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Farmacisti multinazionali tra salute e business – Ae 24

Numero 24, gennaio 2002Il mio farmacista di fiducia fa l'amministratore delegato in una multinazionale. Succede da un paio d'anni, in Italia, con la privatizzazione delle farmacie comunali. L'ultima in ordine di tempo è Parma, da questo mese. La prima è…

Tratto da Altreconomia 24 — Gennaio 2002

Numero 24, gennaio 2002

I
l mio farmacista di fiducia fa l'amministratore delegato in una multinazionale. Succede da un paio d'anni, in Italia, con la privatizzazione delle farmacie comunali. L'ultima in ordine di tempo è Parma, da questo mese. La prima è stata l'Azienda farmacie municipali (Amf) di Bologna, nel 1999. Altre 12 città sono seguite a ruota. Sono 217 per ora quelle passate dalle gestione pubblica ai privati. Gli acquirenti -è questo il fenomeno nuovo- non sono farmacisti, ma multinazionali della “distribuzione secondaria”, aziende che di mestiere comprano farmaci dai produttori e li rivendono alle farmacie. I nomi che circolano sono solo quattro, quasi tutti stranieri, e di solito si portano a casa la maggioranza delle azioni, con quote che variano dal 70 all'80%. Al Comune, o meglio al sindaco, resta la “titolarità”. Questo vuol dire che cambia la sostanza ma non la facciata. Vicino alla redazione di AltrEconomia c'è una “Farmacia municipale” (così dice l'insegna), ma da giugno a gestirla è una società tedesca. Il Comune, con la sua quota di azioni ha la “golden share”, cioè il diritto di veto su questioni cruciali come le nuove aperture o le chiusure. Resta da capire quanto peserà su queste decisioni l'opinione dell'azionista che possiede quasi tutta l'azienda.

Non si tratta di una rivoluzione nel mondo delle farmacie, almeno stando ai numeri: le municipali in Italia sono 1.275 contro le 16 mila private. A cambiare, per il momento, sono due cose. Grandi gruppi industriali sono di fatto i proprietari di decine di farmacie, mentre la legge italiana permette ai farmacisti di essere titolari di un solo punto vendita, per evitare che si formino oligopoli. E poi le farmacie comunali, così, perdono l'identità e il fine sociale per cui erano nate a inizio secolo a Reggio Emilia, per permettere anche ai poveri di curarsi. Alcune aziende, ancora in mano ai Comuni, stanno cercando di reinventarsi un ruolo sociale, puntando sulle nuove fasce di povertà, o magari -lo raccontiamo in queste pagine- andando ad aprire farmacie per gli indigeni del Chiapas, in Messico.

La privatizzazione delle farmacie pubbliche è una buona occasione per le aziende, perché questo è l'unico modo in cui possono entrare nel settore: per legge una farmacia (e la sua titolarità) può essere venduta solo a farmacisti. Lo sottolinea anche la tedesca Gehe, multinazionale che in Italia ha messo le mani su 160 farmacie: “Ma non le abbiamo comprate -dice Sante Fermi, amministratore delegato di Gehe Italia-, abbiamo acquisito un pacchetto di azioni e la gestione”. Gehe controlla oltre 1.400 farmacie in Europa tra Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Irlanda, Paesi Bassi e Norvegia. Il gruppo tedesco è il maggiore in Europa nella distribuzione intermedia di farmaci con ricavi nel 2000 per 15,3 miliardi di euro (oltre 29.600 miliardi di lire) e una quota di mercato del 21%.

Altre 19 farmacie italiane sono andate ad Alleanza Salute Italia, del gruppo Alliance Unichem (14,8 miliardi di euro di fatturato -28.600 miliardi di lire- e il 18% del mercato europeo), 30 a Comifarm del gruppo Phoenix (19% del mercato) e 6 a Codifarma, cooperativa italiana di farmacisti con 455 miliardi di lire di fatturato nel 1999.

Nei mesi scorsi è stata la privatizzazione dell'Amf di Milano a far parlare i giornali, sia per le dimensioni dell'operazione che per le polemiche (e successivo ricorso al Tar) dei farmacisti privati.

Alla prima fase della gara (la cosiddetta “due diligence” durante la quale i pretendenti acquisiscono informazioni sull'azienda in vendita) hanno partecipato Gehe, Alleanza Salute e Codifarma. La base d'asta era di 240 miliardi. Solo in due hanno poi presentato un'offerta: la multinazionale tedesca con 251 miliardi e Comifar, che però ha consegnato una busta vuota -e quindi irregolare- ed è stata scartata. Gehe, in altre parole, si è aggiudicata 84 farmacie e due magazzini senza concorrenti e senza scucire troppi quattrini, oltre alla possibilità di gestire l'Afm spa di Milano per 50 anni.

In altre città le gestioni sono affidate ai privati per periodi che arrivano anche a 99 anni.

Un gruppo di farmacisti milanesi (84, uno per ogni farmacia municipale) aveva fatto un'offerta al Comune già nel 2000. Una cifra calcolata in base al fatturato più una somma per merce e arredi, tra i 235 e i 240 miliardi in base al fatturato dell'epoca. Ma il Comune ha rifiutato la proposta perché la riteneva poco vantaggiosa. Salvo poi cedere tutto ai tedeschi per una decina di miliardi in più.

I titolari di farmacie (cioè i “privati”) sono preoccupati: il settore in mano a manager -ti spiegano- potrebbe trasformare le farmacie in supermercati di medicinali, sul modello americano, e si potrebbe innescare una feroce concorrenza.

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Multe record. Vitamine colluse

Il 21 novembre la Commissione Europea ha inflitto la più pesante multa della sua storia ad una serie di aziende farmaceutiche, leader nella produzione di vitamine. Il grosso del settore è nelle mani di poche ditte, o, come si dice in gergo, è molto concentrato. Da anni le principali aziende produttrici sono al centro di indagini da parte delle autorità antitrust. L'accusa è di aver organizzato una serie di cartelli su scala mondiale, ovvero degli accordi per limitare gli effetti della concorrenza e mantenere i prezzi dei prodotti artificialmente alti. Questi comportamenti, definiti collusivi, sono tra i più difficili da scardinare. Spesso si basano su semplici accordi verbali presi in riunioni private. Il problema delle autorità antitrust è in primo luogo di scoprire questi accordi e poi di riuscire a ottenere delle prove che li dimostrino. Difficile trovare dei documenti compromettenti. Ecco perché nelle interrogazioni delle aziende è importante convincerne almeno una a confessare; ma anche questo è tutt'altro che facile. Nel 1999 il Dipartimento di Giustizia americano ha condannato la svizzera Roche, le tedesche Basf e Merck, le giapponesi Takeda Chemical, Daiichi Pharmaceutical ed Eisai, la Belga Solvay e la francese Aventis ad una multa complessiva di 2,1 miliardi di dollari (circa 4.500 miliardi di lire). Pochi giorni fa è arrivata anche l'ammenda europea: 855 milioni di euro (circa 1.700 miliardi di lire), di cui ben 462 alla Roche, considerata l'ideatrice del cartello. L'Aventis ha ottenuto uno sconto per essere stata la prima a collaborare con la Commissione. (m.c.)

Povere farmacie. Reggio Emilia arriva prima.
La prima farmacia comunale nasce per i poveracci. Viene aperta e Reggio Emilia il 1° luglio del 1900 per distribuire gratuitamente i farmaci ai poveri assistiti dal Comune. Solo due anni più tardi la struttura inizia ad accogliere anche le richieste dei clienti paganti. In quegli anni le farmacie non erano semplici rivendite ma veri e propri laboratori per la preparazione delle medicine. E anche a Reggio Emilia ne viene aperto uno, nel 1913.

Gli anni '60 sono importanti anni di sviluppo anche per le farmacie comunali. Una legge in particolare, la numero 475 del 1968, stabilisce il diritto di prelazione dei Comuni sul 50% delle farmacie vacanti o di nuova istituzione e fissa il tetto massimo di farmacie: una ogni 5 mila abitanti nei comuni con un massimo di 12.500 abitanti e una ogni 4 mila negli altri.

Oggi le farmacie pubbliche stanno cercando una nuova identità che le distingua da quelle private. Per questo alcune hanno deciso di puntare su progetti nel sociale o a livello informativo. Anche l'Azienda Farmacie Riunite di Reggio Emilia (Fcr) non è rimasta ferma: dal 1975 hanno istituito il Servizio di informazione e documentazione scientifica, diretto a medici e farmacisti, che possono consultare due pubblicazioni specialistiche, il Drug and therapeutics bulletin e Informazioni sui farmaci.

Dal 1998 Fcr si occupa anche di handicap adulto e della popolazione anziana, con centri diurni e residenziali per anziani e disabili. Si occupa poi di inserimento lavorativo e organizza un servizio di assistenza domiciliare e di trasporti.

E oggi Fcr è anche su Internet con un sito per il commercio elettronico di prodotti di bellezza, preparazioni erboristiche, alimenti e giochi per bambini, articoli per il primo soccorso e libri specializzati. Il sito: www.fcr.re.it

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Affari per 33 mila miliardi

La farmacie hanno fatturato oltre 33 mila miliardi e 300 milioni di lire, nel 1999 (ultimo dato disponibile). Quasi tutta la cifra, era prevedibile, è composta dai farmaci: 26,6 miliardi e quasi 15 di questi sono quelli rimborsati.

Su ogni medicina venduta, la farmacia ha un margine netto medio del 21%, un ricarico sul prezzo stampato sulla confezione, insomma.

La spesa per i farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale è aumentata nel 2001. L'incremento rispetto all'anno scorso è stato del 34,7% e ha superato i 16 mila 800 miliardi di lire. E sono aumentate anche le ricette, del 19,6% con una media di oltre 5 per ogni italiano.

Il trend positivo è diminuito a settembre. Da questo mese circolano infatti i farmaci non coperti da brevetto, i cosiddetti “generici”: lo Stato li rimborsa completamente ma sono farmaci meno costosi rispetto ai corrispettivi “di marca”.

I dipendenti delle farmacie private (la grande maggioranza nel nostro Paese) sono 35 mila.

I cerotti del Chiapas
e farmacie comunali possono anche andarsene a quel paese. Lo ha fatto l'Azienda municipalizzata farmacie di Cinisello Balsamo (Milano), per esempio: emigrata in Messico per aprire due centri di salute per gli indigeni del Chiapas.

Tutto nasce da una mozione votata all'unanimità dal Consiglio comunale nel 1998: pochi mesi prima 45 persone di Acteal, in Chiapas, vengono massacrate da gruppi paramilitari. Sono quasi tutti donne e bambini. Cinisello approva un progetto di solidarietà e individua Mani Tese come partner italiano e l'organizzazione non governativa Enlace Civil in Messico, che segnala al Comune il municipio autonomo Tierra y libertad.

È una zona immersa nella selva Lacandona retta dagli zapatisti e non riconosciuta dal governo locale. Enlace Civil individua una delle principali necessità della zona: servono delle farmacie, meglio, dei veri e propri centri di salute nei villaggi di Jerusalen e Verjel.

Qui c'è un medico ogni 1.200 persone e le malattie sono quelle classiche legate a una vita povera: infezioni gastrointestinali, tubercolosi, infezioni alle vie respiratorie. Il lavoro lo trovi a giornata in agricoltura o ti arrangi con piccoli commerci. Il 31% della popolazione con più di 15 anni è analfabeta.

Il costo delle due case della salute è di 77 milioni di lire, l'Amf di Cinisello ne ha stanziati 50: “Il resto dovremo trovare il modo di raccoglierlo, insieme con Mani Tese”, spiega Michele Papagna, vice-presidente di Amf.

I due edifici sono quasi pronti (il primo verrà inaugurato nei primi mesi di quest'anno): quattro stanze con lo spazio farmacia, una stanza per le emergenze, la sala d'attesa e lo studio dentistico. In ogni centro lavoreranno tre persone, degli “operatori di salute”, non veri medici o farmacisti, che qui sono rari come l'acqua nel deserto.

Il progetto è finanziato su un periodo di tre anni; dopo -spiega Papagna- dovranno andare avanti da soli: “Non possiamo e non vogliamo mantenerli, non vogliamo fare dell'assistenzialismo”. Ma si sta già pensando a una seconda fase: la realizzazione di un laboratorio per la produzione di prodotti erboristici, buono sia per l'autoconsumo che per l'export. “La mia speranza -confessa Papagna- è di riuscire ad avere i prodotti del Chiapas nelle farmacie di Cinisello”.

L'Amf è nata nel 1961, ha nove punti vendita e un fatturato nel 2000 di 15 miliardi e 600 milioni.

Ma non è la sola farmacia “solidale”, un altro esempio è l'azienda di Livorno, che a L'Havana a Cuba ha restaurato una farmacia popolare per la distribuzione di farmaci di base (difficili da reperire a causa dell'embargo) e ha iniziato a importare, in collaborazione con un'azienda italo-cubana, cosmetici naturali che distribuisce nelle proprie farmacie e in quelle pubbliche di Sondrio.

Con Cuba collabora anche Foligno, mentre Chieti quest'anno ha sovvenzionato l'invio di farmaci in Iraq e, in passato, anche nel Kurdistan turco, in Albania e a un ospedale pediatrico in Russia.

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Napoli: lo sciopero che sbanca i malati

I napoletani ammalati le medicine le hanno pagate davvero care. È successo a Napoli e provincia poche settimane fa per lo sciopero dei farmacisti (tutti privati, perché qui le farmacie comunali non esistono). Il nome della protesta era “assistenza indiretta”: chi si ammalava doveva pagare al farmacista il prezzo pieno della medicina acquistata e chiedere poi il rimborso alla Asl di competenza. Aspettando mesi. L'agitazione è stata decisa per il ritardo dei rimborsi da parte della Regione Campania: secondo Federfarma i farmacisti sono in credito di 800 miliardi e i pagamenti sono fermi a marzo di quest'anno. Alla fine, il 30 novembre, è stata siglata un'intesa con le Regione e lo sciopero è finito. I conti verranno ripianati gradualmente. Ma i disagi per gli utenti non sono stati pochi: chi volesse chiedere risarcimenti può rivolgersi al Codacons allo 06-37.25.809.

In altro disagio recente è legato ai farmaci generici: difficile trovarli in molte farmacie e ospedali nelle scorse settimane Il problema? Lo Stato rimborsa solo il costo del generico. Se l'utente trova solo quello di marca -e quindi non ha la possibilità di scegliere- è comunque costretto a pagare la differenza di prezzo.

Ma il caso dovrebbe già essere rientrato. Secondo Federfarma si tratta di un disguido legato alla novità: i produttori di generici, con l'entrata in vigore della nuova legge e l'aumento della domanda, hanno esaurito le scorte.

La lista di tutti i farmaci generici autorizzati è sul sito www.sanita.it/farmaci/generici/liste.html

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