Interni / Inchiesta
Il decreto del ministero dell’Interno che azzera la trasparenza sulle frontiere
A metà marzo 2022 la ministra Lamorgese ha firmato un decreto che dichiara “inaccessibili” gli atti relativi alla “gestione delle frontiere e dell’immigrazione”, inclusa la cooperazione con Frontex. Gli effetti, cioè i dinieghi agli accessi civici, si vedono. “Si vanifica un diritto dei cittadini”, denuncia l’avvocata Giulia Crescini di Asgi
Il ministero dell’Interno vuole azzerare la trasparenza in tema di gestione delle frontiere e dell’immigrazione, inclusi gli atti che riguardano le forniture alla Libia o la collaborazione tra l’Italia e l’Agenzia Frontex. È quanto prevede un decreto del 16 marzo 2022 firmato, senza far troppo rumore, dalla ministra Luciana Lamorgese.
Con il pretesto di voler aggiornare la “Disciplina delle categorie di documenti sottratti al diritto di accesso ai documenti amministrativi”, il Viminale ha infatti incluso le materie più disparate, strumentalizzando il concetto di “sicurezza” o “difesa” nazionale e sopprimendo, di fatto, il diritto all’accesso civico.
Prendiamo ad esempio l’articolo 2 del decreto ministeriale. Nelle categorie dei documenti ritenuti “inaccessibili per motivi attinenti alla sicurezza, alla difesa nazionale ed alle relazioni internazionali” sono stati inclusi anche quelli “relativi agli accordi intergovernativi di cooperazione e alle intese tecniche stipulati per la realizzazione di programmi militari di sviluppo, di approvvigionamento e/o supporto comune o di programmi per la collaborazione internazionale di polizia, nonché quelli relativi ad intese tecnico-operative per la cooperazione internazionale di polizia inclusa la gestione delle frontiere e dell’immigrazione”. Quella generica aggiunta finale -“inclusa la gestione delle frontiere e dell’immigrazione”- fa la differenza.
E Altreconomia ha già potuto sperimentarne l’effetto. Il 21 luglio 2022 l’Agenzia industrie difesa (Aid), ente pubblico nato nel 2001 e “vigilato” dal ministro della Difesa, ha infatti negato l’accesso all’accordo di collaborazione firmato il 21 ottobre 2021 con la direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere, insediata proprio presso il ministero dell’Interno, e finalizzato alla fornitura di mezzi e materiali alla Libia. “La valutazione è sostenuta normativamente anche dal decreto del ministero dell’Interno datato 16 marzo 2022”, ha scritto nel diniego il direttore generale dell’Agenzia, l’ex senatore Nicola Latorre.
Nel decreto c’è poi un’altra categoria “sensibile” che riguarda Frontex. Si tratta cioè di tutti quei “documenti relativi alla cooperazione con l’Agenzia Europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex, ndr), per la sorveglianza delle frontiere esterne dell’Unione europea coincidenti con quelle italiane e che non siano già sottratti all’accesso dall’applicazione di classifiche di riservatezza Ue”. Tradotto: qualsiasi atto che riguardi Frontex e il suo operato in Italia o con l’Italia potrà essere ritenuto “inaccessibile” e quindi negato.
L’avvocata Giulia Crescini, socia dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e in prima linea in tema di trasparenza degli atti del governo (e delle conseguenti battaglie legali per ottenerla), denuncia il tentativo di “vanificare il diritto all’accesso del cittadino”. “Le categorie di documenti inaccessibili sono state così ampliate nel decreto da frustrare profondamente lo spirito del Freedom of information act. Un limite interpretato poi in maniera assoluta dalla Pubblica amministrazione che invece non dovrebbe applicarsi per l’accesso civico”.
Un’altra categoria del decreto che potrebbe prestarsi a interpretazioni restrittive è quella delle “relazioni, rapporti ed ogni altro documento relativo a problemi concernenti le zone di confine […] la cui conoscenza possa pregiudicare la sicurezza, la difesa nazionale o le relazioni internazionali”. Si tratta del confine italo-sloveno dove nel 2020 si verificarono le (illegali) “riammissioni informali attive”? O della frontiera alpina? O della zona di Ventimiglia? O degli hotspot?
Nel frattempo l’accordo tra l’Aid e il ministero resta sottratto all’accesso civico, così come un altro “patto” interno di cui abbiamo dato conto qualche mese fa, ovvero la convenzione dell’8 novembre 2021 tra il Viminale e la Guardia costiera per la cessione di tre “unità navali Sar classe 300” realizzate dal Cantiere Navale Vittoria e dal valore di 6,3 milioni di euro a beneficio della Libyan coast guard and port security. Anche su quello è chiusura totale. Come a dire, forniture d’oro ma a luci spente.
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