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Consumo di suolo: il prezzo pagato alla logistica

© Markus Spiske - Unsplash

Negli ultimi 16 anni oltre 5mila ettari di suolo sono stati occupati da magazzini che servono l’industria, l’e-commerce e la grande distribuzione: un problema ambientale che dipende dai nostri consumi. La fotografia nel nuovo Rapporto sul Consumo di suolo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale

L’assalto al suolo è ripartito. Nel 2022 i fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno sfiorato i 2,5 metri quadrati al secondo. Fanno, in tutto, 77 chilometri quadrati in un solo anno, il 10% in più rispetto al 2021. Un dato allarmante quello del Rapporto sul consumo di suolo 2023, pubblicato dal Sistema nazionale per la protezione ambientale mercoledì 25 ottobre.

“Si tratta certamente di un ritmo non sostenibile, che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale”, scrive nell’introduzione Stefano Laporta, presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). E aggiunge: “La crescente pressione è dovuta alla richiesta di spazi sempre più ampi per la logistica”.

“Nel 2022, le trasformazioni relative a questa funzione economica hanno riguardato 506 ettari, il valore più alto di sempre e poco più del 7% del totale di suolo netto consumato a livello nazionale”, osserva Michele Munafò, responsabile del Servizio per il sistema informativo nazionale ambientale dell’Ispra e curatore del Rapporto.

Una tabella aiuta a comprendere la dinamica della logistica, cioè a capire come la crescita dell’e-commerce e della grande distribuzione abbiano impattato a livello nazionale sul consumo di suolo: “Nei sei anni tra il 2006 e il 2012, in un periodo di elevato consumo di suolo, abbiamo registrato un’espansione di circa 2mila ettari, mentre adesso in un anno solo più di 500, superando il record del periodo 2017-2018”, riassume Munafò.

“Rapporto sul consumo di suolo 2023”, Sistema nazionale per la protezione ambientale, 2023

In tutto, nel periodo tra il 2006 e il 2022 sono stati 5.104 gli ettari sacrificati sull’altare della logistica, un termine che -senza ombra di dubbio- chiama in causa i nostri stili di vita e le modalità di consumo. C’è Amazon, che anno dopo anno espande la propria rete (adesso è in costruzione un magazzino a Jesi, in provincia di Ancona, su un’area di 22 ettari, di cui almeno sei dedicati ai capannoni), ma non c’è solo quello. Esemplare è anche il caso dell’hub logistico che Alì, società leader veneta della grande distribuzione organizzata, vorrebbe costruire ai margini della zona industriale di Padova, in uno degli ultimi terreni agricoli alla periferie della città, su 11 ettari: l’amministrazione comunale non pare intenzionata a fermare l’opera, nonostante la presenza di tanti magazzini vuoti nell’area e pur consapevole che nel 2022 il capoluogo veneto ha raggiunto il 49,8% di consumo di suolo, un altro piccolo passo verso la soglia psicologica del 50% (era il 49,6% nel 2021).

Il Rapporto Ispra certifica che in termini assoluti il primato nell’espansione della logistica è del Nord-Est (cioè Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna) “con 1.671 ettari, corrispondenti al 5,8% del totale del consumo di suolo per il periodo 2006-2022 nella stessa ripartizione. Seguono il Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%). Restano marginali, seppur importanti in termini di ettari, i contributi di Sud e Isole”. La piattaforma logistica del Paese, come ha chiaro chiunque percorra l’Autostrada del Sole tra Bologna e Milano, è l’Emilia-Romagna, dove “si raggiunge il valore più alto di cambiamenti associati alla logistica rispetto ai cambiamenti totali regionali 2006-2021 (7,7%) e il picco annuale di consumo, pari a 126 ettari tra 2021 e il 2022”.

Uno dei cinque Comuni italiani che nel 2022 hanno perso oltre 50 ettari è Piacenza (circa 55 ettari): la trasformazione maggiore, nella città lungo la via Emilia, “è dovuta all’ampliamento di un polo logistico, che ha coperto più di 34 ettari tra edifici, aree di pertinenza e aree di cantiere”.

“Rapporto sul consumo di suolo 2023”, Sistema nazionale per la protezione ambientale, 2023

Il report analizza il consumo di suolo associato alla logistica anche dal punto di vista tipologico: circa due terzi dei cambiamenti afferiscono al settore produttivo/industriale (considerando le nuove strutture destinate sia ad attività produttive industriali che ad attività logistiche per la gestione e il trasporto delle merci), mentre la restante porzione è ripartita tra e-commerce e grande distribuzione/commerciale (in cui sono stati inseriti tutti i nuovi centri per la distribuzione di generi alimentari e agroalimentari, centri commerciali, outlet), con una lieve prevalenza di quest’ultima.

Un altro elemento è significativo: a differenza degli anni passati, tra il 2021 e il 2022 il valore più alto di densità di consumo di suolo è stato riscontrato in aree rurali. “Servono grandi spazi per stoccare merci, temporaneamente ma vicino alle infrastrutture, ai grandi assi di comunicazione, in modo che possano essere veicolate rapidamente sul territorio. Queste trasformazioni spesso sfuggono anche alle possibilità di governo del territorio, perché avvengono attraverso varianti o modifiche degli strumenti urbanistici senza una reale pianificazione delle trasformazioni. Questo è vero anche nelle Regioni che hanno approvato una legge sul consumo di suolo, ma non riescono a regolamentare queste trasformazioni”, sottolinea Munafò.

I problemi legati al suolo e alla logistica, poi, non si fermano agli oltre 5mila ettari occupati tra il 2006 e il 2022. “A corredo ci sono le infrastrutture di collegamento necessarie, strade che si allargano, rotatorie e svincoli, un ‘indotto’ che non rientra in questi numeri”, conclude Munafò. Basta guardare le immagini di San Piero Mosezzo (NO), dove tra il 2020 e il 2022 sono andati persi 12 ettari.

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