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I numeri che non tornano nel monitoraggio civico dei progetti del Pnrr
Gruppo Abele e Libera chiedono l’istituzione di un portale unico nazionale per una maggiore trasparenza. La rubrica di Pierpaolo Romani
Da diversi mesi non passa giorno senza che sui media non si parli del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Quella che avrebbe dovuto essere una grande opportunità per il rilancio del nostro Paese dopo la pandemia da Covid-19 rischia di trasformarsi in qualcosa di difficile da gestire.
Un ruolo centrale per l’attuazione del Pnrr lo giocano gli enti locali i quali, tuttavia, lamentano la ristrettezza delle scadenze temporali previste unitamente alla scarsità di personale competente di cui essi dispongono. In tale scenario, si corrono diversi rischi come il venire meno della cosiddetta “innovazione sociale” (molti Comuni hanno presentato progetti vecchi di anni, che non erano stati finanziati in precedenza). Oltre al fatto che, in nome della velocità di realizzazione delle opere si attenuino i controlli, rischiando così di favorire l’infiltrazione delle mafie e dei sistemi corruttivi.
Un allarme lanciato in sedi istituzionali, tra gli altri, dal Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, anche in relazione all’approvazione del nuovo Codice dei contratti pubblici.
A differenza di quanto successo in altri Paesi europei, il Pnrr italiano non è stato discusso pubblicamente e in forma partecipata con sindacati, associazioni e altri stakeholder. Ma è stato sostanzialmente percepito come un’operazione calata dall’alto, di cui si è occupato un gruppo di specialisti incaricati dai diversi governi che si sono succeduti.
Ancora oggi parlando del Pnrr si percepisce un difetto di trasparenza nella comunicazione di dati aggiornati e attendibili rispetto ai progetti realizzabili e all’impiego di più di 200 miliardi di euro. A denunciare questa situazione è intervenuto, lo scorso luglio, il rapporto del progetto Common-Comunità monitoranti, promosso da Libera e dal Gruppo Abele, intitolato “Il Pnrr ai raggi X”.
Sono stati monitorati 109 Comuni capoluogo di provincia, per un totale di 1.731 progetti dal valore di sei miliardi di euro. Il monitoraggio civico è stato svolto grazie al contributo di 124 volontari della rete di Libera, che hanno imparato a muoversi tra accessi civici e scraping di dati. Nella presentazione del rapporto si legge che “per 133 dei 1.731 progetti mappati non è stato possibile individuare il Codice unico di progetto (Cup) una sorta di ‘codice fiscale’, dato essenziale per l’identificazione di un progetto.
I progetti finanziati con i fondi del Pnrr monitorati dal progetto Common-Comunità monitoranti, promosso da Libera e dal Gruppo Abele, sono stati 1.731
Confrontando il dataset di Libera con i dati sui progetti di Pnrr rilasciato sul portale Italia Domani, al giugno 2023, c’è una gigantesca differenza che non si riesce a spiegare. Novecento progetti (o meglio Cup) dei 1.598 mappati da Libera non sono presenti (o almeno non sono coincidenti) nel database istituzionale: una differenza del 56%. I dati risultano ancora diversi se si va a incrociare il database di Libera con quello reso disponibile dall’Autorità anticorruzione. Di 1.598 risultano 328 progetti (o meglio Cup) mappati da Libera (il 21% di quelli verificabili) non presenti o almeno non coincidenti con questo database istituzionale al 5 giugno 2023”.
Gli autori del rapporto non solo pongono alcune domande specifiche alle autorità, ma chiedono a queste ultime di abbandonare quella logica che è stata definita di “insofferenza ai controlli esterni”. Viene inoltre chiesto di prendere in considerazione due precise proposte. La prima: istituire un portale unico nazionale che diffonda i dati aggiornati e trasparenti sul Pnrr. La seconda, rivolta alle amministrazioni comunali, è quella di creare spazi virtuali sui loro siti in cui fornire notizie aggiornate sui progetti finanziati dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Perché la trasparenza è un elemento fondante per costruire beni comuni e tutelare concretamente gli interessi generali.
Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso Pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”
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