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Diritti

Firenze, dai lavavetri in peggio

Nella rinomata città di Firenze, che si candida a diventare capitale dell’efficientismo manageriale e dell’autoritarismo illiberale, accade che il sindaco dell’innovazione, il giovane Matteo Renzi, vari una delibera che riesce a peggiorare, fino a renderla ancora più odiosa, la celebre ordinanza…

Nella rinomata città di Firenze, che si candida a diventare capitale dell’efficientismo manageriale e dell’autoritarismo illiberale, accade che il sindaco dell’innovazione, il giovane Matteo Renzi, vari una delibera che riesce a peggiorare, fino a renderla ancora più odiosa, la celebre ordinanza contro i lavavetri firmata dall’assessore Graziano Cioni nell’estate 2007.

Il giovane Renzi, reduce dalla pedonalizzazione dell’area intorno al Duomo, e deciso evidentemente a ripulire il centro storico da presenza indesiderate, ha colto il cuore della delibera di Cioni – l’idea che il fastidio di alcuni, purché fiorentini e benestanti, sia motivo sufficiente per imporre divieti che colpiscono pochi stranieri nullatenenti – per introdurre nuove misure contro mendicanti, suonatori di violino e altri disturbatori del cittadino-consumatore (più consumatore che cittadino).

Riportiamo il lancio dell’agenzia Ansa per comodità e chiarezza.

  • (ANSA) Giro di vite del sindaco di Firenze Matteo Renzi contro l’accattonaggio e la mendicita’ ”molesti e invasivi”. Da domani e per i prossimi sei mesi sara’ in vigore un’ordinanza che punira’ con multe da 80 a 480 euro anche chi, nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, ‘armato’ di strumenti musicali come fisarmonica, mandolino e chitarre, infastidisce gli avventori di bar o ristoranti, e i falsi mimi, ovvero coloro che camuffati come i veri artisti di strada che posano ‘immobili’ nel centro di Firenze, avvicinano i passanti: in quest’ultimo caso e’ ragionevolmente presumibile, si spiega, che tutto sia finalizzato a distrarli per facilitare la commissione, a loro danno, di reati contro il patrimonio.
     Multe anche per accattonaggio e mendicita’, ancorche’ non molesti, vicino o dentro gli ospedali e agli incroci stradali.  L’ordinanza, adottata anche in base ai nuovi poteri conferiti ai sindaci dal decreto Maroni del 5 agosto 2008, e’ stata decisa dopo che negli ultimi tempi, specie nel centro della citta’, si e’ verificata, si spiega, una ”notevole recrudescenza di fenomeni” legati appunto al mendicare molesto, ovvero non realizzato con il semplice atto della mano tesa o simili, ma ”accompagnato da altre invasive forme di trasmissione del messaggio”. Tra le categorie ‘vietate’ indicate nel provvedimento, firmato dal sindaco, rientrano anche coloro che chiedono l’elemosina in modo invasivo perche’ utilizzano cani di grossa taglia, fatti stazionare in strada o sui gradini di negozi e chiese, o evidenziando malformazioni agli arti o con grave difficolta’ di deambulazione, per suscitare sentimenti di pieta’ e provocare la dazione di denaro.  L’ordinanza e’ stata illustrata stamani dall’assessore comunale al decoro Massimo Mattei e dal comandante della polizia municipale fiorentina Massimo Ancillotti. Mattei ha spiegato che l’ordinanza ”non e’ una iniziativa contro i mendicanti ne’ una svolta securitaria, ma di buon senso”. A Firenze gia’ dal 2008 e’ vietato mendicare distesi per strada, come previsto dal regolamento di polizia municipale voluto dall’ex assessore di Palazzo Vecchio Graziano Cioni, padre anche dell’ ordinanza contro i lavavetri.

 

Il commento affidato all’assessore Mattei è la parte più inquietante. Si prendono di mira gruppi di persone ben precise (in sostanza rom romeni e altri poveri) e si abbassa il livello di apertura e rispetto verso le persone, in base al "buon senso": un argomento da populisti di basso livello, che sarebbe "solo" un segno di grande arroganza, se non tradisse anche una pericolosa mentalità autoritaria, che pensa alle attese di cittadini (più consumatori che cittadini) incattiviti e ben disposti a rinunciare oggi al principio d’uguaglianza (i colpiti di oggi sono "solo" rom e poveri), domani alle garanzie di libertà. Povera Firenze.

 

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