Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Ambiente / Attualità

Enel disinveste dal carbone anche in Cile. Annunciata la chiusura della centrale di Bocamina

© Radio El Carbon

Il colosso energetico ha annunciato che entro metà 2022 interromperà le attività delle unità a carbone della centrale di Bocamina, presso la città di Coronel, che negli anni ha avuto un forte impatto sulla popolazione. Il combustibile fossile non conviene. Una “grande vittoria” per l’associazione Re:Common

Enel ha deciso di chiudere entro metà 2022 entrambe le unità a carbone della centrale di Bocamina, presso la città cilena di Coronel. Una grande vittoria per Re:Common che lo scorso 14 maggio, in occasione dell’assemblea degli azionisti della società, aveva chiesto alla compagnia energetica italiana di non attendere il 2040 per fermare Bocamina, creando così una palese disparità rispetto a Italia e Spagna, dove il phase out del carbone è previsto entro il 2025.

La campagna iniziata da Re:Common nel 2019 ha portato i suoi frutti il 27 maggio, quando il consiglio di amministrazione di Enel Generación Chile ha annunciato che richiederà formalmente al segretario esecutivo della Commissione Nazionale per l’Energia (CNE) del Cile di autorizzare il ritiro definitivo, la disconnessione e la cessazione dell’attività di Bocamina I (128 MW) entro il 31 dicembre 2020 e di Bocamina II (350 MW) entro il 31 maggio 2022.

Bocamina I è particolarmente obsoleta, dal momento che risale addirittura al 1970, mentre la seconda unità è stata aggiunta nel 2012. Enel ha giustificato la sua (sorprendente) decisione ammettendo che la centrale a carbone produce perdite economiche e ha senso investire nelle rinnovabili anche in Cile per accelerare la decarbonizzazione e rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici.

Le centrali hanno avuto un impatto su una grossa fetta della popolazione di Coronel, a partire dai pescatori e dalle raccoglitrici di molluschi e alghe, che nel 2013 occuparono per la prima volta Bocamina I e II. A questa protesta sono seguiti degli accordi di compensazione, scaduti nel 2019 e rinnovati a inizio anno. Ma gli impatti sulla salute delle persone causati dalla centrale, a partire da quella dei bambini che frequentano la scuola sita a pochi passi dall’impianto, hanno continuato a essere molto rilevanti e per questa ragione oggetto di una forte mobilitazione locale e internazionale.

“Speriamo che Enel possa ricollocare i dipendenti delle centrali nella sua filiera e restituisca alla città di Coronel la possibilità di tornare a respirare con le adeguate bonifiche”, ha dichiarato Filippo Taglieri di Re:Common. “Il cammino è ancora lungo, anche se apprezziamo il fatto che, dopo inquietanti passaggi a vuoto come la transizione al gas in Italia, l’Enel stia riprendendo la retta via della sostenibilità ambientale”, ha concluso Taglieri.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati