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Il “caro estorsore” che oggi non si denuncia

Libero Grassi davanti alla sua fabbrica a Palermo © Naccari/ Giacominofoto

A più di trent’anni dalla morte di Libero Grassi ,sempre più imprenditori cedono alle richieste mafiose. La società civile prova a invertire rotta. La rubrica di Pierpaolo Romani

Tratto da Altreconomia 278 — Febbraio 2025

Sarà pronunciato anche il suo nome il prossimo 21 marzo a Trapani, in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Sì, nella terra di Matteo Messina Denaro, il nome di Libero Grassi sarà letto ad alta voce insieme a quello del giornalista Mauro Rostagno e di altre mille vittime della barbarie mafiosa, nella manifestazione promossa da Libera e Avviso Pubblico.

Grassi era libero non solo di nome, ma anche di fatto. Trentaquattro anni fa, sul Giornale di Sicilia l’imprenditore scrisse una lettera al “caro estorsore” nella quale pubblicamente pronunciava il suo rifiuto a pagare il pizzo, la “tassa mafiosa” sulla paura. Quella scelta solitaria, che l’associazione degli imprenditori palermitani non appoggiò né condivise, costò la vita a Libero Grassi, che fu assassinato nel capoluogo siciliano il 29 agosto 1991.

Dopo la sua morte, nacque un’esperienza importante: a Capo d’Orlando sorse il movimento antiracket.

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