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Ambiente / Opinioni

Dare voce alla natura per salvare la biodiversità

© Jan Baborak, unsplash

C’è una nuova sfida che attende figure autorevoli, a partire dal presidente Mattarella: prendere la parola per tutelare chi non può difendersi da solo. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 259 — Maggio 2023

“Ciascuna persona, ogni persona -ogni donna, ogni uomo- ha una sensibilità, un suo modo di esprimersi, di realizzarsi, di vivere. Nessuno è uguale a un altro. Questo significa che tutti devono avere la possibilità di potersi esprimere, realizzare”. Parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 2 aprile in occasione della visita a PizzAut (pizzeria alle porte di Milano interamente gestita da ragazzi autistici). Seppur riferite a un’onorevolissima sfida inclusiva, quelle parole potrebbero essere spese anche per altre esclusioni, meno visibili ma non meno dolorose o più accettabili.

Penso ai comitati di cittadini in difesa del suolo, dell’acqua e dell’aria frettolosamente etichettati come disturbatori, che si sentirebbero “realizzati” se le tante speculazioni o le molte opere pubbliche inutili cessassero di imporre il cemento come panorama e norma. Penso anche alle tante specie animali e vegetali che sterminiamo senza sosta per far spazio alla nostra bulimia di natura. Anche loro -si sappia- hanno diritto a “realizzarsi” nel loro habitat del quale noi non siamo padroni.

C’è qualcuno di autorevole che abbia voglia di dare loro la voce? Mattarella ha firmato l’integrazione dell’articolo 9 alla Costituzione in cui si afferma che lo Stato deve tutelare gli ecosistemi e gli animali. Ma non c’è tutela che regge senza produrre, prima e durante, consapevolezza, senza fare continua memoria, senza opporsi con fermezza a tutti gli assalti, anche i più minuscoli. La biodiversità non si tutela da sé, come nessuna persona fragile si salva da sé. Il tasso di estinzione delle specie continua a crescere senza sosta e a ritmi folli: la perdita di biodiversità rimane la terza minaccia più grave che l’umanità ha davanti a sé. Anche in Italia.

Dopo la pizzeria il presidente incontri quei comitati (e voi, invitatelo). Cammini per le strade delle periferie rese irriconoscibili da tanto asfalto e bruttezza. Si faccia invitare a una passeggiata lungo un qualunque sentiero montano lombardo dove la Lega ha ottenuto, con tanto di legge, di far scorrazzare moto da cross infischiandosene di biodiversità, disabilità, fragilità e transizioni ecologiche. (Secondo voi, un ragazzo, ancor più se fragile, è più al sicuro incrociando una moto da cross durante una passeggiata in collina?). In questo assalto continuo alla natura e al paesaggio di tutti, al presidente Mattarella chiediamo di essere una voce ecologica più forte dei sussurri di oggi. Lui può dare parola a un olmo, a una gazza, a un diploide del suolo.

L’accordo di Montreal su biodiversità ed ecosistemi ha fissato al 30% il traguardo minimo di superfici terrestri, acque interne e aree costiere e marine intoccabili da raggiungere entro il 2050. Si può fare se si rompe il silenzio, come si è fatto per una pizza molto particolare.

Se da PizzAut “la pizza era squisita, era magnifica, buonissima” non è stato solo per gli splendidi ragazzi che l’hanno preparata, fatta lievitare, condita e infornata. Senza il rispetto per la terra, non ci sono il grano e poi la farina, i pomodori e poi la salsa, il latte e poi la mozzarella. Il presidente non avrebbe mangiato nessuna pizza e nessun disagio avrebbe trovato conforto. Questo è il punto chiave: senza il muto suolo, caro presidente, lei non avrebbe inaugurato un bel nulla.

Oggi c’è un nuovo grande compito che attende le autorevoli voci istituzionali: dare voce a ciò che voce non ha. Occorre ricucire le disgiunzioni: va fatto capire che la terra e la pizza sono parenti stretti. Allora, diamo voce anche a un abete, a un collembolo, a un colibrì, a un prato, al suolo e salveremo la biodiversità. Voci per restituire dignità alla natura, per ricordare a noi di cambiare, ma soprattutto per mettere in riga i troppi irresponsabili politici in circolazione.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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