuntato un nuovo miliardario. Ma è impossibile conoscere dove si trovi gran parte di quella ricchezza. Un’opacità che ha favorito anche gli oligarchi russi. La lettera aperta della Commissione Icrict ai Paesi del G20
“Dall’inizio della pandemia da Covid-19 le dieci persone più ricche del Pianeta hanno raddoppiato i loro patrimoni (ad almeno 1,5mila miliardi di dollari) mentre ogni 26 ore è spuntato un nuovo miliardario. Tuttavia è pressoché impossibile conoscere dove si trovi gran parte di questa ricchezza, poiché in molti casi è occultata attraverso sistemi elaborati per evitare di pagare le tasse o per nascondere il denaro generato da corruzione o altre attività illegali. Il caso degli oligarchi russi parla da solo”, denuncia la Commissione indipendente per la riforma internazionale della tassazione delle imprese (Icrict) in una lettera aperta inviata il 19 aprile 2022 ai ministri dell’Economia dei Paesi del G20.
I firmatari -José Antonio Ocampo, Edmund Fitzgerald, Eva Joly, Gabriel Zucman, Jayati Ghosh, Joseph E. Stiglitz, Irene Ovonji-Odida, Kim S. Jacinto Henares, Léonce Ndikumana, Magdalena Sepúlveda Carmona, Rev. Suzanne Matale, Ricardo Martner, Thomas Piketty e Wayne Swan- si rivolgono direttamente ai governi chiedendo azioni concrete per contrastare l’evasione fiscale anche attraverso la creazione di un registro internazionale degli asset. La “questione fiscale” è infatti tornata al centro del dibattito con la guerra in Ucraina. Dall’inizio del conflitto numerosi Paesi occidentali hanno imposto sanzioni contro la Russia e verso i suoi cittadini più facoltosi ma queste iniziative sono state spesso limitate dalla difficoltà nella determinazione della proprietà delle loro ricchezze. Un muro di opacità. “Secondo alcune stime gli oligarchi russi detengono all’estero almeno 1.000 miliardi di dollari, anche tramite società offshore la cui proprietà è difficile da stabilire”, si legge nella lettera di Icrict. I paradisi fiscali, quindi, impediscono ai governi di imporre sanzioni efficaci e rappresentano un ostacolo all’applicazione del diritto internazionale. “Come leader dei Paesi più importanti del Pianeta avete la responsabilità di prendere decisioni urgenti per evitare che il mondo scivoli nel caos -ammonisce la Commissione-. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno mostrato la mancanza di resilienza delle nostre economie, sia nelle nazioni emergenti sia in quelle sviluppate. Hanno anche rivelato al mondo la portata della disuguaglianza e della ricchezza celata nei paradisi fiscali dai membri più ricchi delle nostre società. Quando questi ultra-ricchi utilizzando il loro potere per evadere i loro obblighi fiscali negano agli Stati risorse preziose e impoveriscono il resto della società”.
Il problema non riguarda solo i miliardari oligarchi russi: è il sistema fiscale globale a favorire gli abusi, il riciclaggio di denaro e la corruzione deviando così importanti risorse che sarebbero altrimenti destinate a uno sviluppo equo e sostenibile. “Anche se ci sono stati alcuni progressi negli ultimi anni, tra cui l’introduzione dello scambio automatico multilaterale di informazioni sui conti finanziari e di registri nazionali di proprietà beneficiaria -sostiene Icrict-, rimane ancora molto da fare per rendere il sistema finanziario internazionale più equo, per ripararlo. C’è ancora una lunga strada da percorrere per raggiungere anche quel minimo di trasparenza che sarebbe necessaria per scoraggiare l’evasione fiscale dei ricchi, oligarchi inclusi”.
Per combattere le disuguaglianze causate dall’elusione fiscale e aggravate dalla guerra in Ucraina e dalla pandemia da Coivd-19, propongono i firmatari della lettera, è necessario istituire un registro globale dei patrimoni (Global asset registry, Gar). “L’idea è semplice -sostiene Icrict-. Si tratta di connettere i registri patrimoniali nazionali per tutte le diverse forme di ricchezza che è possibile possedere, sfruttando le strutture già esistenti o incoraggiando i Paesi che non hanno ancora questo tipo di archivi a svilupparli. Non partiamo da zero”. In questo modo si potrebbero tracciare non solo conti corrente, beni immobili, trust e altri tipi di accordi legali, ma anche criptovalute, titoli finanziari, opere d’arte e altri beni di lusso fino a risalire anche ai diritti d’autore e proprietà intellettuali. Grazie al nuovo strumento sarebbe possibile attribuire ogni tipo di ricchezza non al suo proprietario formale, che spesso lo è solo di facciata, ma al suo possessore sostanziale. Il registro globale, inoltre, non è solo uno strumento prezioso per combattere l’evasione, ma permetterebbe di mappare in modo più efficace le disuguaglianze. Il registro, grazie alla sua capacità di attribuire correttamente la proprietà di beni e ricchezze, fornirebbe a governi e cittadini uno strumento per indagare in modo più approfondito le disuguaglianze.
Secondo Icrict la realizzazione di questo progetto è possibile ma manca la volontà a livello politico per portarlo a termine. Un primo passo, come suggerito dall’EU Tax Observatory, spetterebbe proprio all’Unione europea. L’istituzione di un registro europeo dei beni sarebbe un primo passo nella giusta direzione e aprirebbe la strada a iniziative simili a livello globale. “Chiediamo quindi ai leader del G20, e ai partner interessati, di convocare un summit internazionale urgente per affrontare le problematiche legate alla ricchezza offshore, al ruolo tossico dei paradisi fiscali e per sviluppare e divulgare un piano per implementare rapidamente un registro globale dei beni. Niente più scuse, niente più pandemie, niente più guerre per giustificare la mancanza di azione”.
© riproduzione riservata