Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Altre Economie / Opinioni

Gli italiani “sposano” le pratiche di consumo responsabile

© Depositphotos

Restano ancora ampi margini di miglioramento: la sensibilizzazione non basta, serve una presenza maggiore delle istituzioni. La rubrica a cura dell’Osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale (Ocis)

Tratto da Altreconomia 249 — Giugno 2022

A partire dal 2018 l’Osservatorio per la coesione e l’inclusione sociale ha avviato un’indagine biennale sul consumo responsabile in Italia. Il 2 febbraio 2022 la società SWG ha effettuato la terza rilevazione, con un campione di 1.200 cittadini italiani maggiorenni con quote proporzionali alla distribuzione della popolazione per genere, classi d’età e zona di residenza.

L’indagine relativa al 2022 è particolarmente significativa per due ragioni: in primo luogo, è stata effettuata a vent’anni di distanza dal rapporto dell’Istituto di ricerche educative e formative (Iref) del 2002, la prima ricerca italiana che ha posto l’attenzione su questo fenomeno. In secondo luogo, fotografa dopo due anni di pandemia le pratiche di consumo responsabile in Italia che si confermano essere usi ormai consolidati nel nostro Paese.

Le persone intervistate che dichiarano di adottare scelte di consumo responsabile rimangono infatti in linea con gli anni precedenti: sono il 62,6%, dato di poco superiore al 2020 (62,3%) e appena inferiore al 2018 (63,4%). Una tendenza chiara, dunque, che sottolinea come nell’ultimo ventennio i consumatori responsabili siano più che raddoppiati rispetto al 2002 (era il 28,5%).

Complessivamente nel corso degli ultimi sei anni non ci sono stati cambiamenti significativi. Tuttavia, osservando più da vicino i risultati relativi alle varie forme di consumo responsabile, emergono alcune differenze. In primo luogo, mentre si segnala un’ulteriore crescita percentuale di chi afferma di aver acquistato beni e servizi da imprese che rispettano il divieto di sfruttare il lavoro minorile, non inquinano l’ambiente e devolvono una parte del guadagno a fini di beneficenza (nel 2022 è al 32,7%), si registra una lieve contrazione rispetto al 2020 di coloro che dichiarano di aver fatto acquisti nel circuito del commercio equo e solidale (Comes): mentre nel 2018 il 37,3% del campione aveva fatto acquisti presso uno dei punto vendita Comes, nel 2020 la percentuale è scesa al 33,8%, per ridursi ancora al 33,5% nel 2022. Inoltre è in calo rispetto al 2020 anche il numero di persone che dichiara di aver optato per modalità di viaggio responsabile: dal 9,4% registrato nel 2020, all’8% del 2022.

Il 62,6% di italiani si dichiara “consumatore responsabile” nel 2022. Nel 2002 erano appena il 28,5%

Anche la quota di chi fa la spesa tramite un Gruppo di acquisto solidale (Gas) registra un netto calo, passando dal 12,3% del 2020 (anno in cui ha registrato un aumento importante, circa 800mila persone, rispetto al 2018) all’8,6% del 2022. Rimane, infine, pressoché invariato il numero di quanti adottano scelte di consumo ispirate al principio della sobrietà: 51,8% nel 2020 rispetto al 52% del 2022. Nel 2002 solo il 10,5% faceva attenzione al consumo energetico e alla produzione di rifiuti.

Nonostante siano già numerose le persone che adottano pratiche di consumo responsabile, vi sono ancora ampi margini di miglioramento: resta infatti elevata la percentuale di chi non le adotta semplicemente perché non le conosce.

Pertanto, sotto tale profilo, si può fare ancora molto, ad esempio rafforzare le reti tra i soggetti che promuovono stili di vita sostenibili (inclusi i centri di ricerca, le scuole e le università). Tuttavia informare e sensibilizzare non è sufficiente se non vengono contemporaneamente create adeguate infrastrutture per rendere maggiormente praticabile il consumo responsabile. A tal riguardo, di centrale importanza appare il ruolo delle istituzioni, a partire dalle amministrazioni locali: i Comuni, ad esempio, potrebbero attivarsi per ridurre l’eccedenza di cibo da esercizi commerciali, facilitando così una maggiore responsabilità nel consumo.

Francesca Forno insegna all’Università di Trento presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Fa parte del comitato scientifico di OCIS, Osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale.

Paolo Graziano insegna Scienza Politica all’Università degli Studi di Padova ed è co-coordinatore di OCIS, Osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati