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Ambiente / Reportage

“Da pietra a bosco”. Attraversare la bicentenaria riforestazione del Carso porta nel futuro

Il bosco “Čikat” a Lussinpiccolo (Croazia), una coltura di Pinus parolinii del 1899. L’immagine racchiude in sé i principali elementi del piano: il bosco, la pietra e il mare, punto di partenza della storia. L’intento iniziale del progetto di riforestazione era quello di migliorare l’approvvigionamento di legname per la cantieristica navale

Iniziato 200 anni fa dall’Impero Austro-Ungarico, è il primo piano di questo tipo di cui esiste una documentazione dettagliata ed è quindi un importante esempio scientifico. “From stone to wood / Da pietra a bosco” è il progetto fotografico che lo racconta

Tratto da Altreconomia 277 — Gennaio 2025

Sono trascorsi oltre 200 anni da quando è stato immaginato il grande piano di riforestazione del Carso. Un’operazione che interessa un’area di 300 chilometri quadrati tra Croazia, Italia e Slovenia, tra le città di Trieste, Gorizia e Fiume compresa l’Istria e le isole di Cherso e di Lussino.

Questo piano è il primo grande progetto della storia di cui abbiamo dettagliata documentazione ed è quindi un importante esempio scientifico di riforestazione nel rispetto dell’ambiente e anche della società locale.

Il Piano di riforestazione del Carso fu ideato e realizzato dall’Impero Austro-Ungarico. Gli studi e le sperimentazioni iniziarono nel 1820, la piantumazione nel 1840 e successivamente il piano fu presentato all’Expo di Parigi del 1900 dove gli fu attribuito il Grand prix per l’innovazione nella gestione forestale. L’intento iniziale era quello di migliorare l’approvvigionamento di legname per la marina asburgica, ma divenne subito una questione ambientale.

“From stone to wood / Da pietra a bosco” è il progetto fotografico che racconta questa storia mettendo in relazione i paesaggi selvaggi di oggi con le fotografie ritrovate tra i documenti presentati a Parigi. Le immagini d’archivio documentano lo stato dei luoghi prima e dopo gli interventi e le persone al lavoro, le foto attuali ritraggono le foreste che vivono spontaneamente senza alcuna interazione umana.

Riproduzione di immagine dall’album fotografico “Restauration des montagnes deboisées (Karst) – Karstauff orstung/Ripristino delle montagne disboscate (Carso)”, che ha accompagnato la documentazione presentata all’Expo di Parigi nel 1900. Una coltura “M.Spaccato” e “Salzer”, rispettivamente di quattro e 12 anni, nelle vicinanze del borgo di Padriciano a Trieste (foto originaria di B. Circovich, Archivio Cdn Fvg)

Lo scopo del progetto è sostenere il rimboschimento e il rispetto delle foreste e della loro insostituibile biodiversità, oltre che evidenziare l’importanza della pianificazione a lungo termine a livello economico, politico, sociologico e soprattutto a livello ambientale.

La riforestazione ha interessato un’area di 300 chilometri quadrati tra Croazia, Italia e Slovenia compresa l’Istria e le isole croate di Cherso e di Lussino

La desertificazione del Carso è stata una conseguenza dell’operato dell’uomo. Documenti romani del IV secolo lo descrivono come “densissimis sylvis”, l’imperatore Massimiliano d’Asburgo lo definisce “die felsige Wüste” (deserto di pietre). Oggi è un’area di foreste rigogliose a elevata biodiversità dove i pini piantati per creare l’habitat adatto al rilancio della foresta stanno morendo lasciando spazio a specie arboree autoctone.

La documentazione fotografica fu raccolta in tre volumi e presentata a Parigi. Una riproduzione di immagine da uno degli album, che ritrae una coltura di otto e dodici anni presso la torre di Aurisina a Trieste (foto originaria di B. Circovich, Archivio Cdn Fvg)

Furono scavate 60 milioni di buche, piantate 150 milioni di piante e sparsi seimila chilogrammi di semi resinosi e di latifoglie. Per proteggere i lotti d’impianto sono stati eretti oltre 100 chilometri di muretti a secco.

Oggi il Carso è un’area di foreste rigogliose a elevata biodiversità dove i pini piantati per rilanciare l’habitat stanno lasciando spazio naturalmente a specie autoctone

I registri erano tenuti con meticolosità, ci sono diari che documentano entrate, uscite, finanziamenti privati ​​e pubblici, fatture dei vivai e dei trasporti in loco, orari di lavoro e ruoli. Il rapporto realizzato per presentare il progetto all’Expo di Parigi presenta modalità e specifiche tecniche, raccoglie dati e osservazioni fondamentali anche per i progetti di riforestazione di oggi.

Il paesaggio presso la torre di Aurisina a oltre un secolo dall’applicazione del piano di rimboschimento. Interi villaggi furono coinvolti nelle operazioni di impianto ricevendo un compenso per il loro lavoro. Gli uomini scavavano le buche nella roccia, i ragazzi portavano la terra dalle doline, le donne si occupavano della piantumazione e i ragazzi e le ragazze portavano l’acqua dal pozzo del villaggio. La messa a dimora avveniva metodicamente su una griglia quadrata che si distingue ancora oggi dalla crescita spontanea della vegetazione autoctona

I risultati di questo piano sono un’occasione unica per comprendere le potenzialità della riforestazione di un ambiente inospitale a quasi due secoli dalla sua concezione, condizioni che possiamo solo immaginare per i piani di riforestazione previsti o in corso.

“[…] Avviso. Riconosciuto come l’imboschimento dei monti sia uno dei mezzi più proficui per migliorare le condizioni terriere, climatologiche, igieniche ed economiche del Paese, la Commissione d’imboschimento, intendendo nell’interesse dei possidenti di agevolare l’esecuzione di tale vantaggioso lavoro, destina una sovvenzione di Fiorini trecento a premi per la riduzione di terreni improduttivi o pascolivi a boschi nel territorio di Trieste. […] Trieste, 12 giugno 1882”. Documenti della Commissione d’imboschimento del Carso conservati all’Archivio di Stato di Trieste
Attraversare oggi i boschi del Carso è un viaggio tra cultura, patrimonio, paesaggio, ambiente, storia e soprattutto futuro. Queste foreste sono la prova che le azioni di oggi possono avere effetti importanti sul domani.

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