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Diritti

Il Muos e il ricorso telecomandato

Il dibattito sul contestato progetto di Us Navy per cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra in Sicilia, torna in Parlamento. Il titolare della Difesa ha risposto a un’interrogazione a risposta immediata di alcuni deputati di Sel. Al centro, l’impugnazione da parte del governo del provvedimento di revoca della Regione. La storia del "telecomando dei droni" raccontata ad aprile su Ae 148

"La Difesa ha un interesse diretto alla realizzazione del Muos". Così Mario Mauro, ex parlamentare europeo e oggi titolare del dicastero retto fino a pochi mesi fa dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha replicato a un’interrogazione a risposta immediata formulata ieri (mercoledì 22 maggio, ndr) alla Camera dei deputati da tre esponenti di Sel. Al centro dell’istanza, il Mobile User Object System (Muos), ovvero cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra in Sicilia per coordinare i droni -gli aerei senza pilota- parcheggiati a Sigonella, la base Nato di Catania.

Il punto è che il "telecomando" di stanza a Niscemi ricade nel pieno della Riserva naturale orientata Sughereta, inserita nella rete ecologica Natura 2000. Un impianto che già solo con le 46 antenne esistenti pregiudica l’ambiente e, a causa delle onde elettromagnetiche, mette a rischio il contesto socio-sanitario circostante. Condizione allarmante che ha spinto due professori del Politecnico di Torino, autori nel 2011 di uno studio sulla parabola del Muos, a richiedere "l’avvio immediato di una procedura di riduzione a conformità, finalizzata alla riduzione delle emissioni, e il blocco di ogni futura installazione". Perché, scrivono, "in caso di errore di puntamento dovuto ad incidente, malfunzionamento o errore, è associato il rischio di irraggiamento accidentale di persone che, entro un raggio di 20 chilometri, potrebbero subire danni gravi e irreversibili anche per brevi esposizioni". Gli Stati Uniti, però, hanno altri programmi. E con loro il governo italiano. 

 
La Regione Sicilia, dopo le battaglie condotte dai comitati "No Muos", ha prima sospeso (5 febbraio 2013) e poi revocato (29 marzo 2013) le autorizzazioni rilasciate alla Marina militare Usa. Il 30 marzo, oltre 10mila persone marciano a Niscemi sventolando bandiere della pace. L’assalto alla riserva naturale e alla salute dei cittadini sembra respinto. Speranza appassita il 20 aprile, quando il governo italiano impugna le delibere regionali che stabilivano lo "stop" all’infrastruttura bellica, chiedendo addirittura "il ristoro dei danni conseguenti quantificati in euro 25mila". Una sorta di penale diplomatica che è stata incredibilmente estesa anche al comune di Niscemi, stretto da un lato dalle pressioni di un Paese straniero e dall’altro dal proprio governo. Il tutto prima che l’Istituto superiore di sanità si fosse ancora espresso in merito ai possibili effetti nocivi del Mobile User Object System (Muos).
 
Nella stringata replica a chi lo interpellava, il ministro Mauro ha definito "censurabile sul piano della legittimità" l’iniziativa dell’ente guidato da Rosario Crocetta, per il fatto che "il ministero della difesa potrebbe essere chiamato sotto un profilo civilistico a ristorare spese sostenute dalla controparte che, fidando sull’impegno assunto, ha appaltato i lavori". Quelle stesse spese valutate in 25mila euro al giorno, il che "rientra nella linea di strategia processuale definita dall’Avvocatura distrettuale dello Stato che ha proceduto alla quantificazione tenendo conto delle somme dovute alle ditte appaltatrici nel periodo in cui i lavori devono restare fermi". Perché la Sicilia deve diventare avamposto di strategie militari e Sigonella "capitale mondiale dei droni". Due punti non scritti nel nuovo programma di governo.

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