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Expo senz’anima
Obiettivo "fame zero", promozione della biodiversità, trasparenza nella gestione e rendicontazione dei costi, una legge contro il consumo di suolo agricolo entro maggio 2015: questi, secondo il fondatore di Slow Food Carlin Petrini, sono 4 punti fondamentali per l’agenda di Expo e del governo. Intanto secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, l’Esposizione universale -che s’inaugura tra meno di un anno- è ancora una "scommessa"
“Io mi sento molto a disagio in questo momento”. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha esordito così nel suo intervento a una tavola rotonda su Expo, che si è tenuta oggi a Palazzo Clerici a Milano, promossa dall’ISPI. Aveva appena ascoltato gli interventi di Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, Paolo Barilla, rappresentante di Barilla Center for Food and Nutrition Foundation, Josè Graziano Da Silva, direttore generale della FAO, Wolfgang Jamann di Alliance 2015 e Giuseppe Sala, direttore Generale di Expo 2015 S.p.a.
È a partire dal proprio disagio, così, che Petrini non ha risparmiato critiche all’organizzazione dell’Esposizione Universale, cui pure Slow Food parteciperà, con un Padiglione dedicato alla Biodiversità: “Abbiamo già sottolineato altrove che è urgente prendere atto che questo sistema alimentare globale non funziona -ha detto Petrini-, ma ora la domanda fondamentale che dobbiamo porci è questa: riusciremo a dare un’anima a questa Expo? Perché, per ora, non ce l’ha: stiamo spendendo tanti soldi, abbiamo sacrificato molto suolo per ‘ospitare’ questo evento, e, allo stesso tempo, dobbiamo prendere atto che conviviamo con presunti delinquenti (il riferimento è alle persone arrestate a inizio maggio nell’ambito dell’inchiesta su Expo, ndr). Abbiamo poco tempo per dare una ‘valorialità‘ a questa Esposizione. E se non ci mettiamo l’anima faremo un qualcosa che non servirà all’umanità”.
Prima di lui, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina (già sottosegretario con delega ad Expo nel governo Letta) aveva continuato a riferirsi all’Esposizione Universale che dovrebbe inaugurarsi tra meno di 12 mesi come a una “scommessa”, anche se sono passati oltre sei anni dall’assegnazione a Milano dell’organizzazione dell’evento.
Solo il direttore generale della FAO, Da Silva, aveva reso concreto l’incontro, riempendo di numeri il titolo –“Un patto globale per il cibo”– scelto dagli organizzatori: oggi al mondo ci sono 140 milioni di persone cronicamente affamate (su un totale di 842 milioni di persone definite sottoalimentate) e 160 milioni di bambini con debilitazioni di sviluppo, nonostante la carenza di cibo sia stata trasformata semmai in un problema di accesso e il 5% del prodotto interno lordo globale equivalga al costo della malnutrizione, che in termini di perdita di produttività e di costi sanitari vale circa 3.500 miliardi di dollari). Dopo aver ascoltato, negli altri interventi, frasi troppo spesso retoriche e citazioni varie per un mondo migliore (da Aristotele a Mandela), Carlo Petrini, ha elenca quattro punti che, a suo avviso, dovrebbero essere immediatamente messi all’ordine del giorno.
Il primo è considerare l’Expo come una lotta senza quartiere contro la fame. L’obiettivo deve essere “fame zero”. Il fondatore di Slow Food ha criticato alcune delle relazioni che lo hanno preceduto, che in maniera un po’ troppo leggera mettevano sullo stesso piano la fame con l’obesità: “Negare il cibo non è uno stile di vita, ma pura violenza”.
Il secondo punto è la difesa della biodiversità: “Nell’ultimo secolo abbiamo perso il 70% di biodiversità nel Pianeta per una assurda logica produttivistica”. Ha ribadito così, Petrini, che considera l’Expo un palcoscenico che non dovrà essere al servizio dell’industria, ma del piccolo artigianato e dell’agricoltura familiare, che è il perno della lotta alla fame.
Per biodiversità si deve intendere, secondo Petrini, quella dei soggetti sociali: dall’economia solidale, a Mani Tese, dai gruppi d’acquisto solidali (GAS), ai contadini biologici. “Milano è ricca di soggetti che ‘nutrono’ questi concetti, tra i quali andrebbero comprese anche le associazioni e i movimenti che hanno criticato l’Expo, perché non c’è vera democrazia senza ascolto”.
Il terzo punto centrale secondo Petrini è la trasparenza: “L’Expo è una casa comune, anche perché molti dei soldi impiegati sono pubblici, e tutti devono sapere come sono spesi. Vorrei che tutti i costi di questo Expo fossero trasparenti”.
L’ultimo aspetto elencato dal fondatore di Slow Food è un appunto rivolto all’esecutivo guidato da Matteo Renzi: “Se questo governo, entro l’apertura di Expo, non fa una legge per la difesa del suolo agricolo, fa un danno prima di tutto a l’Esposizione stessa, perché il Paese sta subendo alluvioni, frane, danni gravissimi causati da un consumo sfrenato di suolo agricolo”.
Concludendo il suo intervento Petrini ha poi sottolineato anche che per la realizzazione dell’area espositiva, il territorio milanese ha già subito una “grande ferita” e che sarebbe interessante capire che cosa ne sarà della “Piastra” dopo il 31 ottobre 2015.