Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Interni

Il Cip6 non si smentisce mai

Lo scorso 24 aprile, il ministero dello Sviluppo Economico ha scelto di non far risparmiare agli italiani 500 milioni di euro. Se avesse modulato la remunerazione dell’incentivo Cip6 -teoricamente volto a sostenere le fonti alternative- le bollette elettriche ne avrebbero sensibilmente beneficiato. Edison, Saras e Erg -su tutte- ringraziano

Oltre a non aver sostenuto le energie rinnovabili -come anche l’ultima relazione annuale dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas dimostra- costerà 500 milioni di euro più del dovuto. È l’ossimoro il più gradito regalo di compleanno che da 21 anni a questa parte il sesto provvedimento del Comitato interministeriale prezzi (Cip6) riserva al nostro Paese. Una quota delle bollette elettriche degli italiani (tra l’8 e il 10 per cento) dovrebbe infatti essere impiegata per assicurare sviluppo a impianti che usano sole, acqua e vento attraverso tariffe opportunamente maggiorate. Purtroppo, tra le opportunità oggetto dell’incentivo sono state ricomprese anche fonti strategicamente definite “assimilate”, dando perciò una mano a gas, residui della raffinazione del petrolio e rifiuti. 
 
Se lo squilibrio riguardante la remunerazione è noto già dal ’92, quest’anno è intervenuto un altro inedito fattore, legato all’ammontare stesso dell’incentivo. Il 24 aprile scorso (vedi allegato), infatti, il ministero dello Sviluppo Economico, guidato allora da Corrado Passera, ha deliberatamente evitato di dar seguito all’indicazione fornitagli nel dicembre 2012 (vedi allegato) dalla stessa Autorità per l’energia elettrica e il gas, rinunciando conseguentemente ad adeguare il calcolo dell’incentivo ai "mercati spot" piuttosto che ai contratti a lungo termine. Un’opzione che, come rivelato la scorsa settimana dal Fatto Quotidiano, avrebbe consentito di risparmiare 500 milioni di euro. Strada che il predecessore di Maurizio Lupi ha scelto di non percorrere, spostando in là l’aggiornamento segnalato dall’Autorità e tenendo in vita il "vecchio" metodo. Certamente generoso.
 
Come “generosa" è stata la remunerazione complessiva del Cip6, che nel 2011 è valsa -in termine di costi totali dei ritiri del Gestore Servizi Energetici (Gse)- 3,256 miliardi di euro. La relazione annuale 2012 dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas dà conto della distribuzione dell’incentivo (o remunerazione), che si conferma rivolta a ciò che rinnovabile non è. Alla voce "fonti assimilate" l’importo ammonta a 2,338 miliardi di euro, a fronte dei 918,3 milioni di euro riconosciuti alle "fonti rinnovabili", dove la categoria "impianti fotovoltaici, a biomasse, a RSU e impianti equiparati" catalizza il 77% (710 milioni di euro). 

 
"Per quanto riguarda le fonti assimilate", riporta l’Agenzia, "sulla base delle dichiarazioni degli operatori che hanno risposto all’Indagine dell’Autorità, risulta che otto operatori effettuano la quasi totalità della generazione elettrica in convenzione CIP6. Le quote maggiori spettano ai gruppi Edison (20,8%, circa 480 milioni di euro, ndr), Saras (18,4%, circa 420 milioni di euro, ndr) ed Erg (16,8%)". Seguiti da Gdf Suez (15,6%), BG Group (12,4%), Api (9,8%), Elettra (5,5%) e Ice Holding (0,7%). "Altri operatori, 0,0%". 

 
Quel che resta dei 3,3 miliardi di euro, come detto una cifra pari al 28%, spetta alle fonti rinnovabili. La lombarda A2a copre il 30,9% della generazione, seguita a distanza da Ital Green Energy Holding (14,1%). 

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati