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Giustizia: se l’unico vero obiettivo è imbrigliare il pubblico ministero

Dal 22 ottobre 2022 Carlo Nordio, ex magistrato, è ministro della Giustizia nel Governo Meloni © governo.it/it/media

Le riforme in cantiere evocano vagamente un “processo penale liberale”, fondato sul “garantismo”. Ma le “soluzioni” prospettate -dalla separazione delle carriere all’abolizione dell’appello del Pm- c’entrano ben poco. L’analisi di Enrico Zucca

Tratto da Altreconomia 262 — Settembre 2023

Ancora una volta, come i pur numerosi interventi sul codice di procedura negli ultimi decenni, frammentari e non organici, le riforme della giustizia in discussione non sembrano sorrette da una chiara concezione del processo penale, né destinate a costruirla. Non è peraltro facile orientarsi verso obiettivi che ne evidenzino valori e funzione socialmente accettati e condivisi. A tal fine, tra gli studiosi, si considera ormai obsoleta l’analisi dei sistemi penali ferma alla mera contrapposizione tra modello accusatorio e inquisitorio. Va piuttosto osservata la miglior convergenza possibile di fronte ai problemi. Quello schema serve tuttavia come potente riferimento ideologico, dunque mistificatorio. È vero che, con la riforma del Codice Vassalli nel 1988 e con l’introduzione in Costituzione dei principi del giusto processo, centrale quello della formazione della prova in contraddittorio in un processo di parti, si è scelto di introdurre principi tipici del

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