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Ambiente / Attualità

“I cambiamenti climatici sono diffusi, rapidi e si stanno intensificando”. Il report IPCC

Pubblicato il primo volume del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici. È inequivocabile l’influenza umana sul riscaldamento dell’atmosfera, dell’oceano e delle terre emerse. E la portata dei recenti cambiamenti nel sistema climatico è senza precedenti da migliaia di anni

USGS - © Unsplash

Se non ci sarà una riduzione rapida e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C -fissato dall’Accordo di Parigi del 2015- o persino a 2°C rispetto all’era pre-industriale sarà un obiettivo “fuori portata”. La soglia dei 2°C, in particolare, potrebbe essere superata già nel corso del XXI secolo se non ci saranno significative riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra “nei prossimi decenni”. Solo se si raggiungesse l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050, è “estremamente probabile” che il riscaldamento globale possa rimanere al di sotto dei 2°C. In questo scenario, molte delle variazioni già osservate nel sistema climatico (tra cui aumento della frequenza e dell’intensità degli estremi di temperatura, ondate di calore, forti precipitazioni, siccità, perdita di ghiaccio marino artico, manto nevoso e permafrost) diventeranno più intense al crescere del riscaldamento globale.

Il rapporto del Gruppo di lavoro 1 dell’IPCC, “Cambiamenti Climatici 2021 – La basi fisico-scientifiche”, approvato venerdì 6 agosto da 195 governi membri del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, nel corso di una sessione virtuale che si è tenuta per due settimane a partire dal 26 luglio, “ci costringe a fare i conti con la realtà”, ha sottolineato la co-presidente del Gruppo 1, Valérie Masson-Delmotte. Il 9 agosto è stata presentata la prima parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC, che sarà completato nel 2022, che valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente (pubblicato tra il 2013 e il 2014). “Abbiamo un’idea molto più chiara del clima del passato, del presente e del futuro del clima, che è fondamentale per comprendere la direzione verso cui stiamo procedendo, quello che possiamo fare e come possiamo prepararci”, ha commentato Masson-Delmotte. Il report, inoltre, mette nero su bianco l’impatto delle azioni umane sul cambiamento climatico: “È chiaro da decenni che il clima della Terra sta cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscutibile”, scrivono gli esperti dell’IPCC che per realizzare il report hanno analizzato oltre 14mila pubblicazioni scientifiche.

I ricercatori hanno elaborato cinque possibili scenari futuri (shared socioeconomic pathways – SSPs): due descrivono un contesto in cui non vi è nessuna sostanziale mitigazione rispetto alle emissioni di CO2, uno scenario intermedio (mitigazione modesta), due scenari a basso contenuto di CO2, con il raggiungimento del target “emissioni nulle” nella seconda metà del XXI secolo. In tutti questi scenari, la previsione degli esperti dell’IPCC è un aumento delle temperature almeno fino alla metà di questo secolo. Solo una massiccia riduzione delle emissioni di gas serra già a partire dal 2020 potrà permettere di mantenere l’innalzamento delle temperature globali al di sotto dei due gradi.

A colpire è soprattutto la profondità dei cambiamenti. I ricercatori dell’IPCC sottolineano come tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico (atmosfera, oceano e ghiacci) stanno cambiando a una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni. Nel corso degli ultimi 50 anni, la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni. Nel decennio 2011-2020 la temperatura media globale del Pianeta è stata di 1,09°C superiore quella del periodo 1850-1900, con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano. La concentrazione dei principali gas serra è la più elevata degli ultimi 800mila anni: nel 2019 è stata raggiunta una concentrazione di 410 parti per milione (ppm) di CO2 (nel 1981 la concentrazione era di 340,10 parti per milione).

Nell’ultimo decennio, l’estensione dei ghiacci dell’Artico durante l’estate è stata la più bassa degli ultimi mille anni e la riduzione dell’estensione dei ghiacciati terrestri non ha precedenti negli ultimi 2.000 anni; ed è probabile che in un prossimo futuro l’Artico sarà praticamente privo di ghiaccio marino nel mese di settembre (quando raggiunge il minimo annuale) almeno una volta prima del 2050. Mentre l’aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai sperimentata negli ultimi 3.000 anni: tra il 1901 e il 2020 l’aumento è stato di 20 centimetri, con una crescita media di 1,35 millimetri all’anno tra il 1901 e il 1990 e una crescita accelerata di 3,7 millimetri all’anno tra il 2006 e il 2018. Mentre l’acidificazione delle acque degli oceani sta procedendo a una velocità mai vista negli ultimi 26mila anni. In particolare, negli scenari con elevate emissioni di CO2, si prevede che la capacità di assorbimento del carbonio da parte degli oceani e degli ecosistemi terrestri diventerà meno efficace nel rallentare il tasso di crescita della CO2 atmosferica.

L’aumento globale delle temperature causato dalle emissioni di anidride carbonica e altri gas climalteranti renderà ancora più devastanti e più frequenti eventi climatici estremi come inondazioni, siccità e ondate di calore. Per queste ultime, ad esempio, già ora si registrano mediamente una volta ogni decennio, ma con un riscaldamento di 1,5 gradi la frequenza salirà a una ogni cinque anni, con un aumento di 2 gradi a una ogni 3,5 anni. E nel caso più estremo, con un aumento della temperatura di 4 gradi centigradi, una volta ogni 15 mesi. Analogamente, le aree costiere continueranno ad assistere a un innalzamento del livello dei mari per tutto il XXI secolo e gli eventi marini estremi -che in precedenza si verificavano una volta ogni cento anni- potrebbero verificarsi ogni anno entro la fine di questo secolo. L’acidificazione e il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento della calotta artica e l’innalzamento dei livelli di mari sono eventi che -secondo le previsioni dell’IPCC- sono irreversibili e lo saranno per un arco di tempo di diversi secoli.

“I cambiamenti climatici stanno già influenzando ogni regione della Terra, in molteplici modi. I cambiamenti che stiamo vivendo aumenteranno con un ulteriore incremento del riscaldamento”, ha detto il co-presidente del Gruppo di lavoro 1 dell’IPCC, Panmao Zhai. “Stabilizzare il clima richiederà riduzioni forti, rapide e costanti delle emissioni di gas a effetto serra, e raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero. Limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima”, ha continuato il co-presidente.

“Il Sesto Rapporto di Valutazione -ricorda il Focal Point IPCC per l’Italia, ospitato dalla Fondazione CMCC– fornisce una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata rispetto al passato. Per la prima volta il rapporto include un focus sulle informazioni utili per valutazione del rischio, l’adattamento e altri processi decisionali che sono di aiuto nel tradurre i cambiamenti fisici del clima -calore, freddo, pioggia, siccità, neve, vento, inondazioni costiere e altro- nei loro significati più diretti per le società e per gli ecosistemi. Queste informazioni regionali possono essere esplorate in dettaglio nel nuovo Atlante interattivo (https://interactive-atlas.ipcc.ch/), dove sono disponibili anche schede sulle regioni, il riassunto tecnico e il rapporto che è alla base del materiale fornito”.

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