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Il luogo di Giulia, nelle Marche

A Cupramontana, nella culla del Verdicchio, Giulia Fiorentini è arrivata da Milano, a vent’anni, per imparare la vite coltivando tre ettari, "gioiello di giovane vigna racchiusa in un ampio anello di olivi". I suoi vini sono quattro -“Il Gentile”, “Il Grottesco”, “Rebecca” e “Benedetto”- e ribelli 

Nasce a compimento di un lungo viaggio, il luogo “Di Giulia”.

Da un galoppo teso alla ricerca di un’origine, da un’errabonda irrequietezza che –dopo corsa a briglia sciolta fra tanti luoghi diversi per terra e per cultura- in un’estate di isola a picco sul mare sceglie di sparpagliare il cuore al vento, trovando, in quest’atto di sconsiderata libertà, la forza di una radice nella concretezza innamorata di una vigna.

Studiava filosofia, Giulia.
E aveva inscritto dentro fin da bambina l’amore per la poesia, il fascino per la bellezza e il sogno insospettato della terra.
Disegnava campagne mai viste dagli orizzonti di città, fattorie e cieli gonfi di rondini.
“Farò la contadina e scriverò poesie”, questa la scelta dei suoi otto anni, a dispetto della meraviglia divertita dei genitori, entrambi professionisti cittadini.

La memoria di un sogno la richiama, come istinto mai sopito, e a vent’anni, inappagata dalle briglie strette di un vivere di solo pensiero, parte da Milano, e viaggia cercando l’essenzialità di un’origine, la verità di una voce puramente propria, singolare.
A distanza di sei anni, incontra la pienezza di un rispondere, e la riconosce nella tenerezza innocente dei colli marchigiani, fra i cui seni si imbatte per caso nello splendore di una gemma: gioiello di giovane vigna racchiusa in un ampio anello di olivi, argento attorno ad una fiamma verde.

Subito l’inquietudine si converte in impazienza d’amore: si incanta il cuore, si commuove il pensiero, si frena il viaggio, dilatandosi in inattesa, lunga tappa, che pone capo a Cupramontana, paesello culla del Verdicchio, vivace, piccola comunità di semplicità buona.
Senza alcuna preparazione enologica né familiarità con la campagna, Giulia dunque si ferma e rileva il piccolo fondo di tre ettari, di cui imparerà negli anni i segreti, a cui si intimerà piano piano, educandosi a conoscere i suoi vini, modellando il corpo sugli sforzi richiesti dal vivere per l’agricoltura.

È scelta dunque che parte dalla terra, nell’intuizione che dalle sue profondità si origini altro lungo viaggiare. Viaggiare radicato, viaggiare fra rami, viaggiare a cavallo delle stagioni, viaggiare come centro fermo di un mondo che cambia, che danza di sempre nuove forme, cicliche, ripetute, eppure sempre rinnovate.
Viaggio che sospinge all’interno dall’ebbrezza di un vivere saggio e vorticoso di una vita affastellata e prorompente tutt’intorno.
È scelta che –per Giulia- inizia in uno struggente stupore per la vite, questo rampicante perfetto, agile e riarso di verticalità, inabissato di radice fino ai minerali più profondi della terra, slanciato di indomita ribellione al cielo, nell’esuberanza dei tralci lungo la giovinezza incontenibile dell’estate.

È sinfonia.
Sinfonia di filiformi ballerine, ordine militare delle geometrie a filare, natura selvaggia, ed inarrestabile di crescita, forza di radicamento e convulsa tensione all’ascesa.
Giulia vi si riconosce, e si lascia vincere dall’incanto delle sue trasformazioni, dalla capacità di totale rinascita in un frutto non immediato, in un frutto che a sua volta è rinascita: rinascita di una stagione, di una pianta, di una storia; in un frutto che è vino, creatura capace di cambiare nel tempo, capace di imprimere l’esperienza di un sorso di un crogiuolo di sentimenti.  
Della vite, Giulia imparerà il ciclo vegetativo, ne seguirà la crescita, formando corpo e cuore sul ritmo di un lavorio costante e infaticabile.
Imparerà a guidare un trattore, cingolato che ora si chiama “Mathilda”, e a danzare braccio a braccio con il decespugliatore, “Amico Erbivoro.

Imparerà a non temere la logica strana delle pompe di cantina, l’assordante rumore della deraspapigiatrice, l’eleganza arcaica del multicolore torchio pneumatico.
Come si lascerà educare dalle ragioni dei suoi quattro vini, “Il Gentile”, “Il Grottesco”, “Rebecca” e “Benedetto”, ribelli per nascita, incapaci di compromesso per natura, precisi e definiti nel trovar se stessi, e nel farlo da soli.

Dall’inquietudine ad una vita a cielo aperto, dall’esigenza di una solitudine essenziale al silenzio vivo della vita di natura, dall’esigenza di darsi alla gioia del cuore, che si affretta a molte fioriture: fioriscono visi, fioriscono incontri, fiorisce della bellezza il continuo miracolo, il suo sempre rinnovato stupore.

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Per info e contatti: Azienda olivitinicola Giulia Fiorentini – http://www.digiulia.it, info@digiulia.it
Via Manciano, 13 / Cupramontana (AN) – Italia

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