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Contro lo Stato della violenza e del favore

Giorgia Meloni in visita a Caivano. Il quartiere dell'hinterland napoletano non è l'unica zona dove lo stato di diritto ha abdicato © governo.it

Da Ostia a Foggia, mafie e gruppi criminali hanno marchiato terribilmente anche l’estate 2023. La via della prevenzione per riaffermare i diritti. La rubrica di Pierpaolo Romani

Tratto da Altreconomia 263 — Ottobre 2023

L’estate 2023 resterà impressa nella memoria di migliaia di persone per il terrore provocato dalle azioni messe in campo da gruppi criminali di stampo mafioso nei quartieri in cui vivono. Tra agosto e settembre, giornali e tv hanno dato ampio risalto alla terribile quotidianità in cui vivono gli abitanti di Caivano, comune dell’hinterland napoletano, in particolare quelli del quartiere Parco Verde. Armi, droga, violenze sessuali e di altro genere sono la quotidianità di questo micromondo che ogni giorno è obbligato a guardare in faccia la camorra e a temere per la propria vita, come da tempo denuncia don Maurizio Patriciello.

La situazione non è migliore a Roma e in alcune città del Lazio. A fine agosto don Antonio Coluccia, giovane sacerdote che da anni, con le sue passeggiate della legalità, attira l’attenzione sullo spaccio di droga e le attività della criminalità organizzata nel quartiere di Tor Bella Monaca, è stato vittima di un tentativo di omicidio. Un uomo in scooter ha cercato di investirlo. A salvargli la vita è stato un agente della sua scorta.

A Ostia, dove il Municipio è stato sciolto per mafia (così come i Comuni di Anzio e Nettuno) quella del 2023 verrà ricordata come “l’estate delle bombe”. Quattro ordigni sono stati fatti scoppiare davanti a un ristorante, a uno stabilimento balneare, a una concessionaria d’auto e a una caserma della Guardia di finanza. Tutti i titolari delle attività commerciali colpite hanno dichiarato di non aver subito tentativi di estorsione. L’ipotesi degli investigatori è che sia in corso una guerra tra due distinti gruppi criminali interessati al controllo delle estorsioni e dell’usura nella zona.

Spostandoci più a Sud arriviamo in Puglia, per la precisione a Foggia, dove il 22 e 23 ottobre si svolgeranno le elezioni amministrative dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa avvenuto nel 2021. Qui l’8 e il 9 settembre ha compiuto la sua prima missione esterna la Commissione parlamentare antimafia: due giorni di audizioni con rappresentanti delle istituzioni, delle categorie produttive e delle associazioni. Uno dei messaggi principali che sono emersi è che la gente onesta ha paura e tace; se può, fugge. La forza della mafia foggiana, hanno evidenziato i commissari, viene anche dal supporto che le arriva dalla “zona grigia” formata da imprenditori, politici e altri soggetti insospettabili che non appartengono al circuito criminale ma che, al pari dei mafiosi, vogliono fare affari, guadagnare tanto e in poco tempo. La presidente della Commissione, la deputata Chiara Colosimo, ha sottolineato l’importante lavoro svolto dalle forze di polizia e dalla magistratura, mentre l’ex procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha sostenuto che c’è un deficit di fiducia dei cittadini foggiani verso le istituzioni. Si tratta di un problema rilevante dal momento che “senza la collaborazione della società civile non vinceremo mai”, come ha commentato il questore di Foggia, Ferdinando Rossi.

A Ostia nel mese di agosto sono esplose quattro bombe. Nel mirino, oltre a tre esercizi commerciali, una caserma della Guardia di Finanza

È amaro doverlo riconoscere, ma i diversi fatti che abbiamo sinteticamente illustrato ci mostrano che vi sono zone d’Italia in cui il controllo del territorio non è più saldamente nelle mani dello Stato e dove il consenso sociale verso le istituzioni e la politica diminuisce sensibilmente, mentre cresce quello verso l’illegalità e la criminalità. Aree in cui allo Stato di diritto si è sostituto uno “Stato della violenza e del favore”. La mafia, lo ribadiamo con forza, non è un tema emergenziale, né può essere considerata solo una questione di ordine pubblico e di sicurezza. La repressione deve essere accompagnata anche da progetti di prevenzione. Tra l’investire su welfare, lavoro, istruzione e l’arrestare e impoverire i mafiosi dobbiamo creare un legame, non porre un’alternativa.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso Pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

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